Gioia Tauro, CGIL: Giusto equiparare la mafia al caporalato

Italiani o stranieri, bianchi o di colore, schiavi nelle campagne del ragusano, sfruttati nelle colline piemontesi del Barolo, raccoglitori di pomodori nel casertano o di arance nella Piana di Gioia Tauro, sono circa quattrocentomila, secondo le stime del “Rapporto Agromafie e Caporalato” redatto dall’Osservatorio Placido Rizzoto per conto della Flai Cgil, i lavoratori che trovano impiego nelle campagne di tutta Italia tramite i caporali. Un’emergenza, quella di un mercato del lavoro agricolo colpito fortemente dalla piaga del caporalato e dello sfruttamento, che non riguarda solo il Sud ma tutto il territorio nazionale e che coinvolge gli stranieri come gli italiani. Nell’anno dell’Expo, mentre nelle campagne italiane si continua a morire di stenti e in assenza di diritti, importanti sono le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina il quale, intervenuto sui decessi degli ultimi giorni in Puglia, afferma che il caporalato è un fenomeno che va combattuto con la stessa intensità di come si combatte la mafia e mediante la mobilitazione di tutti. È una situazione che come Flai Cgil denunciamo e contrastiamo da anni incontrando spesso enormi difficoltà anche da parte di chi, politica e istituzioni, dovrebbe dare risposte concrete e immediate. Adesso che, così come più volte abbiamo ribadito, non bastano solo le denunce, bisogna intensificare i controlli nei territori e in particolare in quelli che negli anni hanno registrato le maggiori criticità così come estendere il reato di caporalato anche all’imprenditore che ne trae vantaggio insieme a tutto quello che negli anni abbiamo annunciato per contrastare concretamente questo fenomeno.

 

 

 

Segreteria Cgil Piana di Gioia Tauro                                                             Segreteria Flai Cgil

                                                                                                                         Piana di Gioia Tauro