Terzo anniversario morte Girolamo Tripodi, incontro in remoto dal titolo “La lotta alla ‘ndrangheta nei Comuni
Il pensiero e l’attivita’ di Girolamo Tripodi, il politico e amministratore comunista di cui domenica ricorreva il terzo anniversario della scomparsa, e il dovere di contrasto nei confronti della ‘ndrangheta che rappresenta uno dei terreni prioritari di impegno degli enti locali.
Sono questi i principali temi sui cui si è sviluppato il dibattito promosso dalla Fondazione dedicata al parlamentare calabrese, che ha coinvolto – con la formula della call conference – studiosi del fenomeno mafioso, politici, amministratori, giornalisti e rappresentanti del mondo della scuola.
Ha aperto i lavori Michelangelo Tripodi, Presidente della Fondazione Girolamo Tripodi, che ha tracciato il perimetro della discussione – a partire dal titolo scelto “La lotta alla ‘ndrangheta nei Comuni: passato e presente di un inderogabile impegno etico e politico” ed in riferimento ad alcuni recenti fatti avvenuti in Calabria, come quello di Polistena in provincia di Reggio Calabria dove il sindaco è stato costretto a dimettersi dopo che nell’operazione Faust della Procura Antimafia di Reggio Calabria diversi suoi congiunti e parenti sono stati arrestati per mafia, che ci dicono che non bisogna mai abbassare la guardia.
Tripodi ha ricordato l’impegno di lotta contro la ‘ndrangheta che ha sempre animato Girolamo Tripodi nel corso della sua azione politica e amministrativa: In tal senso ha citato alcuni momenti di questo impegno, come la costruzione del Palazzo municipale e dell’auditorium di Poliste, la testimonianza resa nel 1978 nel primo grande maxi processo contro la ‘ndrangheta, il famoso processo contro Paolo De Stefano +59, il suo nel 1978, la battaglia contro la megacentrale a carbone di Gioia Tauro e il suo ruolo importante svolto come Segretario della Commissione Parlamentare antimafia.
Gli interventi hanno offerto la testimonianza di una generazione che ha fatto politica, a sinistra, avendo come modello l’antimafia dei fatti di Girolamo Tripodi, con le parole di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. “Serve un impegno coerente e non ordinario – ha detto Lucano, oggi impegnato come capolista nelle fila dello schieramento che candida de Magistris a presidente della Regione – perché i Comuni non devono rinunciare al sogno di una Calabria diversa ad esempio spingendo al massimo l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati, e sviscerando analisi della complessità del fenomeno mafioso che rendano la politica autonoma dal potere repressivo che invece compete ad altre articolazioni della società”.
Sulla stessa falsariga, l’intervento di Pino Aprile – fondatore del Movimento 24 Agosto per l’equità territoriale – che ha inquadrato “l’antimafia dal basso di cui era simbolo Tripodi nella storia di un meridionalismo che ha creduto nella lotta contro una classe dirigente che invece si è dimostrata conservatrice”.
Enfasi sulla necessità che le nuove generazioni abbiamo dei modelli di riferimento credibili, è stata posta da Franco Mileto, Dirigente Scolastico dell’ITIS “conte Milano” di Polistena, – secondo il quale “la scuola cresce se intorno a se’ ha un territorio guidato da istituzioni sane” – mentre Lorenzo Fascì, dirigente del Movimento per la rinascita del Pci. ha considerato inderogabile la necessità “di un miglioramento della legge che prevede lo scioglimento dei consigli comunali”.
Una necessità di riforma che, ha avvisato Klaus Davi, deve anche togliere l’alibi che spesso gli amministratori accampano “quando vogliono sminuire, come sta capitando a Reggio Calabria, certi fatti gravi come l’arresto di un consigliere comunale con l’accusa di brogli elettorali”.
Il dibattito, moderato dal giornalista Agostino Pantano – che ha preso spunto dai recenti fatti di cronaca come l’intimidazione subita a Cetraro dal maresciallo D’Ambrosio – ha quindi contribuito ad una analisi che il professore Giancarlo Costabile, docente dell’UNICAL, ha definito “importante per spiegare che nei Comuni non è possibile mantenere zone d’ombra che negano quell’invito ad occupare gli spazi lasciati liberi nella società calabrese dopo gli arresti e le inchieste che si susseguono”.
FONDAZIONE GIROLAMO TRIPODI