Sintesi amministrativa a Cosenza. MAZZA (C.M.G) :”Plauso all’iniziativa, ma da inquadrare in una riforma sistemica della governance regionale”
È tornato alla ribalta il dibattito sulla fusione amministrativa tra il Capoluogo bruzio e le Città di Rende e Castrolibero. Negli intenti, la volontà di creare una Città demograficamente importante e che acquisisca un ruolo ancor più centrale nei processi regionali ed in generale negli assetti del Mezzogiorno d’Italia.
La Città di Cosenza, infatti, caratterizzata negli anni da un fenomeno politico che affonda radici nei principi cardine del centralismo storico, potrebbe finalmente aprirsi, almeno alle Comunità contermini, ad una visione inclusiva e non più schiacciata su se stessa. Dalle ultime note stampa lette sul tema, tuttavia, il gioco sembra essersi ridotto al semplicistico concetto di includere soltanto le tre Città su citate. Tale operazione esclude dalla partita, incomprensibilmente, il Comune di Montalto Uffugo. Giova ricordare che nei prossimi anni l’area posta a cerniera tra Rende e Montalto sarà investita da une serie di inteventi pubblici. Tra i tanti, il nuovo Policlinico funzionale alla neonata facoltà di medicina. Ancora, il previsto svincolo autostradale di Settimo. Quindi, la nuova stazione AV sulla costruenda linea SA-RC. Appare inspiegabile, pertanto, limitare il ragionamento di aggregazione amministrativa alle sole Cosenza, Rende e Castrolibero. Senza dimenticare che la conformazione urbana dei quattro Comuni già oggi si presenta come unica area urbanizzata, avendo da tempo superato lo step di ambito conurbato.
L’idea di fusione amministrativa a Cosenza, piuttosto, in funzione di una razionalizzazione del numero dei Comuni e nell’ambito di una prospettiva che renda la Calabria una Regione coerentemente europea, puo’ diventare volano di svolta se accompagnato da una nuova governance del territorio regionale. I processi di tale natura, infatti, possono concorrere a realizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le uniche risorse certe della programmazione europea e di quella emergenziale del Recovery.
La rinnovata funzione del contesto bruzio, modifichebbe la geografia dei luoghi. I vantaggi di tale operazione avrebbero ricadute positive non già e non solo per l’ambito strettamente cosentino, quanto per tutta l’area Pollino-valliva e la striscia alto-tirrenica che da Amantea lambisce la Lucania. Cambierebbero e si bilancerebbero i rapporti politici tra l’area valliva del Crati e dell’Istmo, nonché con l’ambito jonico. Si darebbe peso specifico e spessore al neonato collegio camerale che ha voluto l’area di Cosenza assemblata a quella dell’Appennino paolano. Si realizzerebbe, dunque, una condizione similare a quella avvenuta su Corigliano-Rossano dove — a seguito del processo di fusione e fatto salvo l’istinto malinconico di qualche nostalgico — il nuovo Comune si colloca in una posizione di sussidiaria interdipendenza con Crotone. Vieppiù, si qualifica come punto di smistamento dei flussi jonici, tirrenici ed adriatici.
Il concept progettuale della val di Crati, parallelamente a proposte di unioni e fusioni tra Comuni contermini di aree omogenee, nel rispetto della legislazione vigente, contribuirebbe a ridurre l’eccessiva frammentazione municipale della Regione. Tra l’altro, le recenti modifiche normative hanno stabilito premialità importanti (150Ml€ in 15 anni) per quei processi amministrativi generanti Città superiori ai 100mila ab.
La rivisitazione amministrativa a Cosenza così come i timidi tentativi jonici (Grande Sybaris e Grande Kroton), seguiti da apposti provvedimenti legislativi regionali, avvierebbero una riforma territoriale finalizzata ad individuare in possibili quattro Ambiti (Arco Jonico del nord est, Tirreno-Valle Crati-Pollino, Istmo-Serre e Stretto), la geografia delle Aree Vaste. Quest’ultime, invero, si connoterebbero come agglomerati demografici compresi tra 350/450mila abitanti. I menzionati contesti, quindi, per dimensione territoriale e popolazione, risulterebbero fedeli ai dettami prescritti dalla legge 56/2014 (Del Rio). Vieppiù, in attesa della riforma che modificherà il sistema di voto per le Province, reintroducendo il suffragio universale, si preparerebbero i presupposti per il superamento dei limiti imposti dalla richiamata legge 56/2014. Si avvierebbero, quindi, le basi per una profonda riforma sistemica che permetterebbe alla Regione di essere competitiva sul piano nazionale ed europeo. Con l’opzione, non trascurabile, di svolgere un suo ruolo nell’ambito dell’auspicabile istituzione della Macroregione Mediterranea. La Calabria, pertanto, si inquadrerebbe come naturale baricentro sud-europeo e cerniera tra l’area del Medio Oriente, i Paesi Africani e la via Atlantica.
L’auspicata riforma dovrebbe essere varata per mettere in condizione la Regione di marciare spedita sul binario del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza nonche’ dei Fondi comunitari della programmazione 2021-2027. Entrambi, infatti, risultano in sintonia con la principale politica di investimento dell’Europa: la coesione territoriale. La stessa che mette al centro il territorio sostenendone la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitivita’ delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente. I suoi vantaggi, dunque, risultano direttamente proporzionali alle aggregazioni territoriali.
Il progetto della Nuova Cosenza (o come si deciderà di chiamarla) puo’ essere compatibile alla strategia europea di coesione territoriale, ma, per risultare vincente, dovrà essere accompagnato da una riforma complessiva del territorio regionale. A cominciare dalla razionalizzazione dei numero dei Comuni, seguendo i vigenti dettami in materia. Ancora, all’adozione delle Zone Omogenee Territoriali (ZOT) che costituiscono l’hub per la gestione dei servizi economici principali ai cittadini, ma anche centri di crescita, innovazione e sviluppo.
In definitva — a partire dal Governo regionale, seppur nel coinvolgimento attivo delle Popolazioni interessate — andrebbe favorito ed accompagnato il processo di sintesi amministrativa cosentina. La rinnovata Città, oltre ad acquisire una popolazione che la collocherebbe sul podio della demografia regionale, si avvierebbe ad essere — in una prospettiva di rivisitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali — un Centro urbano di valenza europea.