Gioia Tauro, IC Paolo VI-Campanella: 100 passi in musica per ricordare le vittime di mafia
GIOIA TAURO – Mani che si levano al cielo liberando centinaia di palloncini bianchi, mani tese che mostrano cartelloni contro la criminalità e i volti dei giudici Falcone e Borsellino, simbolo della lotta alla mafia. Istituzioni e servitori dello Stato; la fascia tricolore del sindaco, il Prefetto, le divise delle forze dell’ordine impegnate ogni giorno sul territorio e primo avamposto di legalità; rappresentanti delle migliori realtà associative; il Vescovo e i sacerdoti cittadini; docenti, genitori ma, soprattutto, loro, bambini e ragazzi, delegazioni di studenti delle diverse scuole cittadine, nuove generazioni protagoniste del cambiamento e proiettate verso un futuro più giusto. Una voce scandisce tutti i nomi delle vittime innocenti di mafia, sulle note dei Modena City Ramblers, “I cento passi”, colonna sonora del film sulla vita di Peppino Impastato. È l’immagine di piazza Duomo che, ieri mattina, si presentava così per la giornata della memoria e dell’impegno, celebrata per la prima volta anche a Gioia Tauro, grazie alla preside dell’IC Paolo VI-Campanella Mariarosaria Russo che ha esportato il “modello Piria” di Rosarno anche nel capoluogo pianigiano puntando forte sulle armi dirompenti della cultura e dell’istruzione. Cardine della manifestazione il concerto “100 passi … in musica” eseguito all’interno della Casa della Musica dalle Orchestre di fiati dell’Istituto “Piria” e di Laureana di Borrello e dall’Orchestra dell’IC “Paolo VI” che si sono alternate sotto la direzione dei tre maestri Maurizio Managò, Francesca Bagalà e Noemi D’Amico. In collegamento da Roma, la Sottosegretaria di Stato per il Sud e la Coesione territoriale, Dalila Nesci ha evidenziato che ricordare le vittime innocenti delle mafie non significa solo riconoscere loro dignità ma farle rivivere mobilitandosi in nome della legalità: “la memoria -ha aggiunto- si fa impegno quotidiano, un impegno che deve necessariamente partire dalla scuola e dalla formazione di una coscienza civile”. Ad aprire la lunga serie di interventi, il sindaco Alessio: “questi giovani -ha esordito- rappresentano non solo il nostro presente ma il nostro futuro: stanno dalla parte giusta e a loro lasciamo il testimone per completare quell’opera rafforzamento della cultura della legalità che in parte noi non siamo riusciti a compiere”. Per don Pino De Masi, di Libera, la grande scommessa iniziata anni fa di fare della Piana un territorio normale è quasi vinta: “grazie ai prefetti che si sono succeduti, -ha rimarcato- alla magistratura, alle forze dell’ordine, ai sindaci, alla chiesa, la Piana è terra anti ‘ndrangheta e di persone che intendono voltare pagina; continuiamo a lavorare in questo senso”. Tra i tanti volti di vittime esposti c’è anche quello di Rossella Casini, ragazza fiorentina fatta a pezzi e gettata in mare, a Palmi, “colpevole” di aver spinto il suo fidanzato a denunciare la famiglia; di lei, dopo l’intervento della prof.ssa Raso, presidente dell’ADIC, ha parlato l’attivista palmese Enzo Infantino: “assieme al coordinamento che prende il suo nome -ha detto- abbiamo voluto ricordarla con una targa per riscattare quel periodo terribile di faida che abbiamo vissuto”. Toccante la testimonianza di Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, l’imprenditrice scomparsa a Limbadi nel 2016: “sono riuscito a trasformare il mio dolore in impegno -ha rimarcato- per dignità lo devo a me stesso, a mia sorella, a questo territorio”. Fare un martirologio delle vittime innocenti di mafia che possa diventare un testo di educazione civica nelle scuole: è stata la proposta del Vescovo della diocesi Oppido-Palmi, Francesco Milito: “il futuro della memoria -ha sottolineato- si chiama impegno e l’impegno si può declinare con tre verbi: “perseguire”, il fenomeno della ‘ndrangheta, e compete alle istituzioni; “preservare”, insegnando ai figli la meraviglia del rispetto per gli altri, e “prevenire” facendo capire loro che l’unica realtà che avrà futuro è il bene, questo, invece dipende da noi”. Significative, infine, le parole del prefetto Mariani che ha ricordato le figure del piccolo Dodò, di Maria Chindamo e di Lea Garofalo della cui vicenda si è occupato personalmente: “non erano eroi ma persone normali -ha precisato- ed è a questo che dobbiamo mirare: alla normalità del vivere civile, dello stare bene insieme. Il compito mio e dei servitori dello Stato è mettere il massimo impegno per aiutare questa terra a rimuovere quanto di brutto la opprime. Noi ricordiamo tutte le vittime innocenti facendo ogni giorno il nostro dovere, lo meritano loro -ha concluso- e lo dobbiamo a noi stessi se vogliamo meritarci di essere chiamati uomini”.