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Una grande risorsa professionale gli “ 80 psicologi” che lavorano e producono nelle ASP calabresi

Sono oltre 80.000 le prestazioni psicologiche effettuate ogni anno dagli “80 psicologi” in servizio – a tempo indeterminato e tempo pieno –  presso le ASP calabresi, trasferiti con mobilità intercompartimentale dalla Regione alle Aziende sanitarie nel 2008; indicatori quali-quantitativi solo di una parte del lavoro svolto  nel SSR (Servizio Sanitario Regionale)  con professionalità, competenza, senso etico facendosi carico di pazienti in ricovero ordinari, day hospital, servizi ed ambulatori, consulenze…

Le prestazioni sanitarie dei suddetti “80 psicologi” – riconosciuti figure professionali sanitarie a tutti gli effetti – sono svolte con autonomia tecnico-professionale e con le  connesse responsabilità; comprese nei Lea, contribuiscono a ridurre i tempi di attesa e l’emigrazione passiva; sono effettuate con   “la ricetta rossa” del Servizio sanitario nazionale-Regione Calabria e previa regolarizzazione ticket da parte del cittadino utente; gli introiti di tale lavoro sono incassati puntualmente ed in pieno dalle varie ASP della Calabria e contribuiscono  attivamente al bilancio aziendale/regionale non creando alcun problema economico alle Aziende anzi  migliorandolo,  essendo spesso le ASP  anche carenti di psicologi nelle piante organiche.

Ma, caso unico in Italia, le ASP calabresi nel contempo rinviano da vari anni e con vari pretesti  la giusta retribuzione sul lavoro di psicologo realmente svolto  per come garantito dalla Costituzione e la  giusta applicazione del  Contratto  collettivo nazionale della sanità relativo al personale laureato non medico; in tal modo si continua in maniera indecorosa a sottoretribuire  i suddetti “80 psicologi” di circa il 50%  – rispetto agli altri colleghi assunti direttamente  dall’Azienda  che compiono le stesse mansioni ed agli psicologi assunti a tempo determinato o supplenti –  non applicando inoltre indennità di esclusività a 5-15 anni, gli avanzamenti di carriera,  la quota del fondo produttività dovuta ; “ si potrebbe addirittura ipotizzare” – per come riportato da fonti autorevoli – “un illecito arricchimento da parte delle Aziende” che perdura da diversi anni.

Ad ogni buon fine ed in sintesi si ribadisce ancora che questi “80 psicologi” (già appartenenti all’ex equipe psico-socio-pedagogica) hanno dovuto seguire da fedeli dipendenti dello Stato tutto il percorso e l’evoluzione legislativa/amministrativa/organizzativa con cui sono nati e si sono sviluppati i servizi socio-sanitari pubblici in Italia ed in Calabria dalla riforma del 1978 e successive; assunti con avviso pubblico dai Comuni  negli anni ’80 con qualifica di Psicologi,  con la L.R. n.57/1990 sono divenuti dipendenti a tempo indeterminato della Regione Calabria sempre con profilo professionale e lavoro specifico  di Psicologo, non gli è stato consentito di effettuare due concorsi  già banditi;  i suddetti “80 psicologi” non si sono mai seduti ad una scrivania degli Uffici della Regione “neppure per un giorno” né hanno mai svolto mansioni amministrative ma sono stati da subito -sempre come psicologi- trasferiti  dapprima funzionalmente (1990) poi giuridicamente(L.R.n.9/2007-D.D.G. dipart.n.7 -2008 -) a svolgere alla luce del sole  la loro attività professionale di psicologi/psicoterapeuti sanitari presso le USL/USSL/ASL/ASP della Calabria;il trasferimento di tipo  intercompartimentale, avvenuto in modo a dir poco frettoloso e senza alcuna indennità, avrebbe dovuto comportare in modo conseguenziale  il cambiamento del contratto di lavoro (da pubblico impiego) al più giusto e favorevole contratto del Contratto Nazionale Sanità dovuto al personale laureato non medico (assolutamente non del Comparto).

Una questione che si trascina  da diverso tempo e che nell’interesse di tutti  è oramai forse bene affrontata seriamente senza creare ulteriori danni non solo economici ai lavoratori  ed ulteriori contenziosi; senza delegittimare ulteriormente il rispettabile lavoro dei suddetti professionisti  quasi tutte donne con oltre 25 anni di attività di psicologo svolto ogni giorno con competenza specifica in importanti servizi socio-sanitari e clinici del SSR (neurologia neuropsichiatria infantile, medicina scolastica, alcologia, psichiatria, centro salute mentale, consultori familiari, riabilitazione…); senza complicare ulteriormente le cose con atti e dispositivi nell’ipotetico tentativo di sollevare solo  altra confusione,   prendere altro tempo forse per  salvaguardare eventuali responsabilità e richiesta di chiarimenti; una visione che sembra ben chiara al Ministero della Salute e che andrebbe risolta in breve tempo, nel modo più normale e giusto applicando il Contratto della sanità per come avvenuto nelle altre regioni; non interferendo la questione  nei piani di rientro neppure nel timore di eventuale arretrati dovuti. Non si crede possibile un eventuale tentativo di ridifinirli sulla carta in modo iniquo  come impiegati regionali o del comparto anzicchè nel modo più corretto e reale ruolo da sempre svolto come  Psicologi figure professionali sanitari.  Neppure con il pretesto della crisi economica si può negare il giusto compenso a chi lavora né togliere importanti servizi al cittadino.

Se, per come si vuol credere, vi è ancora un po’ di buona volontà e senso di responsabilità, gli Uffici al personale/risorse umane dovrebbero finalmente aprire  ,nel modo più leale e positivo, un dovuto   proficuo colloquio tra Regione ed ASP che oggi sembra ancora mancare pur essendoci uomini capaci con competenze specifiche; affrontare con serietà e responsabilità  ogni criticità, momento  senza il quale non sarebbe possibile fare nuove assunzioni.  Tutti gli  Uffici  competenti dovrebbero dare l’impressione di non creare muri di gomma ma prestare attenzione alle giuste richieste, ricevere senza inspiegabili rinvii,  ascoltare i rappresentanti professionali e gli psicologi interessati che vogliono con determinazione continuare a svolgere il loro lavoro  nel servizio sanitario pubblico in piena dignità e con la dovuta serenità.