Siccità, Malan (FdI): “Se il referendum non avesse bocciato la mia riforma, meno problemi dalla siccità”
ROMA – “Sono stato relatore di quella riforma dei servizi pubblici locali, acqua inclusa, che è stata poi cancellata con il cosiddetto ‘referendum per l’acqua pubblica’: con quella riforma l’acqua sarebbe rimasta pubblica, ma sarebbe stato più facile intervenire sulla rete idrica, che oggi continua a perdere circa il 40 per cento del contenuto”.
È quanto dichiara il senatore Lucio Malan di Fratelli d’Italia in un’intervista ad Infoimpresa del sindacato Unsic sul problema siccità, che sta mettendo in ginocchio molte aziende del settore agricolo. La riforma del 2009, contenuta nel decreto “salva-infrazioni”, puntava principalmente alla riqualificazione della rete idrica attraverso l’ingresso dei privati: la partecipazione pubblica nel capitale delle ex municipalizzate quotate non avrebbe potuto superare il 30 per cento, pena la cessazione delle concessioni. Proprio questo aspetto alimentò il referendum sostenuto dai “Movimenti per l’acqua”. Inoltre la riforma prevedeva il passaggio graduale alle gare ad evidenza pubblica per l’affidamento della gestione delle utilities. Insomma, le amministrazioni locali si sarebbero dovute assumere in prima persona la responsabilità per l’acqua e per le condotte idriche, depotenziando le municipalizzate che, a detta di molti, spesso costituiscono “carrozzoni dove piazzare parenti ed amici”, come ebbe modo di denunciare lo stesso senatore Malan a suo tempo.