Un progetto politico per evitare la tragedia in Calabria

Le recenti vicende sul fronte Sanità sono la punta di un iceberg sul quale la Calabria sta andando a sbattere. Occorre smettere di ballare sul Titanic e assumere al più presto delle scelte coraggiose per evitare che la situazione diventi tragica.
La gestione dell’emergenza COVID non è facile, ma Governo, Regioni, partiti, hanno commesso diversi errori negli ultimi mesi: mancanza di autorevolezza al vertice, litigiosità strumentale, insufficienze nella macchina organizzativa a cominciare dalla Protezione Civile, impreparazione nella gestione della fase 2 e leggerezza nella prevenzione della seconda ondata sono dati di fatto. Purtroppo non siamo l’unico paese in difficoltà nel mondo occidentale, ma questo non ci assolve. Australia, Israele, Cina ed altri Stati hanno fatto ricorso a misure serie con tempismo, lockdown totali, senza sottovalutare i problemi. Si trattava di prevenire le proteste delle imprese assicurando misure di ristoro a monte; ma anche di potenziare al meglio le strutture sanitarie di controllo e prevenzione, evitando di perdere le tracciabilità dei contagiati e puntando su strutture di medicina diffusa sul territorio, recuperando e potenziando i tanti presidi ospedalieri chiusi incautamente nel corso degli anni. E, di certo, altro ancora.
In Calabria la situazione si presenta più drammatica che altrove. È inconcepibile che, dopo il vilipendio politico perpetrato negli anni e i balletti commissariali, le scelte che riguardano la nostra regione e nello specifico ancora la Sanità, vengano motivate da ragioni di urgenza del tipo “prendere o lasciare”. La nuova nomina a Commissario della Sanità, seguita alle dimissioni/rimozione del Generale Cotticelli, alla luce delle esternazioni e dei convincimenti del nominato in materia di Covid, appare inopportuna e frettolosa. La grave situazione in cui versa la regione, le cui responsabilità vanno estese a pluri-decennali mediocri amministrazioni regionali che hanno considerato la sanità come feudo per clientele, avrebbe dovuto essere input di valutazioni profonde e di nomina di un responsabile, come Gino strada, sul quale nessuno avrebbe potuto obiettare o eccepire nulla.
Non si può scoprire peraltro che di un Piano Covid regionale che doveva essere posto in attuazione da Marzo, il Commissario e la sua struttura non sapessero nulla; e non indignarsi per la superficialità con cui il Governo gli ha riconfermato la fiducia dopo che ai primi di Ottobre, in occasione di un’audizione presso i ministeri della Salute e delle Finanze, aveva preso atto di una gestione disastrosa e inadempiente.
Lo scorso maggio, una lettera accorata era stata inviata al Ministro Speranza, a firma di centinaia di Persone e Associazioni della Società civile di Calabria. Si chiedeva un nuovo corso per attuare il diritto alla salute. Ed in particolare si affermava: “siamo coscienti che la responsabilità delle carenze mediche e organizzative della Sanità Calabrese trovano la loro causa anche nell’incapacità delle classi dirigenti regionali … ma non le sarà difficile prendere coscienza che vi è stata la corresponsabilità dello Stato. Esso ha commissariato la Regione al preminente scopo di contenere la spesa sanitaria con la conseguenza di aver provocato la desertificazione dei necessari servizi territoriali e l’indebolimento della capacità dei presidi ospedalieri (senza nemmeno attenuare l’anomala migrazione sanitaria verso altre regioni). Quindi il Governo non può tirarsi fuori. Deve aprire una innovativa fase del Commissariamento individuando persone e mezzi opportuni per riprogrammare una risposta alla possibile epidemia e lo deve fare ora, mettendo in condizione la sanità territoriale di poter prontamente individuare, circoscrivere e curare i nuovi malati; e permettere agli ospedali di intervenire per le situazioni più gravi mantenendo, al contempo, un livello di adeguata capacità di prendersi cura verso le altre patologie.
Chiediamo che questo nuovo corso del Commissariamento trovi gli strumenti per operare all’altezza degli obblighi istituzionali verso i diritti alla salute in Calabria e per ridare democrazia alle scelte coinvolgendo le Istituzioni del territorio, gli Attori sociali che spendono il loro impegno nel settore, già protagonisti di importanti proposte di cambiamento e il personale sanitario impegnato quotidianamente. Sig. Ministro, abbiamo davanti cinque mesi utili per programmare e dare attuazione a una risposta che inizi anche a trasformare la sanità calabrese in un sistema più capace di tutelare la salute e sia utile anche per gli anni a venire. Le chiediamo quindi di intervenire ora, perché il diritto alla salute è un principio fondamentale della Carta Costituzionale e come cittadini Italiani richiediamo che venga riconosciuta e garantita anche in Calabria. Il Governo non ha dato ascolto ai calabresi. E ha continuato a sbagliare.

