Tilde Minasi, scrive a Matteo Salvini
Caro Matteo,
ti scrivo non tanto a nome mio, quanto a quello di tutti coloro che, in Calabria, lo scorso 4 marzo hanno deciso di dare fiducia alla Lega, a me, e, soprattutto, al tuo programma, alle tue idee, alla tua concretezza e che sperano in un Governo che voglia esaudire le aspettative di una terra troppe volte delusa, troppe volte ingannata, troppe volte, ingiustamente, marchiata da cliché negativi che appartengono ad una minoranza e non alla gran parte di una popolazione che, ogni giorno e con caparbietà, combatte in Calabria una guerra personale fatta di difficoltà e ostacoli.
Quella stessa comunità che nelle ultime ore, dalla pagine di un quotidiano nazionale, ha subito un’ulteriore mortificazione: essere tacciata di chissà quale connivenza solo per aver espresso la propria preferenza dentro un’urna. Voto che ha avuto ‘la colpa’, secondo certa stampa, di essere direzionato, in maniera importante e addirittura con manovre illegittime, verso la Lega e verso te, senatore calabrese e ministro dell’Interno.
La stampa nazionale ci dice che se si vince in Calabria, o se si ottengono risultati lusinghieri, allora questi numeri sono falsati, condizionati, frutto di collusioni, di vicinanze a chissà quali ambienti. Non è giusto, non è corretto che certa informazione si faccia ‘arma di distruzione’ di una larga fascia di cittadini calabresi, solo per soddisfare le mire di chi ha come unico scopo quello di destabilizzare, in ogni modo, quanto accaduto dopo il 4 marzo.
Non possiamo accettare, Matteo, che ancora una volta, le cronache nazionali parlino della nostra regione sulla base di strumentalizzazioni ben orchestrate, che tutelano forse le ambizioni di qualcuno, e che per essere assecondate infangano tutte le persone oneste e per bene che ho avuto l’onore di incontrare durante la campagna elettorale. Gente che ha creduto che un cambiamento fosse possibile.
Una campagna elettorale non certo faraonica, nella quale non è contato il pochissimo denaro investito, bensì il contatto, il dialogo, l’ascolto; l’aver capito che oltre Tilde Minasi, pronta ad una candidatura in appoggio ad un progetto, vi era la voglia di esprimersi favorevolmente verso la tua persona e quello che negli anni hai costruito. Tutto il resto sono chiacchiere, ipotesi, illazioni. Però le parole feriscono. E, ripeto, purtroppo, queste parole oggi non colpiscono solo Matteo Salvini, non tentano solo di gettare ombre sulla mia figura, ma offuscano un popolo.
Io posso difendermi da accuse artefatte (lo farò nelle sedi competenti) e altrettanto, se lo riterrai opportuno, farai tu: ma i calabresi, quei calabresi che ti hanno scelto, come potranno gridare ad alta voce che il loro voto andato alla Lega è pulito? Noi non accettiamo tali impietosi e disonesti giudizi, proclamati dal pulpito di una stampa faziosa, giustizialista o garantista ad orologeria, che produce attacchi unilaterali contro chi ha un pensiero diverso ma sempre pronta a professarsi vessillo di libertà di espressione: la propria però!
Si deve creare e mantenere una cultura del sospetto, a tutti i costi e senza analizzare la realtà nella sua essenza. Perché? Perché siamo in Calabria e quindi deve esserci, per forza, una longa manus, deve esserci, per forza, il marcio, deve esserci, per forza, una zona grigia che opera e senza la quale Tilde Minasi e Matteo Salvini non avrebbero potuto ottenere dei consensi.
Ma soffermarsi a pensare che ormai la Lega è realtà consolidata? Rendersi conto che la gente fosse alla ricerca di un punto di riferimento diverso, sperando di ribaltare le politiche fallimentari degli ultimi anni? Sarebbe troppo facile, in quanto questa analisi razionale confuterebbe tutte le teorie che stiamo leggendo ed ostacolerebbe, probabilmente, gli obiettivi che qualche personaggio in cerca di autore e di spazio, da solo e con le proprie forze, non riuscirebbe a raggiungere.
E se questi ultimi sono disposti a svilire il voto di decine di migliaia di calabresi, servendosi persino di certa stampa, io, al contrario difenderò sempre la libertà di scelta dei miei corregionali, i quali a differenza di qualcuno, evidentemente, hanno ben compreso le non azioni di chi ha guidato il Paese (persino senza confrontarsi con le urne) sino a qualche mese orsono e di chi continua a (non) guidare la Calabria.
Sono certa, Matteo, che il tuo ruolo in e per la Calabria sappia interpretare al meglio la sensibilità per l’ennesima volta urtata della nostra terra e questo sentimento di amarezza che pervade tutti noi che continuiamo ad essere additati come la parte ‘sporca, brutta e cattiva’ dell’intero Paese.
Così come sono certa che, attraverso le tue azioni, dimostrerai che nessun tipo di criminalità organizzata troverà spazio; che la lotta alla ‘ndrangheta è una tua priorità. La Calabria onesta ti aspetta per gridare, insieme a te, il suo “No!”.
Tilde Minasi