Chiusura delle scuole in calabria: Abbiamo gia’ sacrificato tutto, salviamo almeno i nostri ragazzi!
I provvedimenti governativi dei primi di novembre avevano già colpito duramente il sistema dell’istruzione decretando, per le zone rosse, la chiusura delle scuole dalla seconda media in su. Un ritorno alle posizioni difensive dietro cui nascondere omissioni e ritardi su tutte quelle misure che dovevano essere adottate per tempo, così da permettere un efficace ritorno a scuola in settembre.
Molto ci preoccupa, in questi giorni difficili, ma più di tutto ci preoccupa l’approccio culturale che caratterizza queste decisioni, approccio che vede la scuola come tra le attività immediatamente sacrificabili.
No, caro Presidente Spirlì, la frequenza scolastica non è un interruttore che si accende e si spegne secondo le necessità sanitarie del momento, e la Didattica a Distanza non può essere l’alibi che tutto giustifica e tutto consente.
Ridurre l’esperienza scolastica all’insegnamento puro, infatti, significa negare tutto quell’insieme di esperienze relazionali e sociali che, al pari della lezione, formano il necessario mix di contenuti per la crescita equilibrata e consapevole dei bambini e dei ragazzi.
Pensare che andare a scuola sia meno essenziale che andare al mercato rionale, arreca un danno permanente a chi dovrebbe essere maggiormente tutelato e segna per sempre la vita di questi fanciulli, deturpandone in modo irreversibile il bagaglio di ricordi ed esperienze che è posto a fondamento del delicato processo di sviluppo della personalità.
La scuola è sempre centrale nei programmi, nei proponimenti e nelle intenzioni politiche ma, alla resa dei conti, si rivela l’agnello sacrificale per redimere le colpe di una classe dirigente che non riesce a garantire i diritti primari e neutralizza la complessità con interventi lineari e brutali, anziché affrontarla con il necessario coraggio e la dovuta competenza. Un’ordinanza emessa di sabato con decorrenza lunedì, oltre a denotare la drammatica carenza di alternative percorribili, è un colpo basso alla popolazione calabrese e alla credibilità dell’intero sistema regionale.
Pensi, Presidente, a tutte quelle famiglie per cui la scuola è anche welfare, per quei genitori che non possono permettersi di non andare al lavoro, per chi non possiede i mezzi per garantire ai figli la Didattica a Distanza, per chi non può contare su una rete di protezione familiare.
Ci ripensi, Presidente, e provi a individuare strategie sostenibili per bilanciare frequenza scolastica e sicurezza sanitaria.
Usi, Presidente, tutta la capacità della Regione per raggiungere i risultati, compresa la Protezione Civile se necessario ma non sia responsabile di una ferita così profonda nel tessuto sociale e nell’anima di questi ragazzi.
Valuti, Presidente, la possibilità di differenziare le azioni in funzione del contagio, si faccia carico di un supplemento di studio e di fatica per definire interventi mirati che siano a tutela delle fragilità reali e non dimentichi, presidente, i ragazzi con bisogni speciali: non è degno della nostra società mandare a scuola, da soli, gli alunni disabili. Non torniamo a quelle mostruosità archiviate con il ventesimo secolo.
Esistono paesi e città in emergenza Covid-19 ma anche realtà locali più sicure come, ad esempio, la mia San Ferdinando. Con l’indice di contagio più basso della Piana e nessuna criticità finora rilevata nei plessi scolastici, appare ingiusto e vessatorio un provvedimento così drastico.
Non smentisca se stesso, Presidente. Se è vero che la Calabria non ha bisogno di missionari faccia di tutto perché, dopo gli ospedali-tendopoli, non arrivi anche la scuola-fantasma.
San Ferdinando, 15 novembre 2020
Luca Gaetano
Assessore Bilancio, Personale e Fondi UE del Comune di San Ferdinando
Delegato ANCI Calabria
Dirigente Energia Democratica