Intervista a Don Pasquale Cristiani parroco della Parrocchia San Francesco da Paola di Gioia Tauro
Don Pasquale Cristiani parroco della Parrocchia San Francesco da Paola di Gioia Tauro Oratorio-Centro Giovanile Don Bosco, ha da poco festeggiato i 40 anni di sacerdozio e in esclusiva per Pianainforma, ha rilasciato la seguente intervista.
1)Lei ha appena festeggiato 40 anni di sacerdozio. Partiamo da
lontano, ci dica, in quale ambiente è cresciuta la sua fede e la sua vocazione sacerdotale?
La mi fede e quindi la mia vocazione sacerdotale è cresciuta nell’Oratorio e Parrocchia dei Salesiani di Andria, dove io sono nato.
Fin da piccolo mio padre mi portava all’ oratorio e tutta la catechesi di iniziazione cristiana l’ho ricevuta in parrocchia, seguendo e partecipando con impegno alle “gare catechistiche”.
Io ero orgoglioso delle mie conoscenze, anche se la pratica avveniva in famiglia, a scuola e, naturalmente all’oratorio, attraverso le varie attività che venivano proposte.
In terza media, sono partito per “l’aspirantato”(il Seminario minore) a Venosa in provincia di Potenza e ho proseguito il Ginnasio a Santeramo in Colle in provincia di Bari.
Ho proseguito, in seguito, tutto l’iter di studio, consolidando il mio cammino di fede Salesiana.
1) C’è un Oratorio Centro Giovanile, in particolare che è rimasto nel suo cuore?
In primis l’Oratorio di Andria, dove sono nato e poi come Salesiano, l’Oratorio di Torre Annunziata in provincia di Napoli, dove già da giovane confratello andavo a fare apostolato da Castellammare di Stabia.
Successivamente sono diventato il direttore di tutta l’opera.
L’ho amato infinitamente, perché era un ambiente povero culturalmente ed economicamente, pur essendo ricco di risorse nei giovani che lo frequentavano.
Infatti si sono potute attivare molte attività: teatro, danza, canto e tanto altro, coinvolgendo i ragazzi e le loro famiglie.
Ricordo che erano ragazzi molto dotati, avevano, come la maggior parte dei Campani, l’arte nel sangue.
Abbiamo persino fondato un gruppo folkloristico.
Questi ragazzi hanno contribuito alla rinascita dell’ambiente in cui vivevano.
3)Ha mai pensato:” Se non avessi fatto il sacerdote, cosa avrei fatto nella vita”?
Tante volte mi sono posto questa domanda, ma non sono riuscito mai a dare una risposta, perché dopo aver conosciuto Don Bosco, mi ha attratto totalmente, rispondendo a tutti i miei perché e ai miei bisogni.
Ho capito che il mio futuro era questo.
4)Cosa è stato e cosa rappresenta oggi Don Bosco per i ragazzi?
Don Bosco all’inizio della sua missione ha rappresentato un cambio sull’identikit del sacerdote, perché nell’ ottocento, il sacerdote era considerato un uomo do casta superiore, da sacrestia.
Don Bosco facendo sempre riferimento al sogno dei nove anni, dove gli venivano affidati i giovani più poveri e bisognosi, rompe questi schemi e realizza già da allora, quella che oggi viene chiamata “La Chiesa in Uscita” e va a trovare i giovani, nelle periferie, nelle zone più emarginate della Torino di allora.
In seguito, ha iniziato a fare i primi contratti di lavoro impegnandosi lui a dare un posto dove dormire e un piatto caldo.
Successivamente preparò lui stesso i laboratori artigianali per insegnare loro i mestieri.
Oggi, Don Bosco continua nel mondo, l’esperienza di educare buoni cristiani e “onesti cittadini”, con la straordinaria opera educativa che vede impegnati comunità intere di laici e consacrati, giovani e meno giovani, con la sfida della prevenzione, pur capendo che in certe povertà c’è da fare il recupero.
Potremmo dire che il focus del suo intervento educativo è “Stare con i giovani”, generando confidenza e quindi come diceva Lui: “l’opportunità di accompagnarli, orientarli nel discernimento”.
La famosa frase che noi ripetiamo è: “L’educazione è cosa di cuore”.
Questo oggi, non solo non si è perso, ma è diventato la chiave di volta per poter educare.
5)Chi è oggi il Salesiano sacerdote?
Il Salesiano Sacerdote oggi per la mia esperienza è colui che carpisce l’interesse e la fiducia dei giovani e delle famiglie, soprattutto coloro che sono più in difficoltà e vivendo con loro, diventa un punto di riferimento nell’essere guida, amico e come ha vissuto Don bosco: “Padre, maestro e amico”.
La difficoltà più grande è non poter dedicare tutto il tempo ai giovani, perché purtroppo siamo anche impegnati nella gestione e nella burocrazia, a scapito della nostra presenza in mezzo a loro.
Un altro elemento è che oggi i giovani, hanno troppi interessi sbagliati, tanto per citarne uno, l’uso sbagliato dei social.
Oggi sono attratti dalle frivolezze del mondo e inoltre molti di loro vivono nell’apatia.
E’ importante trovare buoni educatori che sappiano guidarli e indirizzarli.
6)La gente cosa si aspetta dal Salesiano Sacerdote oggi?
Si aspetta persone sia consacrati che laici coerenti, vicini a loro e capaci di affiancarli, accompagnarli con una carica umana grande, che esprime questa passione educativa.
Per esempio, Don Bosco diceva che per salvare anche un solo giovane sarebbe andato con la lingua per terra da Torino a Superga.
Quindi educatori non rinunciatari, ma determinati e pronti dove fosse necessario anche a dare la propria vita in nome di Gesù Cristo che è il Buon Pastore per tutti e che non si da mai per vinto.
Ricordiamo per esempio la parabola della pecorella smarrita.
7)Da quanto tempo opera a Gioia Tauro?
Abbiamo appena, come piccola comunità dipendente giuridicamente da Locri, compiuto nove mesi.
8)Due parole su questa Parrocchia.
Vede questa è una Parrocchia con un grande potenziale ma con una realtà di famiglie legate tra di loro da gradi di parentela, di affinità o comunanza di interessi, per cui si rende difficile costruire una grande comunità, che è l’insieme di famiglie, valorizzando i carismi e le risorse di tutti.
Inoltre si evidenziano molto le problematiche presenti nella Piana del Tauro, dove diventa difficile essere sé stessi, senza la paura di essere giudicati e a volte isolati.
Il popolo calabrese è per natura accogliente, ma in queste zone si creano delle dinamiche che frenano la rinascita.
9)Progetti per il futuro. Come vede il futuro di questa Parrocchia?
Innanzitutto siamo ancora in una fase di conoscenza del territorio, soprattutto del mondo giovanile e delle loro famiglie.
Stiamo pensando per il prossimo ottobre di attivare un sondaggio sociologico mirato, per conoscere meglio la realtà e quindi giungere ad un vero progetto, per poi poter attivare percorsi che possano illuminare il futuro del territorio.
I tempi si prevedono lunghi, perché cambiare la mentalità significa passaggio di generazione, ma questo è il “Vero Educativo” di Don Bosco.
10)Come si vede lei nel futuro?
In primis ringrazio il Signore per il dono della salute, desidererei continuare il mio ministero con il carisma di Don Bosco, stando con i giovani per non perdere mai la loro fiducia, accettando le nuove sfide che ci chiedono di capire i giovani e le loro famiglie, per promuovere una nuova cultura di vita nella luce del Signore.
Caterina Sorbara