Gioventù e Politica: due mondi che si allontanano sempre di più.
Disillusione, rabbia, malcontento: sono questi i sentimenti che pervadono i giovani di oggi quando si parla di politica.
Il motivo è facilmente intuibile: l’azione politica condotta in Italia negli ultimi anni ha contribuito ad alimentare una situazione di incertezza e precariato soprattutto nell’universo giovanile. I giovani sono solo oggetto di strumentalizzazione in prossimità di campagna elettorale, la concretezza dell’azione lascia spazio agli slogan inconsistenti.
Questo modus operandi della politica ha spento nei giovani la passione e la voglia di mettersi in gioco per cambiare la realtà circostante. E se negli anni ’70 quanto meno c’era la spinta propulsiva delle ideologie il mondo odierno è riuscito ad atrofizzare anche queste, gettando le basi per questa società di massa dominata da modelli vuoti e preconfezionati e realtà “mordi e fuggi” che hanno avuto l’effetto di limitare l’uso del cervello.
Questa crisi valoriale interessa anche i Partiti, un tempo vere e proprie scuole di formazione culturale, politica e tecnica, oggi meri contenitori di iscritti che si riconoscono parzialmente nelle idee ma non sono pronti per affrontare un’esperienza amministrativa fatta di lungaggini burocratiche e questioni tecniche.
Insomma, la politica non investe sui giovani e non ha interesse di svecchiare la propria classe dirigente, forse anche per una questione di convenienza dal momento che il voto degli under 30 oltre ad essere minoritario in Italia viene considerato variabile ed imprevedibile.
La questione generazionale, soprattutto nel campo politico, andrebbe affrontata e risolta il prima possibile perché anche se oramai ci si sente “eternamente giovani” il futuro di un Paese dipende anche e soprattutto dai dati anagrafici, e l’Italia sta diventando un Paese per vecchi.
Christian Carbone