Università, basta scandali e malagestione: USB scrive al ministro Messa proponendo un piano nazionale
Dopo l’inchiesta della procura di Reggio Calabria sugli illeciti nei concorsi per ricercatore all’Università Mediterranea – scattata dopo la denuncia dell’architetta Clara Stella Vicari Aversa – e la conseguente interdizione del rettore Santo Marcello Zimbone e del prorettore vicario Pasquale Catanoso dell’Università di Reggio Calabria, l’Unione Sindacale di Base ha scritto al ministro Maria Cristina Messa chiedendo da un lato iniziative urgenti per mettere in sicurezza il funzionamento dell’ateneo e dall’altro un’iniziativa su scala nazionale che consenta di riconsiderare l’intero sistema universitario italiano, segnato da scandali a ripetizione da Nord a Sud.
A tal fine USB ha chiesto un incontro urgente al ministro per esporre l’esigenza di porre fine ai danni creati dalla riforma Gelmini e stroncare così il sistema baronale che impera indisturbato da decenni in tutti gli atenei. Dall’attuale crisi di sistema si esce solo allargando il dibattito sull’università alle parti sociali e alle componenti universitarie che vivono loro malgrado in un sistema malato.
A seguire il testo della lettera.
Alla Ministra dell’Università onorevole Maria Cristina Messa
Appena pochi giorni or sono l’Università di Reggio Calabria è assunta agli onori (ma sarebbe più corretto parlare di disonori) della cronaca per l’ennesima indagine su episodi di corruzione, abuso di potere, concorsi clientelari, e non solo.
L’indagine ha portato all’interdizione delle due più alte figure Istituzionali dell’Ateneo, Rettore e Prorettore Vicario, determinando un vuoto istituzionale fonte di grande preoccupazione e ci obbliga, anche sotto l’aspetto morale, a chiederLe una presa di posizione, ferma, immediata, chiarificatrice accompagnata dall’assunzione di iniziative adeguate alla gravità della situazione. Iniziative tali da assicurare, nel breve periodo, l’indizione di nuove elezioni per la nomina del rettore e la ripresa delle attività istituzionali in modo compiuto e rispettoso dei principi generali dell’ordinamento universitario e nell’ambito dello Statuto dell’Università.
Tuttavia la vicenda, estremamente grave, che ha coinvolto i massimi vertici dell’Università Mediterranea, purtroppo non rappresenta un caso isolato. Potremmo ricordare le vicende di Catania, con l’inchiesta denominata “Università bandita”, portate alla luce, anche dalla trasmissione Presa Diretta, o citare l’indagine aperta dalla Procura all’Università di Genova sugli stessi argomenti e ancora Milano, Tor Vergata, Sassari, Palermo Firenze e Pisa.
Lungo potrebbe essere l’elenco se volessimo tornare indietro nel tempo, o se allargassimo la nostra declaratoria aggiungendo altri episodi scandalosi che hanno interessato, nel tempo, le procedure per l’accesso alle lauree a numero chiuso o i concorsi (esterni ed interni) del personale tecnico-amministrativo o la valutazione della performance individuale, ma non è questo l’intento di questa Organizzazione Sindacale.
Quello che invece ci preme è che si apra un confronto con le parti sociali che affronti la realtà di un sistema di gestione ormai conclamato e purtroppo molto radicato che offende e svilisce il sistema Università. Non ci interessa l’indignazione fine a sé stessa, ci interessa agire per migliorare il nostro sistema universitario.
Per questo Le chiediamo un incontro su questi temi che si ponga l’obbiettivo di agire concretamente sul Sistema Università e sulla sua Governance.
Per noi è del tutto evidente che il nuovo sistema delineato con la cosiddetta Riforma Gelmini non ha prodotto nessun miglioramento nella gestione “baronale” degli Atenei, le procedure di assunzione e quelle per le progressioni di carriera restano totalmente nelle mani della dirigenza delle singole Università, senza forme vere di verifica e controllo.
Dietro il sacrosanto principio dell’autonomia accademica, si nasconde una libertà di azione che troppo spesso si tramuta in malagestione, che nulla ha a che vedere con la giusta libertà di insegnamento, ma che nei fatti consente agli Atenei di ignorare persino le sentenze.
Anche il ruolo dello stesso Ministero dell’Università e Ricerca, compresso di fatto in quello più mastodontico dell’Istruzione come testimonia l’assenza di un autonomo comparto di contrattazione, è indice di una scarsa attenzione del Governo nei confronti del sistema universitario, che dovrebbe invece rappresentare uno dei nodi strategici dai quali far ripartire il Paese, soprattutto dopo la drammatica, e speriamo finita, esperienza della pandemia.
Riteniamo sia necessario aprire un dibattito che dia voce a tutte le Parti sociali e alle componenti universitarie che vivono quotidianamente quelle realtà e sono le uniche dalle quali si può ripartire per modificare l’esistente. Mantenere il confronto nel solito ristretto ambito che ha reso l’Università ciò che è ora, non avrebbe alcun senso.
Siamo pronti a dare il nostro contributo e chiediamo al Governo tutto e al Ministro in particolare la possibilità di lavorare insieme per evitare il ripetersi di questi eventi e per riformare davvero l’Università.
Esecutivo Nazionale USB Pubblico Impiego
Esecutivo Nazionale USB PI – Università