UIL Calabria, ristabilire il rispetto del diritto alla salute
Si è svolta in questi ultimi giorni una riunione fra il Sindacato Confederale e la Conferenza delle regioni che ha avuto come unico punto all’ordine del giorno il nuovo Patto per la Salute 2019/2021. Obiettivo centrale del Patto è quello di ristabilire il rispetto del diritto alla salute e alle cure dei cittadini, messo in discussione da anni di tagli al Servizio Sanitario Nazionale.
Un diritto che deve essere esigibile in tutto il territorio nazionale, come prevede la Costituzione, assicurando ai cittadini l’accesso, in tempi rapidi e certi, ai servizi e a prestazioni di qualità, previsti nei Livelli essenziali di assistenza.
Il riconoscimento di un diritto sancito dalla Costituzione, fra gli altri, è il punto nodale per la Calabria. Questa terra, infatti, in materia di sanità, di servizi sanitari, di rispetto dei Livelli essenziali di assistenza è lontana anni luce da quelle regioni italiane, per lo più quelle del Nord Italia, che possono appuntarsi al petto la medaglia di territori virtuosi e sanitariamente all’avanguardia.
Gli obiettivi principali da perseguire per la sanità calabrese, dovranno essere l’efficientamento del sistema per liberarlo dal malaffare e dalle ingerenze della criminalità organizzata. È indispensabile per restituire ai calabresi il diritto universale alla salute: l’abbattimento delle liste d’attesa, il contenimento della spesa addebitabile all’emigrazione sanitaria, il miglioramento dei Livelli essenziali di assistenza. In sintesi: una riorganizzazione che avendo al centro l’uomo, parta con il saper valorizzare il lavoro svolto dai tanti dipendenti pubblici e privati che operano nel settore.
Sotto questo aspetto, è evidente che occorre migliorare il decreto governativo per la sanità calabrese, attraverso norme chiare finalizzate a sbloccare concretamente il turnover e a definire un piano per la stabilizzazione del precariato e per le nuove assunzioni, ormai non più rinviabili, se si vuole evitare di portare al collasso il sistema per carenza di personale.
Il governo inoltre deve disporre a sostegno del rilancio della sanità calabrese, spesa pubblica corrente e in conto capitale per investimenti infrastrutturali nei presidi sanitari e ospedalieri. Non c’è più tempo da perdere, bisogna mettersi al lavoro, abbandonando inutili protagonismi e dannose lotte di potere, perché in gioco c’è il futuro e la salute dei calabresi, soprattutto di coloro a forte disagio economico e sociale.
In sede di Conferenza delle regioni, come sindacato, abbiamo messo dei paletti precisi sulla programmazione economica del nuovo Patto per la salute, specificando che allo stesso debba essere garantito un finanziamento pluriennale, protetto dai tagli, per programmare in sicurezza il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ecco, crediamo sia opportuno, in questa fase di programmazione, che le istituzioni calabresi prestino molta attenzione alle necessità della sanità regionale.
Il nuovo Patto per la salute deve trovare immediata ed efficace esplicazione in questo territorio, una regione in cui i servizi sanitari rischiano di essere sospesi ed in cui i presidi territoriali sono al limite del collasso. Una discussione nazionale diretta a migliorare il Servizio sanitario nazionale, non può, non partire con il dare risposte concrete al Mezzogiorno e alla Calabria, che rappresenta nel Paese il punto più basso del sistema sanitario nazionale.
Ripartire dal Sud per unire il Paese, iniziando con il ricostruire la rete dei servizi pubblici essenziali, a partire dalla sanità. Lo abbiamo rivendicato unitariamente il 22 giugno scorso a Reggio Calabria, in occasione della grande manifestazione nazionale. Non serve dare attuazione a leggi che istituzionalizzino la differenza tra le regioni italiane, occorre invece attuare provvedimenti legislativi e politiche economiche che siano in grado di favorire la convergenza economica, sociale e civile tra il Centro-nord e il Sud del Paese. Il Patto per Salute 2019/2021 può rappresentare un primo passo in questa direzione.
Alla politica, poi, spetterà il compito di non far entrare in conflitto queste norme con quelle già operative del Decreto Calabria: una provvedimento speciale di cui, però, si tardano a vedere gli effetti sul territorio e sul quale bisogna aprire un confronto di merito e non autoreferenziale. La complessità della situazione sanitaria calabrese dovrebbe suggerire a chi è chiamato a governarne le dinamiche, il coinvolgimento fattivo delle forze sociali in rappresentanza dei lavoratori del settore e dei cittadini calabresi. Nella logica del Patto per la salute sarebbe opportuno che per la Calabria si apra un confronto tra governo, regione, comuni e sindacato.
La deputazione parlamentare calabrese assuma il compito di porre all’attenzione del governo nazionale i problemi della nostra regione, soprattutto quelli legati ad un settore, qual è quello sanitario, determinante per elevare il livello della qualità della vita dei nostri concittadini. Auspichiamo, pertanto, che tutte le istituzioni nazionali e locali trovino responsabilmente al più presto, un punto di sintesi nel governo di un settore che riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo della nostra regione e, che rappresenta al tempo stesso, in tema di legalità, una trincea calda di contrasto alla ‘ndrangheta, alla corruzione e al malaffare in generale.
Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria