SUL Reggio su sentenza Peo

La sentenza emessa il 3 giugno 2016 dal Giudice del Lavoro, Dott.ssa Donatella Sabbatino, è una pietra tombale sulla questione PEO al Comune di Reggio Calabria. Essa sancisce il venir meno delle condizioni per la continuazione della procedura giudiziaria. Sembra strano che una notizia così importante sia passata sotto silenzio, ma se ne comprendono bene i motivi: quella sentenza distribuisce torti e ragioni in maniera inequivocabile.

 

            Il SUL ha avuto ragione dal primo momento, sostenendo che nessun euro andava sottratto dalle tasche dei dipendenti comunali per errori, veri o presunti, commessi da altri (dirigenti, amministratori) che non avrebbero pagato alcun prezzo per le eventuali irregolarità delle procedure incriminate. In seguito, l’approvazione del Decreto “Salva-Roma” ha fugato ogni dubbio residuo. Eppure la chiusura del contenzioso è stata incomprensibilmente rinviata per un anno e mezzo.

 

            Avevano, invece, torto quei sindacati che parlavano di rinegoziazione dei CCDI precedenti, che avevano raccolto le firme di parte dei dipendenti comunali, ed avevano sostenuto la tesi che i dipendenti dovessero restituire somme percepite indebitamente; in un primo tempo tutti indistintamente, in un secondo momento “solo” 300 circa. Ed ha avuto torto l’Amministrazione Comunale a non ritirare tempestivamente ed autonomamente il procedimento giudiziario pendente, come da impegni presi con il SUL. Ora occorre completare l’iter burocratico formalizzando la comunicazione ai dipendenti che è finita la storia PEO.

 

            Rimangono in sospeso troppe problematiche contrattuali. L’Amministrazione Comunale è in arretrato di cinque anni nella approvazione dei contratti decentrati, il che ha causato grave danno economico e di carriera professionale per i dipendenti. Inoltre, la Giunta Comunale qualche giorno fa ha dato notizia di una modifica della struttura organizzativa, su cui rimane il giudizio negativo del SUL e di altre associazioni sindacali. Quella revisione comporterà uno spostamento inaudito di risorse economiche dalle categorie meno elevate verso le posizioni apicali, delle quali si prevede il raddoppio portandole a 50 unità. Di converso, si cancellano le indennità di responsabilità di procedimento che erano una forma di responsabilizzazione e professionalizzazione, oltre al valore economico che, per quanto limitatissimo, rappresentava un introito gradito e dovuto per le professionalità medio-basse.

 

            La decisione di aumentare le posizioni apicali (Alte Professionalità e Posizioni Organizzative) rischia di incidere in misura esagerata sul fondo contrattuale, comprimendo le possibilità di acquisizione di nuove risorse alla generalità dei dipendenti. È bene che si sappia che le somme previste per le posizioni apicali vanno da un minimo di 5.000 ad un massimo di 16.000 euro all’anno per ciascuno, oltre all’ulteriore indennità di risultato. Quindi si dovrebbero sottrarre circa 600.000 euro dal fondo contrattuale destinate esclusivamente alle retribuzioni aggiuntive delle posizioni apicali. Insomma godrebbero in 50 e penerebbero in 950. A noi non sta bene per nulla questa discriminazione verso le categorie medio-basse. Se l’Amministrazione Comunale intende concedere o attribuire posizioni apicali lo faccia pure, ma non utilizzi più del 10% del fondo contrattuale e destini il restante 90% delle somme alla generalità dei dipendenti. Ed infine, chiediamo che l’Amministrazione Comunale intervenga su una miriade di situazioni contrattuali aperte e irrisolte, su molte delle quali esistono segnalazioni circostanziate del SUL. Occorre decidere tempestivamente, anche per evitare la possibile esplosione del contenzioso in sede giudiziaria.

 

Reggio Calabria 28/06/2016

 

Antonino Lopresto                                                                               Aldo Libri

Consolato Rieto                                                                    SUL REGGIO CALABRIA

Loredana Azzarelli

Gianni Mauro