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Il comitato spontaneo per la tutela della costa tirrenica

Alle Procure della Repubblica presso il Tribunale di Palmi e Vibo Valentia

Alle Procure Generali presso le Corti di Appello di Reggio Calabria e Catanzaro

Ai signori Prefetti delle Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia

Ai Sindaci dei Comuni di Rosarno, San Ferdinando, Gioia Tauro e Nicotera

A Antonella Rizzo, Assessore Regionale all’Ambiente Catanzaro

Ai Ministri dell’Ambiente, della Giustizia, dell’Interno e dello Sviluppo Economico Roma

 

ESPOSTO E SEGNALAZIONE NUMERO 53

 

Eccellenze ed Autorità,

nel richiamare i precedenti esposti, non posso non intervenire sulla questione ambientale che interessa le coste ed il territorio della Piana di Rosarno (ora denominata di Gioia Tauro) che, stranamente, sembra essere emersa solamente quest’anno, con la giusta, dovuta ed importante reazione di cittadini e comitati che legittimamente difendono questi dall’inquinamento esistente.

Ed in tale ottica voglio ricordare che le Autorità destinatarie della presente sono state, da oltre 10 anni, interessate della questione con ripetute segnalazioni, alle quali sono seguiti tavoli tecnici presso la Prefettura di Vibo Valentia, incontri ed altre manifestazioni, che, però, allo stato, possono definirsi solo un “balletto” per far trascorrere il tempo e nel frattempo attendere il trasferimento delle persone che avrebbero dovuto, invece, assumere tutti i provvedimenti di spettanza. Mi riferisco specificatamente alle riunioni presso la Prefettura di Vibo Valentia, con i Prefetti precedenti all’attuale, ove sono stati assunti rilevanti impegni, non mantenuti. Così come nessun riscontro hanno avuto gli incontri presso le Procure della Repubblica di Palmi e Vibo valentia, sempre con i Procuratori precedenti a quelli attuali.

Ricordo per chiarezza, che alcuni procedimenti penali sono stati archiviati, nel mentre altri sono ancora pendenti da diversi anni (Vibo Valentia n. 516/2014 RG Mod. 44 e Palmi, assegnato al PM Vincenzo Bucarelli). A tal proposito, non posso non evidenziare che per quello pendente presso la Procura di Palmi, per quanto a conoscenza dello scrivente e per quanto riferito negli innumerevoli incontri con il PM incaricato del procedimento, era stata ammessa una perizia in relazione all’attività di depurazione della IAM che, però, a distanza di molto tempo non era stata ancora depositata.

Precisato quanto sopra per correttezza di informazione e per quanto a conoscenza dello scrivente, che da oltre 15 anni sta portando avanti una battaglia a difesa dell’ambiente, nell’interesse del comitato che rappresenta, nella più totale indifferenza delle autorità preposte (anzi si può ben affermare nella più evidente omissione di provvedimenti di pertinenza), non può non evidenziarsi, per riassumere quanto ripetutamente segnalato, quanto segue:

  1. Le fonti di possibile inquinamento del mare antistante la costa tirrenica Gioia Tauro – Tropea:

a.1. Fiume Petrace e fosso Budello, ove insistono scarichi di liquami di diversa natura

a.2. Depuratore della IAM, specialmente per i prodotti portati dai cd. “bottini”

a.3. Scarichi possibili delle navi di transito

a.4. Fiume Mesima, ove scaricano tutti i comuni dell’alto vibonese, i frantoi ed alcuni fossi di liquami di diversa natura (Vena, Metramello, ecc.)

a.5. Fosso di scolo San Giovanni di Nicotera Marina e, forse, condutture di servizio della fognatura comunale

a.6. Fosso di scolo posto dopo il Lido Medameo proveniente da/i Comune/i posti a monte

a.7. Altri possibili scarichi a mare di condutture provenienti da villaggi o altro

Tali fonti sono state ripetutamente segnalate negli esposti che hanno preceduto l’odierno, ma mai vi è stato un accertamento serio nella sua complessità.

  1. Le fonti di possibile inquinamento dell’aria e delle falde acquifere della Piana di Rosarno:

b.1. Il termovalorizzatore se non adeguatamente utilizzato e se i filtri non sono stati convenientemente cambiati e/o sostituiti potrebbe trasmette nell’aria pulviscolo, diossina e quant’altro fortemente nocivo alla pubblica salute

b.2. I fumi degli incendi delle discariche abusive esistenti nell’intera Piana emettono nell’aria elementi nocivi alla pubblica salute

b.3. Onde elettromagnetiche della centrale esistente nel Comune di Rizziconi

b.4. Gli interramenti dell’ex discarica Zimbario, nel territorio del Comune di Rosarno, certamente potrebbe aver già inquinato le falde acquifere, per come comprovato da un procedimento penale instaurato dalla Procura di Palmi (fine anni 80 – inizi anni 90) definito per prescrizione

b.5. Possibili interramenti di fusti tossici avvenuti negli anni 80/90 in tutte le zone di attività con movimenti terra (porto di Gioia Tauro –  diga Galatro – autostrada ecc).

