CRISI DEL PORTO A GIOIA TAURO: BENE INVESTIMENTI MSC MA NECESSARIO RIPENSAMENTO ORGANICO DEL TERRITORIO
Le crisi non si subiscono ma si governano analizzandone le cause e definendo nuove prospettive
Commetteremmo una mutilazione culturale se, davanti all’ultima crisi del porto, ci limitassimo a osservare soltanto gli effetti senza ricercare le cause che l’hanno determinata.
Tale crisi, infatti, non scende graziosamente dal cielo ma è la conseguenza di una scelta industriale che ha privilegiato soltanto il transhipment, senza prevedere una politica di diversificazione utile a contenere e assorbire emergenze e rischi.
La presenza, poi, di un duopolio costituito da Contship e MSC, unico venditore e unico acquirente, operante nel porto di Gioia Tauro, ha introdotto distorsioni e ha portato all’estremo la legittima contrapposizione di interessi commerciali, causando, tra l’altro, i ripetuti e ostinati licenziamenti.
Apprezzabili e apprezzate sono, oggi, le rassicurazioni fornite dall’imprenditore Aponte, che si dichiara pronto a investire consistenti capitali nell’ammodernamento dello scalo.
Esse risolvono un drammatico problema contingente e restituiscono serenità alle famiglie dei lavoratori.
Non possiamo, però, e non dobbiamo fermarci solo alla rassicurazione sulla ripresa delle attività.
Il territorio ha il dovere di indicare nuovi percorsi produttivi che dilatino gli orizzonti della speranza e dello sviluppo ed è per questo che chiede, allo Stato, soluzioni che consentano di liberarsi dall’ansia e dal respiro anginoso dell’emergenza per entrare, finalmente, nella logica della stabilità e della programmazione.
La realizzazione delle infrastrutture necessarie alla fisiologia industriale dell’area (bacino di carenaggio, implementazione del gateway ferroviario, collegamenti autostradali, innalzamento dei livelli di sicurezza, ecc.), l’avvio e la competitività dell’area ZES, l’attrazione di capitali e di talenti, la nomina dell’Autorità Portuale sono requisiti essenziali per rendere vitale un processo di utilizzazione polifunzionale dell’area portuale.
Una prospettiva, quest’ultima, tutta da costruire e alla quale deve corrispondere, parallelamente, un ripensamento critico di tutto il territorio che protegga, rivaluti e tesaurizzi la vastità delle risorse, riqualificandole in modo originale e utile perché diventino occasione di ricchezza e di nuovo valore.
Tutte le crisi ci insegnano che dai loro gorghi ci si allontana non per salti miracolosi ma solo attraverso faticose risalite.
Nel compiere questo sforzo collettivo, la comunità di San Ferdinando esprime la determinazione a essere sempre pars construens.