Anche a Palmi rinasce il PCI

Dopo 25 anni contrassegnati dalla parcellizzazione dei comunisti in Italia, in continuità con quanto già avvenuto in altre città italiane, anche a Palmi rinasce il PCI. Di fronte ad una feroce propaganda anticomunista ed alle divisioni politiche interne che hanno estromesso i comunisti dal parlamento italiano, cresce l’esigenza, di aggregare in un partito rinnovato ma coerente con la propria storia e le proprie idee, tutti gli uomini e le donne che credono ancora sia giusto combattere per un mondo migliore e diverso.

Il capitalismo, come predetto da Rosa Luxemburg nella sua celebre frase “Socialismo o barbarie” sta conducendo il pianeta verso la progressiva distruzione. Ritmi di consumo insostenibili, guerre imperialiste nascoste sotto la formula “missioni di pace”, sbarchi di poveri migranti costretti a scappare dalla fame e la miseria, ma anche, su di un piano nazionale, crescita della disoccupazione, precarizzazione dei rapporti sociali, imposizione di valori aziendali come la competitività e la concorrenza, valori che hanno soppiantato i più nobili principi di solidarietà e fratellanza e sono accettati come “naturali”. In una situazione di questo tipo risulta chiaro come di media, in Italia, il 50% dei cittadini non si rechi più alle urne, non sentendosi rappresentato neanche da chi, facendo uso strumentale del concetto di antipolitica, fa in realtà il gioco dello status quo. Una tappa importante che segnerà una vittoria o meno rispetto agli interessi popolari sarà il referendum istituzionale del prossimo autunno, in cui saremo chiamati a confermare o meno la riforma voluta dalle grandi intese. La vittoria del si, a nostro avviso, rappresenterebbe un ulteriore schiaffo alla democrazia. Facendo leva sul sentimento di stanchezza e delusione verso le istituzioni, propagandano il taglio dei costi, la semplificazione delle procedure, il “taglio della casta”, si nasconde, a detta di molti costituzionalisti e politici esperti di orientamenti anche opposti, la volontà di concentrare il potere in poche mani, difatti, il grosso della spesa di Palazzo Madama non è rappresentata come si potrebbe credere dallo stipendio dei senatori ma piuttosto dalla gigantesca macchina amministrativa che ne permette il funzionamento. Il risparmio ottenuto attraverso la riforma voluta da Renzi, equivarrebbe insomma a spiccioli. Sarebbe molto più logico, invece, tagliare i vitalizi di tutti i rappresentanti istituzionali, portandoli al livello di un normale stipendio. I comunisti, in questo senso, sono impegnati nei comitati per il NO.

Non verrà tralasciato infine, uno sguardo sulla politica locale. Anche da questo punto di vista, occorre prendere atto, di come le ultime due amministrazioni espressioni del centro-destra, abbiano trascinato il paese in uno stato che forse Palmi non conosceva da decenni.

Di tutto questo ne discuteremo con Lorenzo Fascì (Responsabile provinciale del comitato per la difesa costituzionale), Nicola Limoncino (Ex segretario provinciale di Rifondazione Comunista), Michelangelo Tripodi (Segretario Regionale PCdI), e con tutti i cittadini che vorranno partecipare al dibattito, domani venerdì 3 giugno ore 17.30 presso i locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso.