Scorie radioattive interrate nelle Serre, Comitato Civico: Risposte ai cittadini
Riceviamo e pubblichiamo
Ci eravamo lasciati con i migliori propositi rispetto ad una questione che potenzialmente potrebbe aver già prodotto effetti devastanti per gran parte del territorio dell’entroterra provinciale e non solo. Un campanello d’allarme da sempre temuto e che, con le recenti desecretazioni di documenti prima coperti dal segreto di Stato, ha via via preso sempre più corpo. Solo il 5 maggio scorso, in seguito alla comunicazione del presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, indirizzata alla presidente della Camera, Laura Boldrini, erano infatti state rese pubbliche, tra le altre cose, delle note dei Servizi segreti che segnalano esplicitamente le attività illecite effettuate a ridosso degli anni ’90 dalla ‘ndrangheta, in merito allo smaltimento illecito di rifiuti tossici e radioattivi. Già nel 1994 – secondo quanto riportato negli stessi atti – i Servizi segnalarono l’esistenza di numerose discariche abusive in cui venivano interrati rifiuti tossico-radioattivi, ubicati nella zona dell’Aspromonte e delle Serre Vibonesi, dove esponenti di vari clan avrebbero occultato sostanze pericolose, provenienti via mare o via terra dall’Est Europa.
Le note dei Servizi parlano di circa 7mila fusti sparsi nelle discariche del Nord Italia, a opera delle cosche, e di ulteriori centinaia di fusti interrati – riportano testualmente i documenti – in diversi comuni della provincia di Reggio Calabria e dell’attuale provincia di Vibo (all’epoca afferente ancora a Catanzaro): «I luoghi dove si trovano le discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno, Stilo, Gioiosa Jonica, Fabrizia». Ancora, dalle carte, si deduce che in diversi territori della nostra regione vi sarebbe stato anche un traffico di uranio rosso. Segreti che vengono fatti riemergere a distanza di vent’anni. I Servizi parlavano di «primi incoraggianti riscontri info-operativi» già nel cuore degli anni ’90 , tanto da concludere che «le discariche presenti in Calabria sarebbero parecchie site, oltre che in zone aspromontane, nella cosiddetta zona delle Serre (Serra San Bruno, Mongiana, ecc.) nonché nel vibonese».
Alla luce degli ulteriori atti desecretati nel settembre scorso, che confermano quanto diffuso in precedenza, e in relazione soprattutto all’incontro che i referenti del Comitato Civico pro Serre hanno tenuto in Prefettura, cordialmente ricevuti da S.E. il Prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, alla presenza di alcuni sindaci del comprensorio delle Serre e di diversi operatori dell’informazione, ci chiediamo come mai da quella riunione, tenuta lo scorso giovedì 12 giugno, non si sia registrato alcun riscontro concreto. Abbiamo atteso vanamente per 5 mesi, al nostro pari immaginiamo i sindaci intervenuti al vertice, con la speranza che le prese di posizione espresse dal Prefetto rispetto alla questione avrebbero potuto avere presto un seguito tangibile, ma, nostro malgrado, nulla di concreto, per quanto ne sappiamo, è maturato. Silenzio assoluto anche rispetto alla proposta, lanciata da S.E., in merito alla creazione di una task forge ad hoc partecipata da sindaci e rappresentanze dei cittadini. Lo stesso Prefetto si era detto, a conclusione dell’iniziativa, pronto a fare chiarezza sui fatti, con verifiche adeguate che avrebbero dovuto essere attuate in tempi celeri, tanto da aver già preso contatto con altri referenti istituzionali, per poter avere nel brevissimo tempo delle risposte certe rispetto ai fatti emersi. Alla luce di tutto ciò, ci chiediamo se dobbiamo attenderci qualcosa o se si sta solo tergiversando in attesa che il tempo cali il definitivo sipario dell’oblio sui fatti. Crediamo sia arrivato il momento di consegnare adeguate risposte ai cittadini delle Serre, un territorio dove l’incidenza di patologie neoplastiche si mantiene ancora ben al di sopra della media comunitaria e nazionale. Insomma, caro Prefetto, se ci sei batti un colpo.