Rosarno, Mancato rinnovo contratto a 39 dipendenti ex lsu
Lettera aperta al Consiglio Comunale di Rosarno
Ai Cittadini
Agli Organi di Stampa
Tutti i lavoratori “ex lsu/lpu” del Comune di Rosarno, che al momento sono stati privati del proprio status di dipendenti pubblici conquistato a suon di lotte, seppur sancito da un contratto a termine e, che in ogni caso aveva permesso loro di uscire da una situazione di precarietà assoluta durata quasi un ventennio, si trovano oggi in un limbo fatto di incertezza e di paura, per un futuro che è stato loro negato con un colpo di spugna, utile a cancellare anni di lotta e di sfruttamento assoluto, nella totale indifferenza di chi con i nostri servizi si è nel corso degli anni fatto bello agli occhi dei cittadini, mantenendo servizi essenziali per la comunità.
Oggi che più che mai siamo diventati parte integrante della macchina amministrativa comunale, grazie alle professionalità acquisite sul campo ed il Comune non può privarsi di questa forza lavoro, veniamo scaricati per cavilli burocratici e nodi legislativi che solo in questo Ente ed in pochissimi altri sembrano insuperabili.
Infatti il 90% degli Enti calabresi, non solo Comunali ma anche Regionali e comunque pubblici, ha proceduto a deliberare per il rinnovo dei contratti per tutto il 2018, in attesa che questi nodi venissero sciolti e si capisse come far fronte ad una stabilizzazione, finora negataci, spesso per fare spazio ad altri nuovi assunti, che nel corso degli anni ci siamo visti passare davanti senza mai vedere uno solo di noi essere stabilizzato in Pianta Organica.
Siamo necessari ed indispensabili alla pari o anche di più di molti dipendenti di ruolo che sono ogni anno di meno, nessuno può negare questo, basterebbe guardare i tabulati telefonici a ritroso, per verificare quante telefonate riceviamo, da amministratori e funzionari, che non possono fare a meno della nostra opera, per poi diventare una palla al piede, un problema, un peso, quando si presenta l’occasione di costruire il nostro futuro, quando bisogna avere un po’ di coraggio in più.
Mai nessuno si è preoccupato di redigere un piano di stabilizzazione, oggi indispensabile ma inesistente, pur rimandandone l’applicazione al momento in cui le norme l’avrebbero consentito o richiesto come in questo caso, ecco che oggi ci troviamo monchi anche di questo, eppure i concorsi sono stati fatti negli anni, così come numerosi sono stati i pensionamenti e le fuoriuscite mortis causa.
E’ vero che per fare le guerre serve qualche generale, ma ricordate che per combatterla servono i soldati, questo per usare una metafora che faccia capire che le piante organiche si devono costruire guardando a chi realmente tira la carretta giornalmente.
Nessuno di chi vi ha preceduto è escluso dalle proprie responsabilità, per cui nessuno cerchi di cavalcare l’onda, evidentemente non siamo stati mai una priorità, perché c’era chi pagava per noi e per il Comune (Stato e Regione, che oggi vengono accusati per la situazione che si è creata) e chi ci ha semplicemente utilizzato, sperando forse che questa situazione fosse infinita, senza che mai nessuno mettesse l’ENTE UTILIZZATORE di fronte alle proprie responsabilità.
Negare a noi e alle nostre famiglie la possibilità di un futuro più tranquillo è un atto insopportabile, che ci segna profondamente, nonostante la solidarietà ricevuta dalle migliaia di nostri colleghi sparsi per la Calabria che hanno già superato il guado e si trovano sull’altra riva, senza avere in mente di mettere sotto scacco i propri Comuni o gli amministratori che li hanno accompagnati in questa ulteriore tappa del proprio cammino verso la stabilizzazione definitiva.
Di pazienza ne abbiamo dimostrata tanta in questi anni, ed il biennio a venire sarebbe servito per costruire insieme e con la massima tranquillità, le prossime tappe affinchè il contratto di lavoro si trasformasse col tempo in un contratto a tempo indeterminato.
Noi da qui non ci muoveremo, chiediamo dignità e diritti e per questo intendiamo rendere pubblici i nostri pensieri, quelli che non ci hanno permesso di sorridere in questi giorni di festa appena passati. Guardare le nostre famiglie e avere paura di non poter più garantire loro un minimo di serenità, ci rende vulnerabili e indeboliti, ma solo nei loro confronti, per il resto continueremo la nostra lotta fino a quando non ci verrà riconosciuto ciò che oggi ci viere negato, fino a quando la dignità del lavoro non ci sarà restituita nella sua integrità e totalità, altrimenti vorrà dire che noi avremmo chiuso un capitolo lungo della nostra vita, ma il Comune si vedrà costretto a chiudere e negare molti servizi ai cittadini se non abbassare addirittura la saracinesca e ciò lo diciamo senza alcuna presunzione, ma consapevoli del lavoro svolto da ognuno di noi a servizio della comunità a cui chiediamo scusa fin da ora nonostante la Responsabilità non può essere certamente attribuita a noi.
Non si può tornare indietro, mai più LSU-LPU, mai più servi, ma uomini e donne libere e con un lavoro vero per come prevede la nostra settantenne più bella d’Italia:
LA COSTITUZIONE!
I lavoratori EX LSU ed LPU del Comune di Rosarno