Polistena, e’ partita la terza edizione dei “Giardini d’Inchiostro di Sirò”
Gregorio Corigliano, storico giornalista Rai e per lunghissimi anni inviato speciale e massimo esperto della RAI sui sequestri di persona, che hanno riguardato in particolare la Calabria, nel suo ultimo libro dal titolo “Nero di Seppia,dai taccuini di un giornalista seduto in riva al mare”, Edizioni Pellegrini, racconta se stesso e la sua vita da “marinaio”.
Lo fa con un linguaggio d’altri tempi, che trasuda di nostalgia, di emozioni per le cose perdute, di ricordi atavici forti, di leggende e di novelle sempre attuali, ma lo fa soprattutto con un grande “senso di rispetto” verso il mare, che ha segnato profondamente la sua vita.
“È stato lo zio Nino a farmi amare il mare. Non potrò mai dimenticarlo!…Quando mi sono iscritto al social più famoso, ho pensato di aggiungere “giornalista che ama il mare!” Perché? Lo si intuisce, ovvio. E perché lo amo? Perché sono nato, tantissimi anni fa a venti-venticinque metri dal mare. Tanto distava la casa dei miei genitori dal Tirreno. Mi affacciavo, quando ero più grandicello, e dalla finestra ammiravo il mare.
Lo vedevo, lo respiravo, lo gustavo”.
Figlio di mare in tutti i sensi, perché figlio di un uomo e di un intellettuale che amava egli stesso così tanto il mare da essersi dimenticato di lui, che proprio quel giorno stava per venire alla luce: “Quando sono nato, mio padre era a mare. Era andato a pesca.
Lo sapeva bene che i giorni del parto si erano compiuti. Pur nondimeno il mare per lui era una calamita, d’estate. Non riusciva a non raggiungere la spiaggia, d’estate e di inverno. Era più forte di lui. Quando è tornato io ero già nato, ed ero il primo figlio. …Sono nato, alle sette del mattino, due ore dopo che lui era andato a mare.
Quando è tornato, felice e contento perché aveva pescato quattro seppie, ha avuto la sorpresa, che lo ha mandato in estasi, di trovarmi accanto a mia madre. Ero nato. Tutto questo per dire dell’amore per il mare che non ha frenato mio padre neanche nei “giorni del batticuore” intimo”.
Ma una delle pagine più struggenti di questo suo racconto di vita è il momento in cui suo padre gli regala la sua prima macchina: “La mia prima macchina, ricordo che andammo, con mio padre e con Ciccio, all’Icar di Gioia Tauro e Sandro Benedetti mi consegnò l’unica Fiat 500 che aveva, azzurra e, ahimè, senza sedili ribaltabili… allora indispensabili. Fu targata RC 78101, lo ricordo ancora”.
E’ l’inizio della grande avventura nel mondo del giornalismo: “Il primo ed unico sequestro di persona avvenuto a San Ferdinando, quello di Franco Bagalà.
Una prigionia di dodici giorni. Del riscatto non ho mai saputo alcunché di ufficiale. Con il grande Gigi Malafarina, facciamo, con mia grande soddisfazione, i pezzi a due firme sulla Gazzetta del Sud. Quale onore!”.
San Ferdinando, comunque, è solo una parentesi della sua vita futura, costellata di viaggi e incontri importanti e soprattutto di amici influenti e di grandi giornalisti, come per esempio Franco Bucarelli, forse il più grande cronista di nera che la Rai abbia mai avuto.
Ma è sempre San Ferdinando e la sua gente che lui ama immensamente:
“ Vinisti?” “Sì”. “E quando vinisti?” “E quando tindi vai?” “Non lo so”.
“Veni e mangi ‘a casa mia?”
Gregorio Corigliano, riconosce che aveva proprio ragione Cesare Pavese nella “Luna e i falò”: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti.
Il libro di Gregorio Corigliano è anche lo specchio dell’anima del suo paese natale e della sua gente, e che il cronista rilegge qui in chiave moderna, dandoci la sensazione che la cosa non gli sia mai pesata, ma in realtà tutte le sue pagine sono impregnate di solitudine e di amore.
Ed è stato proprio Gregorio Corigliano con questa sua importante opera ad aprire a Polistena, la Terza Edizione dei “Giardini d’Inchiostro di Sirò”, fortemente voluta ed organizzata dall’Associazione Culturale “Arte che parla”, presieduta dalla scrittrice Simona Mileto.
Dopo i saluti della scrittrice Simona Mileto; della dott.ssa Amalia Papasidero, dell’agenzia Scrittura&Dintorni; di Marcello Sirò e di Francesco Scarcella della libreria Frassati di Gioia Tauro; hanno dialogato con l’autore la scrittrice Mileto e la dott.ssa Papasidero.
Ha curato le letture Stefania Raso.
Numeroso il pubblico presente tra cui il senatore Giuseppe Auddino.
Caterina Sorbara