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Logiacco, sul posto dopo l’accaduto, sollecita un intervento immediato per rendere più sicuro il tratto ribattezzato “strada della morte” e l’istituzione di servizi per l’accoglienza e trasporto pubblico. Senza rischiamo di contare altre vittime.

L’incidente mortale avvenuto ieri, proprio nella Giornata Mondiale del Migrante, rende ancora una volta evidente quanto le condizioni drammatiche e degradanti di lavoro, di marginalità sociale estrema, il trasporto pubblico inesistente e la mobilità dei lavoratori consegnata in mano ai caporali o a chi si arrangia con mezzi di fortuna, mettano quotidianamente a repentaglio la vita e la sicurezza dei tanti ritornati nella piana di Gioia Tauro in cerca di un occupazione, costretti alla sopravvivenza all’interno di tende e tra le baracche dei ghetti, alla ricerca di una speranza di vita. La stessa speranza e voglia di riscatto che certamente aveva il giovane maliano Gora, appena trentaseienne, morto sul colpo dopo il violento impatto.

Il tratto di strada di via Pozzillo alle spalle del porto di Gioia Tauro a pochi passi dalla Nuova Tendopoli di San Ferdinando, vergognosamente buia senza alcuna illuminazione e priva di servizi, vede tutti i giorni transitare lavoratori a bordo delle loro biciclette che si recano o tornano dal lavoro in condizioni di sicurezza certamente precarie: strada di competenza del Corap che da Gioia Tauro porta all’ingresso dell’area portuale, una strada percorsa costantemente anche da cittadini e lavoratori dell’area industriale del porto, denominata ormai “strada della morte” per pericolosità e numero di sinistri. Tutto questo non può essere considerato normale e inevitabile.

Quanto accaduto non si esaurisce con la dinamica dell’incidente, ma ha radici ben più profonde, ormai tristemente note, fatte di ignobili abusi e sfruttamento dello stato di bisogno di lavoratori senza diritti, una realtà da tutti conosciuta, un contesto sociale che sempre più li rende preda di sentimenti di insofferenza. Quanto successo rappresenta tragicamente il dramma quotidiano che esiste da anni, che riguarda centinaia di uomini e donne che vivono in condizioni inumane non degne di un paese civile ed aggravate ancor di più adesso dalla pandemia. È necessario un impegno corale e costante contro lo sfruttamento, il lavoro sottopagato, le condizioni di vita che umiliano e, spesso, uccidono come accade da anni. Da troppo tempo chiediamo azioni concrete sollecitando tutte le istituzioni ad assumersi la responsabilità di porre fine al degrado abitativo che caratterizza il territorio della Piana. Non è più tollerabile il silenzio e l’indifferenza verso chi, sotto sfruttamento, muore di lavoro, sia esso italiano o straniero.

Per questo non è più rinviabile che la Regione Calabria e chi di competenza, immobili ed in forte ritardo, si attivino per trovare definitivamente soluzioni immediate rispetto alla messa in sicurezza della strada che costeggia la prima zona industriale del porto di Gioia Tauro e si dia seguito agli impegni presi ai tavoli istituzionali: ogni ulteriore ritardo potrebbe avere conseguenza fatali ed inaccettabili.

 

CELESTE LOGIACCO

Segretario Generale CGIL Piana di Gioia Tauro