“Urla del silenzio”. La poesia squarcia il velo della solitudine e della paura
«La poesia è corpo a corpo. Le parole sono materia viva che affonda sfidando ogni timore senza la paura della sconfitta, come Don Chisciotte insegna. Combattere guardando negli occhi ogni mistero, ogni innamoramento, ogni tradimento, ogni paura, ogni abbandono, ogni sconforto. La cura della resa nell’ultimo slancio al di là del cielo di carta. Ricucire ogni strappo di parole nuove, incubi e sogni reali da immaginare». E’ affidata alle parole di Cosimo Damiano Damato, scrittore, regista e sceneggiatore, attivo soprattutto nel mondo del teatro, l’anima del nuovo libro di Paolo Canali, in arte Pablo Urtain (classe ’52 di Galbiate, Lecco), dal titolo “Urla del silenzio”, edito da Aletti, nella collana “I Diamanti della Poesia.
Nell’opera, che è la quarta raccolta poetica pubblicata, i versi riescono a farsi ascoltare, anche quando l’uomo sembra preso dalla frenesia della quotidianità, in una società attenta alle apparenze, dove vige un’assurda incapacità di non volere ascoltare l’altro che ci sta accanto. «E’ tra il silenzio più intimo – racconta l’autore – che si sente il tonfo nei richiami assordanti del bisogno. Ognuno di noi ha il proprio quotidiano che emerge a tratti».
La silloge riesce a far emergere, parola dopo parola, tutta la solitudine che irrompe nel tempestoso baccano. Una poesia è dedicata proprio al “Silenzio”. “Questo feroce silenzio che giunge da lontano, che preme e torce la coscienza rendendola schiava di qualcosa che dirige la sorte, fa tremare e non so più oltre andare a cercarmi guarito da tutto […]”. Ma anche alla “Solitudine”. “Tutti cercano qualcosa che li sappia accompagnare nel percorso accidentato senza rimprovero però giustificandolo come libertà salubre di esistere”. Nei versi conclusivi, dall’omonimo titolo dell’opera, l’autore “vaga con la mente e ora purtroppo non ha più nulla da dare ormai sentendosi fiero di essere utile solo a sé stesso”.
L’opera è il frutto di un tormentoso bisogno di scrivere in taluni momenti della giornata oppure della notte, e la penna è l’unico strumento tra le mani di Pablo che consente di comprendere il senso dell’esistenza. Ad accompagnare il lettore, oltre al ritmo scandito della poesia, anche delle riflessioni, delle “pillole”, che lasciano intravedere il significato più autentico della vita, fatta di grandi passioni e di solitudine, di presente ma anche di passato, di ricordi e dignità. Dove il disordine che è in ciascuno di noi viene accolto. Solo così si possono ascoltare le urla del silenzio.
Federica Grisolia
(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione