Gioia Tauro, l’8 Marzo dell’associazione Pensionati
L’Associazione Pensionati di Gioia Tauro, presieduta da Natal Zucco, sempre attenta e disponibile ad intervenire nei vari bisogni della città, nell’ambito delle attività culturali dell’anno 2022, ha proposto per il giorno 8 marzo, “Festa della Donna”, un evento relativo alla sfera femminile in generale, finalizzato a promuovere una società democratica, una vera parità di genere, con l’accettazione dell’alterità e del rispetto della persona.
L’incontro, che ha goduto del patrocinio del comune di Gioia Tauro, presieduto dal sindaco Aldo Alessio, è stato organizzato in sinergia con il gruppo di lettura LAB Donne e con Amnesty International e si è tenuto nella storica Sala “Le Cisterne” di Gioia Tauro.
Nonostante l’inclemenza del tempo, l’evento ha riscosso una buona presenza di pubblico che ha molto apprezzato le relazioni, i lavori pittorici svolti in estemporanea dall’artista Franco Petrolo e ha anche potuto visionare il bozzetto della raccoglitrice di olive realizzato dall’artista, architetto Carmelo Raco.
Ha presentato e moderato l’incontro la prof.ssa Miryam Costa.
Do i saluti del presidente Natal Zucco(video messaggio) che si è soffermato sulla tragedia che sta vivendo il popolo Ucraino; del sindaco di Gioia Tauro Aldo Alessio; dell’Assessore alla Cultura Carmen Moliterno e di Don Antonio Scordo; la prof.ssa Costa si è soffermata sulle tappe dell’emancipazione femmine.
“L’emancipazione femminile è stato un cammino arduo e faticoso, a volte agevole, altre pericoloso.
Ricordiamo Teano VI sec. a.C a Crotone, ammessa alla scuola Pitagorica a cui, nel tempo, si aggiunsero altre12 donne;
Ipazia, una donna straordinaria simbolo di libertà che, giovanissima, più di 1600 anni fa, iniziò i suoi studi nell’enorme biblioteca d’Alessandria, dove si appassionò alla filosofia e all’astronomia, e fu proprio lì che, studiando i movimenti del Cosmo, mise a punto molti strumenti quali l’astrolabio, il planisfero e l’idroscopio. Aveva capito, ciò che poi dirà Niccolò Copernico e per questo uccisa barbaramente.
Margaret Heafield Hamilton, che sviluppò il software di bordo per il programma Apollo 11. Il Presidente Barack Obama, conferì a questa grande donna la più alta decorazione degli Stati Uniti d’America, la medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal of Freedom) come ringraziamento per il lavoro svolto per il Paese.
Senza dimenticare la M. Hack, Rita Levi Montalcini, Samantha Cristoforetti, le numerose donne presenti da qualche decennio in Marina Militare e nei vari corpi delle Forze Armate e tantissime altre che con il loro talento hanno contribuito al bene collettivo e sociale”.
Continuando la prof.ssa Costa ha rivolto un pensiero al popolo Ucraino che: “combatte difendendo la libertà, alle donne e alle mamme che spesso fanno partire i piccoli figli, pur di salvarli. Non voglio dimenticare le nostre giornaliste, inviate di guerra in questo scenario mondiale sovvertito in poco tempo”.
Infine dopo un minuto di silenzio per la Pace, la prof.ssa Costa ha concluso il suo intervento ricordando le donne Afgane e le mamme dei paesi poveri che eroicamente provvedono a mandare avanti la famiglia.
A seguire si sono succeduti gli interventi della prof. Enza Versace con la poesia “Le raccoglitrici; del dott. Antonio Grillea responsabile circoscrizione regionale Amnesty con “Donne e diritti…la condizione della donna”; della prof. Laura Rutigliano: “Le donne e le pari opportunità di genere. Cenni sulla storia delle raccoglitrici di olive nella Piana”; del dott. Edoardo Macino: “Ambiente di lavoro e condizione di salute delle raccoglitrici di olive nella Piana” e del LAB Donne: con “Noi siamo ciò che ricordiamo”.
Dagli interventi in merito alle condizioni di vita e di lavoro delle raccoglitrici di olive, è emerso un triste spaccato lavorativo fatto di usura, sfruttamento e lavoro nero e non meno grave la dignità della lavoratrice duramente calpestata. Nonostante i tanti passi avanti, anche grazie all’emanazione di leggi per la tutela dei Diritti delle Donne, si assiste, ancor oggi, e non di rado, a episodi di discriminazione, pregiudizi, abusi, violenze, stupri, femminicidi.
A tutte le donne è stato consegnato un rametto di mimosa, simbolo della lunga e faticosa strada dell’emancipazione.
Caterina Sorbara