Anche per questi possibili fonti sono state presentate le relative segnalazioni unitamente ad una certificazione dell’ASP che confermava l’aumento dei tumori nel predetto territorio.

Si rileva, altresì, che il Comitato ha anche presentato delle denunce per l’ingiustificato ritardo nella istituzione del registro dei tumori, regolarmente approvato ma mai entrato in funzione pur essendo decorsi quasi due anni. Valuteranno i destinatari della presente se tale ritardo possa collocarsi in un progetto “scellerato” per impedire di accertare la reale situazione dell’area in questione e dell’intera regione. Altrimenti non si comprenderebbero le ragioni di una intollerabile resistenza alla realizzazione di tale corretto e dovuto strumento di accertamento.

A tal fine, non può non segnalarsi, ancora, sempre per una visione complessiva della situazione, che non esistono i rilevamenti delle condizioni dell’aria -così risulterebbe dalla mancata trasmissione di tali dati- e non sembra che vi siano le corrette verifiche sia sulle acque che sul mare, da parte dell’Arpacal. Non appare, infatti, possibile che non si conoscono tali rilevamenti -se esistenti- e che pur dinnanzi ad una evidente alterazione delle condizioni del mare non vi sia un solo accertamento da parte di questa che cerchi di verificare le vere cause dell’anomalie esistenti. Né è possibile continuare a credere alle “alghe e/o mucillagine” per la semplice ragione che quando si innalza il grido di protesta queste scompaiono ed il mare ritorna ad essere nuovamente limpido (vedere settimana di ferragosto u.s.).

Ed in tale ottica, appare rilevante anche verificare le ragioni delle diversità delle risultanze delle analisi eseguite sul litorale di San Ferdinando tra quelle effettuate dall’Arpacal e quelle fatte svolgere dai cittadini (si allega copia delle risultanze di quest’ultime pubblicate sui siti).

Tutte queste anomalie, devono, necessariamente, portare ad una valutazione complessiva della situazione e non, sicuramente, al contentino della bonifica di questo o di quel “canalone dei veleni”, tralasciando, invece, un accertamento serio e generale, da eseguire con una adeguata perizia che indaghi sulla esistenza o meno dell’inquinamento dell’aria, delle fonti acquifere e del mare.

Nel passato, mancando una fattispecie specifica di rilevanza penale si è proceduto con molta approssimazione e con tanto disinteresse, oggi, invece, esiste uno specifico reato di inquinamento ambientale (articoli 452bis e seguenti c.p.) che impone l’esecuzione di adeguate indagini e l’accertamento serio della esistenza o meno delle segnate situazioni di alterazione dell’ambiente.

Nel contempo, le autorità amministrative hanno l’obbligo di assumere tutti i provvedimenti di loro spettanza senza alcun indugio avendo riguardo alla situazione complessiva ed attivando tutti gli strumenti di legge per eseguire i dovuti accertamenti e le eventuali e conseguenti statuizioni da assumere.

Su tali comportamenti e su quelli dell’Arpacal e dei funzionari e politici della Regione Calabria per la eventuale mancata esecuzione delle verifiche di legge (controllo condizioni aria, acque e mare) e per la mancata istituzione concreta del registro dei tumori, saranno le Procure destinatarie della presente ad assumere tutte quelle consequenziali iniziative sia per le omissioni che per l’ipotesi di ritardo o, comunque, per tutte quelle fattispecie che dovessero risultare dalla indagini.

Ed, infine, si chiede se è possibile che in uno Stato civile e democratico il cittadino e le comunità non abbiano alcuna tutela sull’ambiente e sulla pubblica salute e che le autorità a cui spetta tale attività di controllo ed indagine possano negligentemente non assumere tutti quei provvedimenti di propria competenza e spettanza, con una impunità che, naturalmente, agevola la violazione della legge e l’avvelenamento dell’ambiente.

Nella speranza che a questo non debba seguire altra segnalazione si chiede, previa eventuale riunione dei procedimenti pendenti, la esecuzione di tutte le indagini necessarie, l’ammissione di una consulenza specifica che possa accertare la reale situazione delle condizioni ambientali sopra descritte, gli interventi dovuti da parte delle autorità amministrative, per quanto di specifica competenza e pertinenza, e, comunque, le comunicazioni di legge in relazione agli atti che verranno assunti, compresa la eventuale richiesta di archiviazione.

Sotto l’aspetto amministrativo, ai sensi della legge n. 241/90, si chiede l’accesso agli atti relativi agli eventuali procedimenti esistenti con trasmissione di tutta la documentazione o, comunque, di una certificazione attestante la inesistenza di procedure connesse. Il tutto nel termine di giorni trenta dal ricevimento della presente e con l’espressa avvertenza che in mancanza, ritenendo questa anche come diffida, potrebbe ravvisarsi l’ipotesi di cui all’articolo 328 c.p.         

Con osservanza.

Lì, 18 agosto 2016.   

 

Il Presidente

                                                                                                          (Avv. Giacomo Saccomanno)