Nutella Vegana: Una Rivoluzione nel Mondo Plant-Based
In un mondo dove l’alimentazione plant-based guadagna sempre più terreno, la recente mossa della Ferrero di registrare il marchio “Nutella Plant Based” segna un punto di svolta significativo. L’annuncio di una versione vegana della celebre crema spalmabile Nutella riflette non solo un cambiamento nei gusti dei consumatori ma anche una risposta ad un’esigenza crescente di prodotti alimentari sostenibili e inclusivi. Questa evoluzione va oltre la semplice innovazione di prodotto; rappresenta un adattamento strategico in un mercato in rapida evoluzione.
La Nascita di una Nutella per Tutti
La Ferrero ha fatto una mossa audace e tempestiva, depositando il marchio “Nutella Plant Based” presso l’Ufficio Italiano Brevetti. Questo gesto non solo anticipa un cambiamento nell’offerta di prodotti ma sottolinea anche la crescente domanda di alternative vegane. La Nutella, che sta per celebrare il suo 60° anniversario, è stata a lungo un simbolo culturale, trasversale a diverse generazioni e stili di vita. La sua evoluzione in una versione vegana mira a mantenere questo status, accontentando un pubblico che opta per una dieta completamente vegetale senza rinunciare ai piaceri della vita.
Nonostante non sia ancora chiaro quando la Nutella vegana sarà disponibile nei negozi, questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio, che vede l’Italia tra i principali dieci consumatori globali di prodotti biologici. Il Paese, tuttavia, si colloca all’ultimo posto dopo Francia e Germania, con la Danimarca che si attesta come leader mondiale nel settore. Questo nonostante l’Italia vanti una delle più vaste estensioni di terreno dedicato all’agricoltura biologica, coprendo un’area pari a quella dell’Emilia-Romagna. Il consumo e l’utilizzo di cibo plant based permette al mondo di risparmiare sulla bolletta luce e sulla bolletta gas del mondo.
La quota di mercato biologico in Italia è attualmente del 3,5%, inferiore rispetto a quella di nazioni come Germania e Francia. Nel 2022, l’acquisto di ortofrutta biologica ha raggiunto il volume più basso degli ultimi cinque anni, con un incremento medio del prezzo del 3%, portando il costo a 2,22 euro/kg. Nonostante questo, la domanda di alcuni prodotti biologici, come le banane, ha mostrato un aumento. La crescita dei consumi di patate biologiche, in particolare, ha contribuito a mantenere stabili gli acquisti di ortaggi nel corso dell’anno.
Plant based: a che punto siamo in Europa?
Un sondaggio condotto in Europa da ProVeg in collaborazione con l’Università di Copenaghen e l’Università di Gand, finanziato dal Smart Protein Project, ha rivelato che nel 2022 il 51% dei cittadini europei ha ridotto significativamente il consumo di carne. Ciò rappresenta un aumento rispetto al 46% del 2021, segnalando un cambiamento nelle abitudini alimentari. Le ragioni principali di questo cambiamento sono la salute (47%), l’attenzione all’ambiente (29%) e il benessere degli animali (26%). Inoltre, il sondaggio ha rivelato che il 27% dei consumatori europei si definisce flessitariano, ovvero segue un regime alimentare principalmente vegetariano ma include occasionalmente proteine animali.
La fiducia negli alimenti a base vegetale è in crescita, con il 46% degli europei che si esprime positivamente verso questi prodotti rispetto a due anni fa. In media, il 28% degli europei consuma almeno un’alternativa alimentare a base vegetale almeno una volta alla settimana, un aumento rispetto al 21% del 2021. Il 66% degli europei consuma legumi almeno occasionalmente, e il 53% vorrebbe consumarli più frequentemente.
Il consumo di Plant based in Italia
Secondo lo studio di Unione Italiana Food, il mercato degli alimenti plant-based in Italia ha raggiunto un valore significativo di oltre 490 milioni di euro nel 2022, con previsioni di una crescita ulteriore. La ricerca ha rivelato che ormai uno su due italiani acquista regolarmente alternative vegetali, e il 25% di coloro che non le hanno ancora provate prevede di farlo in futuro grazie a fornitori sostenibili.
Questo interesse è alimentato da una maggiore richiesta di prodotti considerati più sani, nonché da una crescente attenzione verso questioni etiche e ambientali. Il miglioramento dell’8% nelle vendite rispetto all’anno precedente è stato guidato principalmente dalla bontà percepita (71,3% dei consumatori), dalla digeribilità (71,1%), dall’aiuto nella corretta nutrizione (71%) e dalla sostenibilità (70,3%). Inoltre, il 41,8% dei consumatori sceglie il plant-based per variare l’alimentazione, mentre il 32,2% per ridurre il consumo di proteine animali. Tutto ciò garantisce maggiori contatti con il mondo che ci circonda.
Dal punto di vista geografico, il Nord Ovest si conferma come l’area più rilevante per i volumi di vendita biologica, nonostante una diminuzione del 6% rispetto al 2021. Anche il Nord Est e il Sud, compresa la Sicilia, hanno registrato cali nelle vendite. Unica eccezione è rappresentata dal Centro e dalla Sardegna, dove si è verificato un aumento dell’8% degli acquisti.
In questo scenario, l’introduzione della Nutella vegana da parte della Ferrero non è solo una risposta a un mercato in evoluzione, ma rappresenta anche un potenziale catalizzatore per l’ulteriore crescita del settore biologico e plant-based in Italia. Se questa nuova versione della celebre crema di cioccolato sarà in grado di conquistare sia i vegani sia gli amanti della versione classica, rimane da vedere. Tuttavia, la sua presenza segna un subentro importante verso un futuro più inclusivo e sostenibile nel mondo dell’alimentazione.