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I numeri tra scienza, superstizioni e tavole periodiche: dal calabrese Rutilio Benincasa alle credenze popolari, come cambiano le scelte quotidiane

 

Da sempre i numeri costituiscono per l’uomo uno degli argomenti più misteriosi e affascinanti, che si parli di matematica, scienze o, più semplicemente, di gioco e superstizioni. Alzi la mano chi non ha mai scelto un posto o un biglietto solo per il numero che lo contraddistingueva, o chi non ha mai spostato un appuntamento importante per non farlo cadere proprio in quel giorno ritenuto poco favorevole! Lo strano rapporto tra uomini e numeri affonda le sue radici nei secoli, con tante variazioni sul tema a seconda delle epoche e delle coordinate geografiche di riferimento, ma ciò che non sembra mutare mai è il desiderio umano di voler governare i numeri, cercando di carpirne significati misteriosi e sfruttarne i poteri per attirare a sé fortune e denaro.
Una delle personalità più interessanti da questo punto di vista arriva proprio dalla Calabria, e più precisamente da Torano, in provincia di Cosenza. Parliamo dell’astronomo e astrologo Rutilio Benincasa, nato nel 1555 e autore di particolari tavole numeriche, alle quali nel tempo sono stati attribuiti importanti funzioni predittive.
L’opera più famosa dello scienziato calabrese è, per l’appunto, l'”Almanacco Perpetuo”, stampato a Napoli nel 1593, una complessa opera basate su osservazioni astronomiche e metereologiche, alternate a calcoli di natura astrologica e cabalistica, diventati nel corso dei secoli veri e propri modelli per la previsione delle uscite dei numeri al Lotto.
Inserito nell’ampio genere degli “almanacchi”, calendari ricchi di informazioni pratiche particolarmente apprezzati nel Medioevo e diffusi in particolar modo con l’avvento della stampa, nel Cinquecento, l'”Almanacco Perpetuo” dell’astronomo cosentino divenne in breve tempo un’opera molto apprezzata nel mondo popolare, che riconobbe a Rutilio Benincasa poteri divinatori al pari di noti personaggi come Nostradamus e Cagliostro. Al Benincasa veniva, infatti, attribuita la compilazione di 19 tavole numeriche, che consentirebbero di calcolare numeri precisi per ottenere vincite certe al lotto: addirittura il libro, proprio per questa sua particolare sezione, viene citato anche da Verga nel Mastro don Gesualdo, nonostante non sia mai stata dimostrata l’effettiva paternità delle tavole, secondo alcuni aggiunte in un secondo momento da altri autori.
Ma, senza addentrarsi in dissertazioni di natura storica, vediamo come funzionano le previsioni di Rutilio Benincasa.
In pratica, considerando una ruota del Lotto, si vanno a sommare il 1° + il 2° estratto all’ultima estrazione del mese su quella ruota; il risultato sarà il numero “indicatore”, ossia quello da cercare sulle relative tavole, che restituiranno i numeri da porre in gioco nel mese successivo.
Ogni cultura, però, ha le sue credenze e le sue usanze, in grado di condizionare comportamenti e scelte quotidiane semplicemente sulla base del valore positivo o negativo assegnato ai numeri, senza alcun collegamento con calcoli di natura logica o matematica. E non fanno eccezione, nel rapporto quotidiano tra uomo e numeri, le scelte prese nel gioco. A differenza dei giochi da casinò, dove i numeri hanno dei valori ben definiti, nei giochi come il Lotto, il Superenalotto o la Roulette molto spesso si affida la propria sorte a un numero o a una combinazione di numeri preferiti.

Ognuno di noi ha le proprie preferenze, numeri ricorrenti nella vita ritenuti fortunati o sfortunati, che rendono così qualsiasi scelta nel gioco più sentimentale che razionale, ma esistono anche vere e proprie influenze di tipo culturale, con grandi differenze tra un Paese e l’altro: così se in Italia, per la smorfia napoletana, il numero 13 è considerato fortunato perché associato a Sant’Antonio, in gran parte dei Paesi europei e negli Stati Uniti lo stesso numero è da evitare a ogni costo. Numero positivo per eccellenza in Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, l’Olanda e gli USA, è invece il 7, che ha invece connotazione negativa in Cina in quanto associato al settimo mese, il “mese dei fantasmi”; nel Paese asiatico la fortuna è abbinata ai numeri 8 e 9, associati rispettivamente alla prosperità e all’imperatore, ma, nello stesso continente, giapponesi e coreani valutano positivamente solo l’8, mentre il 9, per la sua pronuncia che richiama la parola “sofferenza”, è inserito tra i numeri sfortunati. Per motivi simili, ossia la pronuncia simile alla parola “morte”, è il 4 a mettere d’accordo Cina, Giappone e Corea, che non vedono di buon occhio quello che per i tedeschi è invece un buon numero, per il richiamo al quadrifoglio.
Ritornando al nostro Paese, infine, come non citare il tanto temuto numero 17: in numeri romani questo si scrive XVII, che anagrammato dà VIXI, ossia “vissi”, “sono morto”. Qui da noi, come in molti Paesi di origine greco-latina, si parla addirittura di “Eptacaidecafobia” per indicare la paura del numero 17, in particolare se associato al Venerdì. Una combinazione davvero così pericolosa? Eppure, c’è chi giurerebbe il contrario!