Taurianova, Sissi Trovato Mazza suicidio. La famiglia non ci sta’
La tristissima vicenda di Sissi Trovato Mazza, la giovane poliziotta penitenziaria, trovata con una pallottola in testa nell’ascensore di un ospedale, il 1 novembre del 2016 , ha scosso non solo le coscienze della sua città natale, ma di tutta l’Italia.
Archiviato troppo presto come suicidio, il caso presenta però tantissimi lati oscuri.
Proprio per questo Francesca Agostino critica d’arte e scrittrice, fortemente impegnata nell’ambito culturale e sociale, scrive :
”Sono stata aggiunta qualche mese fa al gruppo Facebook “Sissy, la Calabria è con te”, dedicato alla giovane Sissy Trovato Mazza. E’ così che ho appreso la notizia di questo caso, di questa giovane donna, mia coetanea, mia conterranea (Taurianova e San Giorgio Morgeto distano solo pochi minuti di automobile) che da mesi lotta tra la vita e la morte, dopo essere stata rinvenuta, ferita alla testa da un colpo di arma da fuoco esploso dalla sua pistola di ordinanza.
Buio totale su cosa sia successo, mentre gli inquirenti della Procura della Repubblica di Venezia maturano la convinzione che si tratti di un tentato suicidio. Tesi fortemente avversata dalla famiglia e da chi conosce Sissy.
Io sono tra quelli che Sissy non la conoscono, non sono nella condizione di esprimere un giudizio, sebbene i forti dubbi dell’opinione pubblica calabrese sull’ipotesi di suicidio siano oggi anche i miei dubbi”.
Continuando scrive:” Poichè lavoro alla Camera dei deputati come collaboratrice parlamentare,e mi occupo tra l’altro anche di atti di sindacato ispettivo, qualche settimana fa mi sono interessata degli atti parlamentari che hanno riguardato questa vicenda ed in particolare dell’interrogazione parlamentare del Sen. Casson, rivolta al Ministro della Giustizia Orlando, con l’intenzione di monitorare quella interlocuzione e valutare se predisporre un nuovo atto di indirizzo e controllo per sollecitare una risposta ove non fosse arrivata.
Ma quella risposta invece era arrivata. Ed è proprio questo il punto. Non avevo seguito la recente puntata di “Chi l’ha visto” dello scorso 20 settembre 2017 e quindi non ero al corrente della risposta data dal Ministro, che lascia veramente sconcertati. Si legge, in incipit: “Risposta. – Con l’atto di sindacato ispettivo si ripercorre la vicenda che ha portato alla morte dell’agente di polizia penitenziaria Maria Teresa Trovato Mazza”.
Leggere in un atto del Governo della Repubblica, firmato dal Ministro, la parola “morte”, nei confronti di una ragazza che ormai da un anno, per circostanze ignote lotta tra la vita e la morte, è stato come ricevere un pugno allo stomaco. Nonostante, ripeto, non conosca personalmente la famiglia (eccetto un colloquio telefonico con il padre della ragazza, che ha preceduto la pubblicazione di questo post), e nonostante io non conosca Sissy, e non oso immaginare cosa abbiano provato i familiari della giovane nel leggere quella risposta, in un atto pubblico, con in calce la firma del Ministro.
E’ semplicemente sconcertante che, su una vicenda così delicata, il Ministro ed i suoi uffici non si siano curati di accertare, prioritariamente, la condizione di questa giovane donna. Si tratterà forse anche di un errore, ma nonostante persino in Rai la trasmissione “Chi l’ha visto” abbia messo in evidenza tale errore, raccogliendo l’intervista del padre che, giustamente, ha espresso sgomento e sfiducia verso il Ministro per questo errore assurdo, ebbene nonostante questo ad oggi non è pervenuta alcuna rettifica da parte del Ministro della Giustizia. L’atto parlamentare giace ancora nel fascicolo digitale del Senato della Repubblica con il medesimo riferimento alla “morte” di Sissy.
Cosa denota questo, se non l’assoluta superficialità della gestione di atti, talvolta vitali per i cittadini, da parte degli uffici? Denota la carenza di buon senso, di delicatezza, di attenzione verso la società civile. Ma quanta attenzione il Ministro interrogato, ed i suoi uffici, hanno realmente dedicato a questo caso? Che tipo di approfondimento hanno fatto? Sebbene la famiglia abbia ricevuto una lettera di scuse, per il tramite del capo di Gabinetto del Ministro, cosa si aspetta a rettificare, con assoluta urgenza, quell’atto?
E’ nelle parole che passa il senso delle cose: Sissy è viva, nonostante tutto. E la forza vitale di questa ragazza deve essere ben nota a tutti, anche al Ministro della Giustizia e anche a chiunque intenda documentarsi sulla vicenda, facendo riferimento ad atti pubblici che formalizzano il dibattito tra due organi supremi dell’ordinamento, Parlamento e Governo, appunto, e che non possono e non devono contenere simili errori sostanziali, specie se segnalati dalla famiglia e dei quali il Ministero ha preso atto.