E’ tempo di porre la base per una rivoluzione democratica. I calabresi sono davvero stanchi. Sollecitiamo le forze sane, i movimenti, le associazioni politico-culturali ad unire le forze. Non si chiede di rinunciare alle proprie idee o sottostare all’egemonia dell’ennesimo leader, ma di costruire un’alleanza per cambiare davvero, mettendo in campo figure autorevoli, credibili, preparate, di indubbia moralità. Con alcuni paletti di fondo come la preclusione a chi non si riconosce nella Costituzione repubblicana ed esprime prassi di stampo violento, razzista o illegali. Troveremo in noi stessi gli anticorpi, una volta individuati alcuni obiettivi primari, pochi ma significativi, condivisi, in una prospettiva di sano meridionalismo. Proponiamo alcuni obiettivi che riteniamo essenziali, tutti di pari valenza:
– Equità nella distribuzione delle risorse economiche, a scala territoriale e sociale; in primo luogo, occorre assicurare la corretta distribuzione dei fondi dello Stato (il Bilancio nazionale ammonta a circa 1.000 miliardi di euro). Al Mezzogiorno spetterebbe il 34% del totale nazionale, in rapporto al parametro demografico, ragion per cui ad esso toccherebbero 349 miliardi l’anno; invece nel 2019 ne sono stati assegnati 291, ovvero 58 miliardi in meno (-6%). In proporzione, alla Calabria (con 2 milioni di abitanti) toccherebbero 34 miliardi; invece ne vengono attribuiti 32. Un differenziale negativo di ben 2 miliardi di euro. E ciò avviene sistematicamente da anni. Occorre porre fine a questo furto e anzi, pretendere il 40% a favore del Mezzogiorno almeno per un decennio, per garantire una forma di risarcimento. La partita del Recovery Fund europeo vale 209 Miliardi di Euro per l’Italia. Considerato che esso dovrebbe essere destinato in maniera prevalente alle regioni in ritardo di sviluppo, chiediamo che il 70% delle risorse sia destinato al Mezzogiorno; alla Calabria spettano 17 Miliardi di Euro. Questa partita non è da sottovalutare, è di portata storica;
– Sanità equa e su standard europei, attraverso un riassetto generale del sistema di prevenzione, di assistenza e di cura (presidi territoriali, potenziamento strutture, personale qualificato selezionato per meriti, equipaggiamenti adeguati, stop alle cure fuori regione, competenze manageriali di primo ordine);
– Sistemazione ambientale e salvaguardia della natura in ottica fortemente eco-sostenibile (bonifica territorio e siti inquinati, politiche di prevenzione);
– Infrastrutture e servizi di trasporto equo-sostenibili (in linea con standard del Nord e dell’Europa occidentale, no alle grandi opere inutili ed interventi utili e diffusi);
– Cultura in senso lato (dalle scuole dell’infanzia alle università oggi fortemente discriminate al Sud, alla ricerca ed innovazione, alle arti, all’informazione libera, alle pari opportunità nel vero senso dell’equità sociale, ecc.);
– Ristrutturazione integrale dell’apparato burocratico regionale, eliminando rendite di posizione, inefficienze, ridondanze, strutture inutili; puntando una volta per tutte alla semplificazione amministrativa, alla digitalizzazione dei processi, a manager di comprovata capacità.
La nostra presa di posizione è decisa e sarà portata dinanzi agli organismi istituzionali di ogni livello per fare sentire la voce del disappunto, della protesta e della proposta, essendo stata calpestata ogni istanza motivata avanzata dalla società civile calabrese. Abbiamo un’idea diversa per la rinascita della Calabria e la perseguiremo senza sconti. Di certo non secondo logiche oscure di partiti o lobby predatorie, ma nell’esclusivo interesse della nostra gente. Ed è tempo di procedere all’opera più grande degli ultimi due secoli, un’opera utile e distribuita, la rinascita del Mezzogiorno d’Italia, con un impulso decisivo alla crescita virtuosa dell’intera nazione, secondo il basilare principio dell’equità sociale ed economica.
9 Novembre 2020
Domenico Gattuso, Marina Neri
(Movimento 10 Idee per la Calabria)