USB: sulle strutture psichiatriche bisogna accelerare, ma il sistema degli appalti non è l’unica risposta
Nei giorni scorsi la convocazione di una conferenza stampa congiunta tra USB e UIL FPL è stata erroneamente divulgata da alcune testate giornalistiche come la condivisione della nostra organizzazione sindacale di una nota inviata tempo fa dalla UIL FPL a diversi indirizzi, tra cui Ministero della Salute, Presidente Occhiuto nella sua doppia veste di Presidente della Giunta regionale e Commissario alla Sanità, Prefettura, Corte dei Conti, Procura della Repubblica, Guardia di Finanza.
La conferenza stampa invece ha riguardato solamente la condivisione tra le due organizzazioni delle problematiche dei lavoratori all’interno della Coop.Rinascita di Melito di Porto Salvo, e non questioni più generali.
La UIL nella nota in questione rilancia un problema annoso, quello della mancata regolarizzazione della gestione del servizio di residenzialità psichiatrica, che da troppi anni si rinnova senza che si riesca a riportare nell’alveo della legalità questo settore.
Troppe sono le anomalie, le incongruenze, le palesi violazioni normative riportate nella nota, ma anche oggetto di un’inchiesta aperta dalla Procura reggina, per cui non possiamo che affiancarci alla richiesta di verità rispetto questa triste storia che tanto malessere ha prodotto e continua a produrre a utenti, familiari e agli stessi lavoratori.
È infatti dalla chiusura del manicomio di Reggio Calabria che prende il via questo modello gestionale e tanti sono gli attori, soprattutto istituzionali, che hanno permesso il mantenimento dello status quo.
Un sistema che ha danneggiato di certo i lavoratori: operatori che hanno assistito, e continuano a farlo, in maniera professionale e coscienziosa i pazienti psichiatrici, continuando a prestare loro le dovute cure nonostante le diverse difficoltà, i continui ritardi nei pagamenti dei propri stipendi e la perenne incertezza riguardo il proprio futuro.
Un sistema che chiaramente ha danneggiato ancor di più i pazienti e i loro familiari, sia quelli ricoverati presso le strutture “illegali”, sia quelli che, a causa del vergognoso blocco dei ricoveri nell’area della Città Metropolitana, sono stati costretti a ricorrere a prestazioni fuori provincia con il conseguente aggravio di costi e difficoltà, o peggio ancora ad affrontare la malattia all’interno delle mura domestiche.
La nostra organizzazione sindacale però non considera gli affidamenti ai privati e le gare d’appalto come una panacea, e non considera questo il percorso capace di dare risposta alle esigenze di pazienti e lavoratori. Nonostante la necessità di un rapido sblocco dei ricoveri ci abbia costretto ad accettare il completamento dell’iter dell’accreditamento, apparentemente la strada più rapida (anche se la storia ci sta insegnando ben altro), rimaniamo convinti che la soluzione più opportuna non sia il ricorso al mercato, agli appalti, alla privatizzazione di un servizio fondamentale ma, al contrario, la scelta migliore sia quella della reinternalizzazione del servizio, assorbendo il personale tutto con esperienza pluridecennale e mettendo il paziente, e non il bilancio, al centro delle strategie e delle politiche del settore.
Ci auguriamo pertanto che chi di dovere faccia al più presto piena luce su una pagina buia e vergognosa di questa nostra terra, individuando colpe e responsabilità da una parte, ma dall’altra anche soluzioni rapide e dignitose per pazienti, familiari e lavoratori. La pandemia Covid ha evidenziato, per chi ha voluto aver orecchie per intendere, la necessità di potenziare il sistema sanitario pubblico, soprattutto per dare risposte ai soggetti più fragili e bisognosi, come appunto il settore di cui stiamo trattando: non lasciamo inascoltata questa lezione.
Reggio Calabria, 13 maggio 2022