Verso le elezioni: il connubio inscindibile tra filosofia e politica. Oltre la calunnia!
Empatico, decisionista e intellettualmente onesto:
ecco le doti che un buon sindaco dovrebbe possedere.
Dovrebbe essere,come sosteneva il filosofo Plutarco, proprio come un attore, che di suo aggiunge al copione il proprio πάθος e ήθος, la propria bravura personale.
È il carattere un aspetto fondamentale, il tratto distintivo di un buon politico ed è proprio quando un confronto giunge al termine e una parte si trova in difficoltà nel sostenere le proprie argomentazioni, con ragioni solide e basate su fatti, che spesso si ricorre alla calunnia come mezzo per screditare l’avversario.
Questo fenomeno è particolarmente evidente durante le campagne elettorali, dove la competizione per il potere, può spingere alcuni a usare mezzi sleali pur di prevalere.
Riflettendo sulla figura del filosofo e del buon politico, si può trarre un insegnamento importante. Il filosofo, dedito alla ricerca della verità e alla riflessione critica, rappresenta un modello di integrità intellettuale e morale.
La filosofia insegna che il confronto delle idee deve basarsi sul rispetto reciproco e sulla forza delle argomentazioni, piuttosto che sull’attacco personale. La calunnia, in questo contesto, è vista come una forma di ingiustizia e di ignoranza, un segno di debolezza intellettuale e di carenza etica.
Il buon politico, ispirato dai principi filosofici, dovrebbe incarnare questi valori nella sua pratica quotidiana. In una democrazia sana, il politico è chiamato a rappresentare e servire il popolo con onestà e trasparenza. Durante le elezioni, il buon politico dovrebbe impegnarsi in dibattiti costruttivi, focalizzandosi su programmi, idee e soluzioni per il bene comune. Ricorrere alla calunnia non solo degrada il dibattito pubblico, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni democratiche e nel processo elettorale stesso.
Gli attacchi politici basati su calunnie sono dannosi perché distolgono l’attenzione dalle vere questioni che riguardano la comunità e polarizzano l’elettorato con informazioni false o distorte. Inoltre, queste pratiche possono causare danni personali e professionali irreparabili agli individui coinvolti, alimentando un clima di odio e sfiducia.
E Socrate continuava a porre il quesito: “quando si naviga, ci si affida a marinai esperti o a dilettanti che non hanno mai preso un remo?
A chi ha avuto le mani nel sacco o a chi è pervaso da una legge morale?”
La risposta è scontata, la domanda è retorica.
Un punto che da secoli tormenta i filosofi politici.
Che fare?
Occorre selezionare una classe di persone sagge e razionali in grado di guidare lo Stato!
Prof.ssa *Solano Raffaella*