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Sulla preside politicamente impegnata e sull’ipocrisia di certi suoi difensori
Qualunque persona che abbia il senso delle istituzioni dovrebbe denunciare forte la grave improprietà del comportamento della preside che in altri Paesi non sarebbe in alcun modo accettato. Su carta intestata del suo liceo, dunque come atto istituzionale e ufficiale, la preside non solo ha denunciato un pericolo fascista che è inesistente, e ciò è oggettivamente ridicolo, ma ha espresso giudizi molto gravi su posizioni politiche proprie della maggioranza di governo: 1. Decantare il valore delle frontiere; 2. Onorare il sangue degli avi. 3. Alzare muri.
Queste tre posizioni pienamente legittime e che esprimono valori identitari della Lega e di Fdi sarebbero invece per lei espressione di fascismo, sarebbero da isolare (“lasciamoli soli”!) e da condannare (“vanno combattuti” sic!). Se non si comprende la profonda differenza che c’è fra esprimere una opinione come legittimo oggetto di insegnamento (ma una preside non è una docente) e offendere un pensiero alternativo al proprio invitando alla mobilitazione contro quel pensiero, non si colgono le fondamenta della democrazia. Un docente può ben dire: io sono contro le frontiere e a favore del diritto di immigrare e rritengo che i muri siano inutili, ma non può affermare: chi ritiene i confini un valore va isolato, combattuto ed è un fascista. Proviamo ad immaginare se una preside di destra avesse invitato studenti e famiglie alla mobilitazione contro chi sostiene lo ius scholae o la libertà di immigrare.
E ancora: affermare che stiamo vivendo un momento storico simile a quello che cento anni fa ha portato all’avvento del fascismo è una indiretta offesa delirante a questo governo e a questa maggioranza. Parlare di “disgustoso rigurgito” per alludere a certe idee e ad un certo clima è gettare benzina sul fuoco.
Il fatto è di una gravità enorme e se non fosse controproducente politicamente (e infatti ho sottolineato che NON intendo prendere alcun provvedimento), questa preside sarebbe da sospendere. Lei ha utilizzato un fatto indubbiamente grave (ma grave in tutti i suoi risvolti, anche impedire la libera manifestazione del pensiero, come hanno fatto i collettivi, è grave), e di cui peraltro non è ancora nota la reale dinamica che sarà chiarita solo martedì da Piantedosi, per fare propaganda politica. Del resto è una militante del PD e della CGIL. È questo indottrinamento politico, è questa intolleranza culturale, è questo “fascismo” comportamentale che mette al bando tutto ciò che non sia main stream che non può più essere accettato. Valditara è attaccato perché sta per la prima volta cambiando la scuola italiana. Questo governo ha una visione che mette in crisi una certa sinistra. Soprattutto la nostra azione politica nel campo scolastico fa paura perché sta adottando misure e slogan che stanno portando molti docenti e presidi dalla nostra parte: l’aumento stipendiale che è stato così rilevante da far fallire miseramente lo sciopero della CGIL (che infatti ha fatto di tutto per far saltare l’accordo), il divieto di un uso improprio del cellulare senza autorizzazione del docente, la difesa da parte della avvocatura dello Stato del personale della scuola aggredito, la lotta al bullismo, gli studioli per ridare dignità ai docenti, le risorse per i presidi derivanti dal dimensionamento, lo sgravio di incombenze a carico dei presidi attribuendole invece ai revisori dei conti, le misure di semplificazione tanto attese, un grande piano di riqualificazione della scuola italiana ai cui 3,9 miliardi già destinati dal PNRR sono stati aggiunti altri 1,2 miliardi non ancora finalizzati per rendere più sicure, belle e salubri le scuole e le classi etc. E soprattutto lo slogan: ridare autorevolezza agli insegnanti, ripristinare il principio di autorità travolto dal ’68, riportare il principio del rispetto nelle scuole, riportare serenità nelle classi. Questo è il punto.
Ora, capisco che giustificare sempre e comunque renda politicamente “fighi”, ma puntualizzare è un dovere di coscienza.
Domenico Furgiuele, vice capogruppo Lega alla camera dei deputati
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