“Alba chiara sul greto”. Uomo e natura. Un legame profondo, simbiotico, ancestrale
«Ogni nuova alba è una nuova rinascita del mio io-donna. Un cielo bianco sull’orizzonte, per raccontare – immersa nell’universo immaginario e nel silenzio ai bordi di un fiume – il mondo, l’ambiente che circonda e che cambia. Una trasformazione perenne, una sfida perenne tra natura e umanità associata all’io più intimo, più vero, più profondo. L’arte creativa? Una lente di ingrandimento, per illustrare al meglio i complessi meccanismi dell’io sedotto dalla natura». E’ con queste parole che l’autrice Giuseppina Cuddé, già nota nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, descrive la sua nuova silloge “Alba chiara sul greto”, fresca di pubblicazione. Versi che vogliono offrire nuovi scenari, con il desiderio di andare oltre le apparenze, scavare dentro le emozioni che attraversano le giornate di ognuno di noi. «L’idea di scrivere questa nuova raccolta di liriche – spiega la docente di lingua francese, originaria di Ginevra (in Svizzera) ma che, attualmente, vive a Mineo, piccolo comune della provincia di Catania – nasce dalla necessità di dare forma alla mia visione del mondo, degli eventi, dei fatti, delle testimonianze, delle emozioni, dei sentimenti, dell’anima, del mio io e, tramite la scrittura creativa, concretizzare la realtà in uno spazio più umano, poiché si misura con quanto si conosce, anche quando trattasi di un solo frammento di conoscenza della realtà che, sottinteso, coincide con l’io-frammento tra migliaia di io-frammento. L’io non è che una piccola goccia nell’oceano abitato da illimitate io-goccia».
Tra uomo e natura c’è un legame che travalica i confini di corpo e mente. Una relazione profonda, simbiotica, ancestrale, che connette l’io al sistema pianeta e lo plasma profondamente, senza esserne cosciente. La natura che è condizione ottimale di riflessione e di dialogo con sé stessi e con le voci dell’universo. Anche quando, in alcuni casi, fa da sfondo a vicende tristi, il ritrovarsi soli con essa è salvifico, benigno, perché nel silenzio ci si ritrova. «Il dolore – sottolinea la poetessa – il più delle volte, ci dissocia, ci allontana dal nostro io. Non ci permette di vedere con chiarezza, di sentire in profondità la nostra anima. La pace e la tranquillità di un ambiente incontaminato, invece, ci aiuta a rilassarci e, pian piano, a ritrovare l’interezza del nostro essere per proseguire sul nostro cammino di vita».
Per Giuseppina Cuddé il rapporto tra poesia e natura è sottilissimo. Essa s’intreccia con l’inconscio, perché libera emozioni, pensieri, impulsi. È il sussurro che delicatamente il subconscio cerca di plasmare, diventando, inaspettatamente, musica e parola. E’ legata all’inconscio e l’inconscio è il luogo della poesia, divenendo simbolo del nostro essere, della nostra esistenza. «La poesia è il mio io creativo – afferma l’autrice – che si relaziona con una natura incontaminata, dove i suoni, i profumi invitano alla pace, al riposo dell’anima in tempi storici martoriati. La natura è rifugio in spazi, ambienti che fanno da sfondo alle varie vicende della vita, siano esse belle o brutte. Io e natura… Un gioco perenne di complicità». A sottolineare questa empatia tra l’autrice e la scrittura, anche Alfredo Rapetti Mogol, figlio del noto paroliere, che ha curato la Prefazione del libro. «È una poesia, la sua, che si “vede”, che ci regala un caleidoscopio di sensazioni, scuote dolcemente i sensi e nello stesso momento ci riconsegna anche dolorosamente alla durezza calcarea della vita: “Ti sento di sangue”, “un cuore in esilio nel tempo crocefisso”, “in attimi di marmo”».
I versi, scritti con un linguaggio semplice e diretto, seguono un tono seducente, un ritmo rilassante, un’immagine delicata. Elementi stilistici che si adattano alle diverse fasce di lettori, dai più grandi ai più piccoli, dunque, accessibili a tutti, rendendo visibili scenari emotivi che suscitano sensazioni e consentono di andare oltre il tangibile. «Suggestioni – conclude Giuseppina Cuddé – che, in determinate circostanze, possono creare all’interno dei nostri sensi infiniti incanti. Un cielo stellato in una calda sera d’estate, lo sciabordio del mare o un vento irrequieto possono creare l’atmosfera giusta e il desiderio di tanta aria di vita, in un momento storico assai difficile per l’umanità, che avverte forte la necessità di ripensare a un nuovo modo di concepire e vivere la vita, ai suoi legami, alle sue relazioni».
Federica Grisolia