Soveria, scomparsa di Don Natale Colafati. Il ricordo di Mario Caligiuri

“Se la comunità di Soveria e tante generazioni di giovani sono riuscite a raggiungere qualche traguardo fuori dal coro, lo si deve all’opera preziosa di Don Natale Colafati che ci ha fatto comprendere l’importanza della cultura, come fattore di cambiamento personale e civile.
Una cultura fatta di valori e di opere.
Si presentò alla fine degli anni Sessanta con quell’iniziativa splendida che fu “Eco Giovanile”, che venne poi raccolta in un volume oggi introvabile, edito da Rubbettino, “Eco dell’Eco”, in cui le pulsazioni e le speranze di quell’epoca erano rappresentate e vissute.
Fu una grande palestra.
Poi il primo esempio di Teatro in Piazza sperimentato in Calabria agli inizi degli anni Ottanta, creando un appuntamento durato per decenni.
Sempre in quel periodo creò il Centro di Promozione Culturale e Sociale (CEPROCUS) che nel 1984 istituì, insieme al nostro indimenticabile editore Rosario Rubbettino, il Premio “Cariglio d’Oro”, assegnato per la prima volta a Leonida Repaci, che definì Soveria “piccola Atene”.
Tanti poi furono questi riconoscimenti assegnati fino ai primi anni Novanta: da Pino Arlacchi, alla cui premiazione intervenne il Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, a Nuccio Fava, allora direttore del TG1.
Anni belli, straordinari, pieni di fervore che ci hanno fatto comprendere come si potesse crescere diversamente facendo cultura ispirata ai valori.
Testimonianza che ribadiva ogni domenica nelle omelie e nelle quotidiane lezioni alla scuola media, con parole che rimanevano impresse e ci orientavano nei filari del giorno e nelle battaglie dell’anima.
È stata proprio quella la lezione, spirituale e culturale, che ci ha guidato negli anni a venire e che come comunità e come persone ci ha arricchito e, senza che ce ne rendessimo conto, indicato una strada.
Perché i semi poi, inevitabilmente, germogliano.
Un vero pastore, un operaio nella vigna del Signore.
E voglio ricordarlo ancora con il suo sorriso, la sua voce profonda, accogliente.
Ricordo quando lo accompagnammo a Lamezia in occasione del suo trasferimento.
Tutti noi avevamo la percezione chiara che una parte di noi si era trasferita per andare a costruire altrove.
Che è quanto avvenne con le sue iniziative sempre ispirate ai valori che non tramontano.
E per ricordarlo nella biblioteca che mi aveva promesso di visitare se il male non lo avesse rapito e che porta il nome di mio padre Michele Caligiuri, a Soveria Mannelli, istituiremo la sezione “Don Natale Colafati”, in cui collocheremo tutti i suoi scritti – che peraltro già abbiamo – e che implementeremo con altre iniziative, d’accordo con la famiglia.
Ognuno di noi costruisce la storia del mondo.
Don Natale, che ora è nella luce, continuerà a rimanere con noi, perché farà parte per sempre delle nostre vite e delle nostre storie”.
È questo il ricordo di Don Natale Colafati che fa Mario Caligiuri.