TAV : la contromossa di Conte e il fatidico sì
Giuseppe Conte anticipando l’intervento in Senato del Ministro Matteo Salvini comunica il suo ‘Si’ sulla realizzazione della Tav Torino-Lione. E prima del question time, sulle questioni ipotetiche, sul caso Russia. E Tav si Tav no.. a quanto pare le ragioni del si hanno prevalso su quelle del no. Chiaramente questo acquieta un’ipotesi di rottura al governo e si incastra tra fondamentali moniti dei programmi della Lega: autonomia e opere pubbliche. Anche se molto chiaramente spingono anche all’urgenza della riforma sulla giustizia. Proposizione in linea anche con i 5stelle, gli uni forse con monito punitivo, gli altri giustizialista. Intanto dobbiamo compiacerci di questo ‘si’. Per un opera: Tav Torino-Lione, in discussione a partire dagli anni novanta dal costo di 8,6 miliardi, in parte pagati dalla UE. L’idea iniziale tra i due governi: italiano e francese, è di un collegamento tra le due nazioni, nell’arco alpino ovest. E ora diamo i numeri: la UE inserisce la Torino-Lione nei 14 progetti cardine atti al trasporto transeuropeo.(Corridoio 5 Lisbona-Kiev). Si parte nel 1992 e si arriva al 1996 con il primo studio progettuale. Avrà dal Cipe 8 delibere. E 5 valutazioni di impatto ambientale, con 7 trattati e accordi internazionali. Oggi finalmente la Torino-Lione è un progetto esecutivo. Opere queste che quando iniziate, sono fondamentali per la società, sia per le finalità progettuali tecniche futuribili, che per le possibilità reali di posti di lavoro che crea. Ma oggi la TAV come tutto quasi in Italia è diventato anche un caso politico. A cui una parte del nostro attuale governo è legato imprescindibilmente, in quanto sostenitrice, inizialmente del no assoluto. Utilizzato come bandiera per la sua personalità di partito anti-sistema, che poi l’ha condotto ad avere l’appoggio dei votanti italiani alle scorse elezioni. Ma la politica è ‘l’arte del compromesso’ e la realizzazione di questo contratto con la Lega, rivelatasi zoccolo duro di questo governo, che come ben sappiamo ha continuato a mietere consensi popolari, ne rendeva la realizzazione quasi imprescindibile. Così come lo sblocco cantieri di altre opere importanti per l’Italia.
Uno scambio delle parti, questa infatti aveva appoggiato l’idea del reddito di cittadinanza, che nonostante tutto è opera assistenziale, che non crea lavoro. Sì perché le grandi opere portano lavoro al territorio. La testa sotto la sabbia, rispetto all’evoluzione tecnica, chiaramente è impossibile. In quanto l’evoluzione ingegneristica deve trovare risposte di attuazione anche nella quotidianità. L’Italia può crescere solo se gli italiani ricominciano a lavorare. Restando nella loro nazione per farla crescere e progredire. Così per farla risollevare della gravissima crisi in cui è caduta da oltre 15 anni. E dalla quale ancora fa fatica a risollevarsi.
Al. Tallarita