Varapodio: Svelati i concetti maledetti del Sud e presentato il romanzo CAINO di Giuseppe Bagnato
Indifferenza, ignoranza, pregiudizio, assenza di una testa ben fatta. I concetti maledetti del Sud sono stati svelati lunedì 8 agosto, presso l’anfiteatro comunale di Varapodio, nel corso del salotto d’Autore NOTTI DISOBLIATE – MALEDETTO SUD e della presentazione del romanzo CAINO di Giuseppe Bagnato, eventi promossi dall’Associazione culturale Pro Loco “La Coppa Vitrea” di Varapodio in collaborazione con Disoblio Edizioni e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, ai quali hanno partecipato: Giuseppe Bagnato, autore del romanzo Caino, Gianfranco Cordì, autore del saggio filosofico Realismo Meridiano, Mattia Milea, autrice della biografia romanzata Dalla Calabria alle Langhe, Rocco Nassi, autore delle sillogi No’ esti na zannella e U ricriju r’u me’ cori, l’artista internazionale Mariella Costa, l’editore Salvatore Bellantone, Ambra Miglioranzi (Medmarte), Francesco Fedele (Presidente Pro Loco Varapodio), Orlando Fazzolari (Sindaco di Varapodio), gli attori Paolo Tropeano e Maria Rosa Ferraro, i musicisti Calabro, Carmelo Bongiovanni, gli artisti Pasquale Varapodio e Adele Barca.
Una serata colma di arte, di musica, di sapori mediterranei e di buona letteratura, alla ricerca di quelle chance capaci di colmare la distanza tra il Sud e il Nord Italia, di portare la nostra terra al passo coi tempi, di consentire ad ogni individuo di vivere liberamente e nella piena consapevolezza di sé e di quello che gli accade attorno.
Questa sfida consiste nel mettere a fuoco i nostri difetti, emersi dalle pagine dei libri presentati dagli ospiti della serata, sintetizzabili da alcuni concetti chiave: l’ignoranza della nostra storia; la dimenticanza di quei tanti antenati partigiani e lavoratori che hanno sacrificato la vita per la nostra; la concezione della lingua dialettale come un idioma volgare e misero, quando è invece traccia della nostra stessa storia e identità; il pregiudizio nei confronti dell’alterità e della diversità in qualsiasi forma essa si presenti; l’indifferenza nei riguardi dei principali problemi che affliggono il nostro tempo; il perdurare di una mentalità chiusa e arretrata su archetipi e mode ormai desuete.
Tutti questi concetti, emersi nel corso del dibattito e dei vari interventi che si sono susseguiti, sono stati riassunti in un unica parola, Caino, titolo del nuovo romanzo dello scrittore varapodiese Giusepe Bagnato.
“Richiamandosi a quello biblico” ha detto Giuseppe Bagnato “Caino rappresenta una lente d’ingrandimento, una categoria sociologica con la quale guardare da vicino noi e la nostra terra, e quello che appare ai nostri occhi non è molto bello. Abbiamo paura del nuovo, del diverso, dell’estraneo, di quanti la pensano in maniera differente, di tutti quelli che ancora non hanno detto la parola fine e non si sono lasciati andare né venduti in nessuna dimensione, sia quest’ultima sociale, politica, religiosa, economica, lavorativa e quant’altro. Caino fa un viaggio con il male e il bene perché ha bisogno di scoprire la verità su di sé e sulla propri terra, ma questo avviene proprio perché sente di essere considerato un diverso, un reietto, un escluso. La solitudine è uno dei fenomeni più emersi con la virtualizzazione della vita e molti, ovviamente, la vivono in maniera angosciante. Occorre però, come fa il protagonista del mio nuovo romanzo, intendere la solitudine in un altro modo, come quella porta, cioè, oltre la quale è possibile scoprire tutte quelle risorse che si ha dentro di sé, capaci di rivoluzionare un’intera esistenza e in grado di mostrare come stanno davvero le cose. Questo libro” ha concluso l’autore di Caino “è dedicato a tutti quelli che si sentono soli, confusi, delusi. Partite in compagnia di Caino, nel suo viaggio nel mondo, scoprirete che tutto può cambiare in un attimo. Basta soltanto cambiare modo di vedere le cose e il coraggio di darsi da fare davvero, per cambiare se stessi e la propria terra. Basta cambiare mentalità”.
È stata, in definitiva, una serata ricca di spunti, di riflessioni, di emozioni che hanno dato modo di disobliare i luoghi comuni che degradano il Sud e i suoi abitanti e che hanno anche dato modo di focalizzare quello che occorre davvero per trasformare la nostra terra: cambiare se stessi, imparare a pensare, aprirsi alla differenza.