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Anastasi, tendopoli di San ferdinando: non fermarsi solo alla zona rossa

Il capogruppo di “Io resto in Calabria” in Consiglio regionale Marcello Anastasi, in merito all’istituzione della zona rossa alla tendopoli di San Ferdinando, ha dichiarato:”Lo Stato deve far sentire davvero la sua presenza a San Ferdinando e a Rosarno. Non è possibile limitarsi a istituire la zona rossa e poi lasciare che sia le persone che sopravvivono nelle tendopoli sia gli appartenenti alle forze dell’ordine rimangano in balia di un’emergenza che ha raggiunto livelli intollerabili per tutti”.

Continuando  Anastasi  aggiunge: “Non sono accettabili le condizioni che si stanno verificando in quei luoghi: da una parte, servitori dello Stato che devono fronteggiare episodi di violenza come quello verificatosi con la sassaiola delle scorse ore, dall’altra, braccianti sfruttati da caporali e ‘prenditori’ senza scrupoli che, ora, con il Covid-19 vivono un’ulteriore situazione di ghettizzazione. La Regione Calabria e la Prefettura di Reggio devono intervenire in maniera risolutiva per garantire da un lato, il rispetto dei diritti umani degli ospiti della tendopoli e, dall’altro, la sicurezza del personale delle forze dell’ordine”.

E ancora Anastasi sottolinea: ”Nella Piana di Gioia Tauro  sono tanti beni confiscati alle famiglie mafiose della zona che sono inutilizzati da anni e dove si potrebbe far fare la quarantena ai migranti della tendopoli, tra i quali, come ho avuto modo di constatare personalmente in queste ore, ci sono anche persone con problemi di salute che non possono certo stare in isolamento in una tenda. È bene ricordare che le leggi vanno osservate da tutti, italiani e africani, ma è altrettanto necessario che in un Paese civile l’osservanza delle regole sia affiancata dalla garanzia dei diritti. Diritti che oggi in questo territorio sono negati sia ai padri di famiglia che portano la divisa sia ai braccianti i quali sopravvivono nel ghetto in condizioni rese ancor più drammatiche dalla presenza del Coronavirus”.

Infine Anastasi conclude dicendo:” La bomba sociale e sanitaria della Piana va disinnescata al più presto”.

Caterina Sorbara