L’appello delle Muse all’arte: Manca una rete per promuovere i beni culturali
Un quarto appuntamento domenica scorsa al Cortile delle Muse di via San Giuseppe, per l’incontro della programmazione estiva de l’associazione “Le Muse – Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria che per gli “Appelli Culturali” ha fatto dialogare menti della nostra regione con proposte e propositi all’insegna di un cammino comune ovvero della condivisione e del mantenimento del nostro patrimonio storico- artistico. Occorre “svegliare le coscienze” ha ribadito in apertura della serata il presidente Giuseppe Livoti e a volte un dibattito super partes, diventa occasione per fare dialogare i linguaggi, all’insegna di un momento di comunione, non un gioco delle parti, ma, una necessità di fare rete per creare quella fruizione turistica importante che tanto manca ai nostri territori. L’inquadramento storico è stato esplicitato dal dott. Fabio Arichetta, componente della Deputazione di Storia Paria che ha da subito chiarito che è importante la divulgazione storica e che ci sono state nel tempo visioni troppo diacroniche. La visione per lo storico subisce un cambiamento dal 1600 in poi nei territori della Calabria Ultra da Cz a Rc passando dalle Serre. Il terremoto del 1783 muta anche la definizione del paesaggio e devasta le Serre stesse ed il ruolo del governo borbonico è fondamentale grazie a Carlo III di Borbone ed il figlio Ferdinando IV che porteranno grandi riforme. E come non ricordare il primo regolamento antisismico o ancora l’istituzione della Cassa Sacra con la vendita di terreni che porterà alla definizione di una borghesia della proprietà fondiaria ? Tra le famiglie che hanno dato cultura in Calabria, Arichetta ricorda il ruolo dei Ruffo, dei Pignatelli, dei Carafa di Roccella, gran casati che non contribuirono in toto alla rinascita dell’arte perché monopolio della Chiesa influenzata anche dall’impostazione eclessiale spagnola.
La dott.ssa Mariangela Preta –direttore del Polo Museale di Soriano Calabro, importante realtà che prende spunto dalla storia del convento e del paese, è partita proprio dalla distruzione dell’antica Monteleone (odierna Vibo) per ricordare gli abbandoni e le ripetute ricostruzioni e a come il centro di Soriano Calabro lega la sua storia ad un evento doloroso, il terremoto del 1783, il “Flagello” della Calabria. Proprio tra le rovine del Convento di San Domenico, luogo simbolico di queste vicende umane, vi è il polo che comprende il Museo delle ceramiche medievali e moderne, il Museo del terremoto che, oltre alla sismologia storica, la parte antropologica legata agli aspetti dell’abbandono e ripopolamento dei siti, la Pinacoteca che raccoglie numerose opere ed arredi sacri oltre che l’annessa area archeologica costituta dai resti dell’antico convento Domenicano. I percorsi dice la Preta, sono volti non solo a favorire la conoscenza e la valorizzazione dell’importante patrimonio artistico di Soriano e della sua monumentale fabbrica conventuale, ma anche a sottolineare la centralità, nel contesto culturale calabrese, dell’intera provincia di Vibo Valentia; ciò grazie alla messa in mostra di manufatti artistici e testimonianze diverse che attestano il livello qualitativo raggiunto dalle maestranze d’area vibonese ed il pieno inserimento di questo territorio, già a partire dal primo medioevo, nelle principali direttrici commerciali e culturali del passato, non solo regionali. Il Sistema Museale di Soriano, inoltre, è reso ancora più importante e completo, con visibilità su scala internazionale, grazie alla realizzazione del Museo del Terremoto, unico nel suo genere in Italia. Non una tradizionale esposizione di oggetti, ma percorsi attorno a un grande tema, quello della sicurezza riguardo all’alto rischio sismico della Calabria. Originale l’entrata, organica e moderna, caratterizzata dalla monumentale controsoffittatura a costoloni lignei che riproduce un’onda sismica tagliata e sezionata in vari punti e poi assemblati ad incastro ed appesi. La sezione ceramiche del Sistema Museale di Soriano, definita “Museo Territoriale della Ceramica di Soriano”, nasce da una accurata selezione di reperti provenienti dal Vibonese e intende proporsi in Calabria come la prima esposizione di manufatti ceramici prodotti e utilizzati lungo un arco di tempo che va dal primo Medioevo fino all’età contemporanea, passando per l’età rinascimentale e quella moderna.
Di scuola e formazione con particolare riferimento al Liceo Artistico “Preti Frangipane” diretto dal dirigente scolastico Giovanna Moschella si è invece discusso con i docenti Salvatore Palmeri e Roberta Filardi che si sono soffermati sul ruolo dell’alta formazione artistica in Calabria voluto a suo tempo da Alfonso Frangipane con la creazione nel 1933 delle scuole serali guidate da ottimi artgiani fino al 2013 con l’unione del Liceo Artistico e l’Istituto D’arte. Il percorso scuola-lavoro eseguito dai giovani allievi, per i due docenti contribuiscono alla creazione del –cittadino estetico- e la scuola in questi ultimi anni si è dedicata al restauro degli arredi lignei della Chiesa dello Spirito Santo con una manutenzione delle sue parti tecniche e decorative (con ben 300 anni di storia e di presenza della Confraternita dello Spirito Santo). Tutto questo per Filardi e Palmeri si unisce ai vari restauri effettuati negli anni dal ciborio dei Cappuccini di Fiumara o a varie ricostruzioni come quella in scala 1:1 del pavimento degli Ottimati o ancora il monumentale altare di San Francesco pregevole opera del XVIII secolo custodito e restaurato in tanti anni poiché sottoposto a degrado e restituito da poco tempo a Stilo, altare che attesta come in una regione in cui si realizzavano altari con materiali lapidei, in Calabria si eseguivano solo in legno, con l’essenza di ciliegio in particolare. La serata ha visto inoltre un confronto con la manualità di due “artists hair e make up” Carmen Maio e Jessica Corrado che hanno fatto fare un viaggio al pubblico con acconciature che ricordano le principali corti e stili dal 1700 al neoclassicismo tra linee concave e convesse e parti decorative che attestano come la storia dell’arte anche locale abbia lasciato dei segni che incidono ancora oggi nel gusto e nella sensibilità di chi crea.