“Sicurezza, fondi europei e legislazione regionale. I paletti fissati della Uil Calabria davanti alla task force regionale per l’economia”
Dalla riunione odierna della task force regionale per l’economia è emerso con chiarezza un fatto, fra i tanti posti sul tavolo della discussione: da oggi in avanti la Regione Calabria deve e dovrà responsabilmente aprirsi al confronto con le forse sociali e produttive del territorio per programmare la ripartenza del territorio, cosa più ieri, molto complessa e difficile.
Proprio il confronto, la discussione, anche animata, sui progetti per il cambiamento del nostro territorio è ciò che è mancato sino ad oggi. Questo è un errore che non deve essere più compiuto. Lo abbiamo detto a chiare lettere al presidente della giunta regionale, nel corso della odierna riunione, sostenendo questo invito con una serie di argomentazioni che, in questa nota, proveremo a spiegare a tutti i calabresi.
Nonostante il ritardo nella convocazione della task force regionale per l’economia, siamo convinti che adesso ciò che conta sia concentrasti sulle cose da fare anche perché gli effetti della crisi economica e sanitaria incominciano a mordere la Calabria, ce lo dice la forte contrazione occupazionale e l’esteso ricorso alla cassa integrazione in deroga (alla Regione Calabria sono arrivate oltre 15 mila richieste che interessano una platea occupazionale di oltre 16 mila lavoratori).
Adesso più che mai, quindi, è importante ripartire dal confronto di oggi per dare l’avvio ad un programma di legislatura, fra chi è stato chiamato a gestire la cosa pubblica e chi difende gli interessi collettivi del mondo del lavoro e del mondo dell’inoccupazione e disoccupazione calabrese.
Con l’avvio della “Fase due” siamo convinti che la sicurezza sui luoghi di lavoro sia il tema prioritario. Senza sicurezza non ci può essere lavoro. Agli organi di vertice della Regione, quindi, spetta il compito, senza deroghe, di chiamare in causa i Prefetti, così come fatto per il blocco del sistema di raccolta dei rifiuti, affinché si attivino per mettere in campo i comitati provinciali di controllo della corretta applicazione del Protocollo sulla regolamentazione delle misure di contrasto alla diffusione del virus negli ambienti di lavoro. Così presso il dipartimento salute della Regione, deve essere istituito un tavolo permanente sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.
Strettamente correlato all’aspetto della garanzia di sicurezza, poi, vi è quello del rilancio economico del territorio regionale.
Siamo convinti che l’inefficienza relativa alla spesa dei fondi comunitari registrata in questi anni, così come certificato dal ministro Provenzano, possa trasformarsi in un’occasione per lo sviluppo regionale. Perché ciò si realizzi, però, è necessario mettere in primo piano il corretto utilizzo di questi fondi e chiudere con le pratiche clientelari del passato che, con una parcellizzazione esasperata dei finanziamenti, non hanno assecondato la necessità di cambiamento rappresentata dalla nostra terra.
Oggi, quindi, è arrivato il momento di cambiare rotta. Oggi, è necessario puntare con coraggio su scelte di riprogrammazione del Por 2014/2020 e sulla programmazione dei nuovi fondi comunitari 2021/2027, indirizzata su alcune priorità e asset strategici per rispondere ai bisogni dei territori e dei calabresi e, allo stesso tempo, rispettare e valorizzare le vocazioni regionali.
Soprattutto per questo, è necessario ribadire che il dialogo sociale non è un optional, ma un obbligo previsto dalla Comunità europea. Solo con il confronto si possono finalizzare i finanziamenti e costruire politiche pubbliche efficaci e rispondenti ai reali bisogni della comunità rappresentata.
Nulla, però, deve essere lasciato al caso. In quest’ottica, quindi, è necessario avviare un confronto strutturato e preventivo sulle azioni che il governo regionale dovesse decidere di mettere in campo nei settori che ci vedono coinvolti come forze sociali e sindacali.
Siamo convinti che i programmi operativi che compongono il Por Calabria debbano avere una logica di spesa integrata e destinata a pochi settori trainanti dell’economia regionale come possono essere quelli: del turismo, dell’industria del benessere, dell’agricoltura, agroindustriale, della filiera alimentare, dell’edilizia, della meccanica, dell’innovazione tecnologica e dell’artigianato.
La sfida non è ancora persa. La Calabria può candidarsi, attraverso le Zes, a diventare la punta avanzata di quella nuova manifattura di cui l’Italia, in questa stagione di emergenza sanitaria, ha dimostrato di avere urgente bisogno. Per non perdere questa occasione, però, questo territorio deve essere in grado di dotarsi di una legge regionale in grado di promuovere l’attrazione di investimenti privati, sostenendo la spinta propulsiva dell’imprenditoria nazionale con la giusta dose di risorse pubbliche: per la formazione e la riqualificazione delle risorse umane, con incentivi all’occupazione, sgravi economici e fiscali come quelli sull’Irap, con aiuti economici alla ricerca e all’innovazione, con investimenti pubblici di sostegno all’insediamento produttivo.
La sfida per la Calabria del domani, per una regione che non vuole uscire a pezzi dalla crisi legata all’emergenza sanitaria deve essere quella di mantenere il tessuto produttivo e occupazionale esistente, ma anche di creare nuova e stabile occupazione. Per fare ciò è necessario che i tempi dello sviluppo, dell’impresa e del lavoro siano integrati tra loro da politiche coerenti.
Per fare ciò è indispensabile investire sulla formazione e promuovere piani formativi strumentali che siano in grado di sostenere specifici territori – come quelli delle città e delle aree interne – specifici settori e singole realtà o sistemi di imprese e filiere.
Senza dimenticare l’importanza di dotare la Calabria di una legge che favorisca l’inclusione e il lavoro, poi, è dirimente indirizzare e sostenere investimenti regionali nelle eccellenze territoriali che, di per se, sono in grado di attrarre investimenti privati.
Allo stesso tempo, ancora, è necessario mettere mano ad un programma decennale di interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico e all’erosione costiera che sia in grado di far passare la nostra regione da una logica prettamente emergenziale all’applicazione di un piano di interventi strutturato.
Chi governa la cosa pubblica regionale, poi, non può dimenticare di assecondare l’assoluta necessità di addivenire a riforme istituzionali moderne ed efficaci che siano in grado di cambiare il volto della partecipazione pubblica, di rendere efficiente il sistema integrato delle acque ed efficaci gli interventi dei centri per l’impiego e strutturale la fusione dei comuni.
Infine, ma non per ultimo, è nostra ferma convinzione che la Calabria debba sostenere lo sviluppo dell’economica circolare e che per perseguire questo obiettivo sia necessario il sostegno alle filiere capaci di creare nuovi lavori attraverso la valorizzazione e il riutilizzo dei rifiuti urbani e speciali generati sul territorio.
Santo Biondo
Segretario generale
Uil Calabria