“Un paese felice” di Carmine Abate: a lezione di storia, memoria e speranza all’IIS “Raffaele Piria” di Rosarno
“Il futuro cammina sulle vostre gambe”: è questo il prologo che introduce la lezione/presentazione del libro
di Carmine Abate presso l’auditorium dell’IIS “Raffaele Piria” di Rosarno diretto dalla dirigente scolastica
Mariarosaria Russo, aperta sempre ad ogni iniziativa culturale con l’intento precipuo di far crescere i ragazzi
allargando i loro orizzonti in modo con la consapevolezza che ogni ostacolo superato fortifica e orienta
nella gestione delle sfide future. “Un paese felice” è romanzo di denuncia e di speranza, afferma il sindaco
di San Ferdinando Gianluca Gaetano, una narrazione che si snoda intorno alle vicende d’amore di due
ragazzi tesi tra gli estremi dominati dalla resilienza e dalla forza dei sentimenti, elementi eretti come
contraltare alle ferite umane e territoriali che hanno sfigurato il volto di Eranova, un giardino sul mare
usurpato da illogiche dinamiche di potere. Agli studenti presenti, coordinati dalle docenti Samanta Spinelli e
Vera Violi, si trasmette un messaggio forte che poggia le basi sulla logica del costruire e dell’edificare la
coscienza umana, come afferma Aurelio Arcano, giovane imprenditore nell’editoria, pienamente
consapevole che si possa attraversare il “buio oltre la siepe”, il titolo del romanzo di Harper Lee, un auspicio
in linea con quanto lo stesso Pasolini, citato nel romanzo di Abate, avrebbe potuto miracolosamente fare,
ovvero, salvare la Calabria con una penna, consapevole che “un ragazzo che legge è un adulto che pensa”
conclude Arcano.
Carmine Abate ci racconta magistralmente le bellezze e le ferite della Calabria mentre osserva dall’alto di
Carfizzi, suo paese natale che si erge su una collinetta affacciata sullo splendido mare Jonio, lo fa con i
sensi, non a caso l’arbëresh è la lingua attraverso cui l’autore filtra la lingua italiana e le sue stesse
emozioni, un idioma appreso da bambino in una terra che oggi sta per lasciarsi alle spalle un passato
meraviglioso. Quanto alle vicende di Eranova, sono gli studenti che hanno letto il romanzo e che vivono a
San Ferdinando, a voler intervenire: Gaia Careri della 5B ricorda i racconti del nonno, protagonista delle
lotte assieme alla nonna Rosina Chiodo, a capo del comitato che avrebbe dovuto arrestare le ruspe e
arginare il progresso a scapito di un paese intero e di oltre 700mila piante. Ma “il ricatto del lavoro” di cui
parla Abate è stato il prezzo da pagare da parte di una intera popolazione che stava costruendo la propria
economia sul turismo e sulla bellezza salvifica della natura. Il romanzo di Eranova narra di fatti che
appartengono a tante altre “Eranova” depauperarte dalla propria identità storica e culturale, nonché dalla
stessa toponomastica. Christian Careri 2B chiede cosa insegna la storia di questo paese ormai “fantasma” e
il messaggio è quello di diventare tutti come Lina, combattivi e fervidi sostenitori delle proprie idee, senza
“mai arrendersi, perché potrebbe accadere 5 minuti prima del miracolo”. Altri interventi – Maria Domenica
Severino, Karol Altomonte, Ilenia Condoluci di 5 A e Rita Cannatà di 5B, Carlo Marino di 1 B e Mumoli
Michele 5B IPSASR – si susseguono, da cui emergono tante curiosità e un’attenta interpretazione del
romanzo da parte dei giovani lettori, desiderosi di voler contestualizzare le storie raccontate alla luce dei
tempi moderni. Amore, rabbia e speranza si intrecciano e si fondono leggendo il romanzo di Abate, mentre
si sfogliano le pagine di un racconto che attraversa i cuori di giovani e meno giovani, focalizzando
l’attenzione dei presenti su una lezione di storia vissuta attraverso le testimonianze di coloro che hanno
riportato le parole dei nonni, riesumando quelle immagini che hanno falciato inesorabilmente il volto di “un
paese felice” che non c’è più e che rivogliamo!