Rimangono altre perplessità sul medesimo atto. Ad esempio, perché nell’istruttoria che ha portato all’elaborazione della risposta non si è deciso di sentire anche il parere dei familiari di Sissy, a cominciare dal padre, o dai legali della famiglia, per lo meno per chiedere notizie sullo stato di salute della ragazza?
E’ stato realmente effettuato un approfondimento, oppure ci si è limitati a recepire sommariamente le informazioni rese dalla polizia penitenziaria?
E allora qual è il ruolo politico e di Governo di un Ministro che giura fedeltà alla Repubblica? Il Ministero è un semplice passacarte della Procura, oppure è un organo di alta amministrazione e di Governo che si pone in ascolto dei cittadini ed in dialogo con essi?
Questi sono gli interrogativi della famiglia e anche della comunità che oggi si stringe intorno a Sissy.
Vorremmo tutti noi che il Ministro Orlando procedesse immediatamente alla rettifica di una imprecisione formale che ad oggi non risulta corretta: un’imprecisione che forse, tra le tante carte del Ministero e nel vasto archivio degli atti di sindacato ispettivo del Governo, può non aver peso e risultare irrilevante, ma che altrettanto irrilevante non è per Sissy, per la famiglia di Sissy e per tutte le persone che stanno vivendo questo dolore, amplificato dall’incertezza nell’accertamento della verità, perché leggere la parola “vita” anzichè “morte” su un atto parlamentare pubblico non è un dettaglio irrilevante.
Merita attenzione anche la richiesta che la famiglia rivolge ancora al Ministro e che personalmente mi sento di sottoscrivere, e cioè che il Ministro Orlando si faccia portavoce anche di un altro interrogativo che si pongono oggi i genitori della giovane, che da un anno vivono questo calvario sulla via della ricerca della verità:
il Ministro, pur nel rispetto dell’autonomia della Magistratura, ritiene di poter verificare quanto evidenziato dalla famiglia, rispetto all’atteggiamento della Procura di Venezia, che, come sempre ricordano sia il papà di Sissy che i legali della famiglia, sembra aver alzato un muro di fronte alle richieste di accertamento e valutazione di elementi di indagine (ad esempio, la richiesta di controlli sulle denunce formalizzate da Sissy per la circolazione di stupefacenti all’interno della casa di reclusione per donne della Giudecca, che non pare essere stata recepita e sulla quale non si è a conoscenza di indagini interne) legittimamente avanzate dalla famiglia e dai suoi legali, addirittura non rispondendo a reiterate richieste di documentazione che dovrebbe essere portate a conoscenza della famiglia stessa?
Ritiene di poter procedere, coerentemente ai propri poteri di ispezione, con richieste di accertamento sull’operato della procura, come è stato fatto in altri casi, ad esempio per il caso della giovane Noemi Durini?
Il Ministro ritiene di poter effettuare una verifica, questa volta, approfondita sul caso? La rabbia è tanta, perché troppe sono state le falsità dette e scritte su questo caso.
Nei giorni immediatamente successivi all’accaduto, circolavano informazioni dettagliate ma assolutamente imprecise e fuorvianti sulla dinamica dei fatti, che forse hanno influenzato la stessa conduzione delle indagini verso l’accertamento di un’ipotesi di tentativo di suicidio. Nel corso dei mesi si sono susseguite ulteriori falsità, sempre per il mezzo dei media. Recentemente si è parlato di un risveglio della ragazza dal coma. In passato si è parlato di morte della stessa. Ancora: si sono diffuse voci errate sui primi interventi eseguiti nel primo soccorso a Venezia, sulle modalità dell’intervento. Chi mette in giro false informazioni? Chi ha interesse a nascondere o insabbiare la verità? E ancora: chi è che sa, ma non parla?
Il quadro è dilaniato e complesso e la famiglia ha spesso la sensazione di essere sola contro un muro di falsità e omertà. Ebbene: almeno da parte del Ministro della Giustizia è legittimo aspettarsi precisione e attenzione, prima di tutto, rettificando la falsa informazione contenuta nell’atto, e poi, rispondendo con i fatti, anche valutando l’attivazione dei propri poteri di ispezione ed accertamento sull’operato della Procura come è nelle sue facoltà di disporre”.
Infine Francesca, conclude dicendo:”L’auspicio è che il Governo e il Ministro che ha firmato quell’atto, rispondano al più presto a un grido di aiuto che viene dalla società civile, da una ragazza in coma, dalla sua famiglia e da un’intera comunità perchè Sissy è prima di tutto una servitrice dello Stato, e merita giustizia anche in forza di questo dato. Inoltre gli elementi che ruotano intorno a questa vicenda, le incongruenze e le domande senza risposta sono inquietanti, come raccontato pubblicamente dal padre della ragazza in più occasioni, ed è questo il tempo delle responsabilità: che ciascuno faccia il suo dovere per la ricerca della verità, perché quanto accaduto a Sissy, poteva accadere a chiunque di noi”.
“Siamo tutti Sissy Trovato Mazza”.
Caterina Sorbara