STESICORO, figlio della vecchia Metauros
Sono in molti a sostenere che il grande poeta lirico greco Stesìcoro, sia nato nell’antica Metauros, oggi Gioia Tauro, intorno al 638 a.C.
Il padre si chiamava Esiodo o Eufemo, non lo sappiamo con certezza.
Stesicoro, visse però, quasi tutta la sua vita ad Imera( alcuni sostengo sia nato a Imera) in Sicilia e gli ultimi anni a Catania, dove morì verso il 555 a.C.
Il suo vero nome, fu Tisia, ma da tutti fu chiamato Stesicoro, perchè
“ il primo a dirigere un coro con un canto accompagnato dalla cetra”.
E probabile anche che cantasse lui stesso, accompagnandosi come citaredo (suonatore di cetra).
La sua produzione, comprendeva 26 libri di inni nella raccolta alessandrina, purtroppo non sono rimasti che pochi frammenti.
Come il poeta reggino Ibico, Stesicoro, lavorò a quel genere di lirica corale, al servizio della cerimonia religiosa, anche se lui fonda la sua composizione sulla narrazione e celebrazione del mito.
La sua poesia è un’elaborazione epico-lirica delle vecchie leggende greche, di quelle eroiche più che di quelle divine.
A lui viene anche attribuita un’importante innovazione metrica, consistente nel dividere i componimenti lirici corali nei raggruppamenti di strofe, antistrofe ed epodo, che tutti i poeti melici corali in seguito adottarono.
Le testimonianze antiche sono concordi nel riconoscere a Stesicoro delle altissime qualità di poeta, considerandolo una sorta di Omero lirico (Quintiliano).
San Girolamo ci riferisce che Stesicoro a venti anni era già conosciuto, mentre Cicerone ci dice che fu operativo fino a tarda età.
Un papiro di Ossirinco con un frammento di un saggio letterario del periodo alessandrino, pone sullo stesse piano Stesicoro, Esiodo ed Omero.
Tra i titoli delle sue composizioni si ricordano particolarmente: Giochi funebri in onore di Pelia (forse facente parte del ciclo degli Argonauti), Gerioneide, Cerbero, Cicno, Europeia, Erifile, Cacciatori del cinghiale, Scilla. Molte composizioni movevano dal ciclo troiano: Caduta di Troia, Ritorni, Orestea, Elena con la Palinodia (una ritrattazione del mito di Elena).
Della caduta di Troia abbiamo una rappresentazione figurata in una tavoletta eburnea romana (Tabula Iliaca Capitolina); in essa già appare il mito di Enea che fugge in Esperia. Molti dei lavori suddetti andrebbero intesi come appartenenti ad un nutrito ciclo, quello di Eracle.
Nonostante non si abbiano notizie certe sul luogo di nascita del grande poeta, oltre all’intitolazione di un viale, a Gioia Tauro poco è stato fatto per onorare Stesicoro e molto invece si dovrebbe fare, anche perché molti importanti studiosi ritengono che il poeta sia nato a Metauros.
In fondo, senza ombra di dubbio possiamo affermare che la poesia abiti a Gioia Tauro, ricordando l’usignolo del Petrace Antonio Orso e tanti altri poeti e poetesse viventi che con i loro versi, percorrono la stessa via lasciata dall’antesignano Stesicoro, nutrendosi delle stesse suggestioni mediterranee e di quella foce del Metauro così carica di storia e delle suggestioni del mito.
Caterina Sorbara