“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare
“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare./Ora in terra d’Abruzzo i miei pastori/ lascian gli stazzi e vanno verso il mare…”
Questi sono i primi versi di una bellissima poesia del grande poeta Gabriele D’Annunzio.
Una tra le mie preferite che, ogni anno all’arrivo del mese di settembre, non posso fare a meno di recitarla ad voce alta, mentre le ombre si allungano tra i maestosi ulivi della Piana del Tauro.
“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare…”
Già è tempo di migrare, di lasciare i canti spensierati delle cicale che amorevolmente hanno accarezzato la mia anima durante l’estate.
Sulla spiaggia ormai solitaria, non si odono più le voci gioiose dei bambini e la sera i gabbiani percorrono i sentieri del cielo che solo loro conoscono.
Settembre è anche tempo di bilanci, si tirano le somme sull’estate appena passata, sui ricordi che ognuno di noi conserverà nel proprio cuore.
Io conserverò il mio ritorno, dopo tantissimi anni, al Santuario di San Rocco ad Acquaro di Cosoleto .
Mentre ero lì ho riportato al mio cuore la mia infanzia, quando insieme a zio Francesco andavamo ad Acquaro.
Lui era devotissimo a San Rocco d’Acquaro in perfetto accordo con Don Luca Asprea che nella sua opera”Il Previtocciolo” aveva scritto:” San Rocco d’Acquaro, è sempre San Rocco d’Acquaro”!
La Statua di San Rocco, adesso è ancora più bella grazie al sapiente restauro a cui è stata sottoposta di recente.
Chissà cosa avrebbe detto Zio Francesco se fosse ancora vivo.
Porterò con me gli eventi legati ai 400 anni della nascita della nobile Cittanova che, in fondo un po’ mi appartengono perché il mio nonno paterno era di Cittanova, e sarà forse per questo che la notte il cielo di Cittanova, la luna, le stelle e la carezza del vento sulla pelle mi riempiono di felicità.
Mi sento a casa a Cittanova.
E poi ancora le mie lacrime all’uscita della Regina di Seminara: Maria SS dei Poveri: “Nigra Sum Sed Formosa”, e il ballo dei giganti al ritmo dei tamburi; le canzoni di Giusy Ferreri e della nostra mitica Loredana Bertè.
L’indignazione, la rabbia e l’amara sensazione d’impotenza nel vedere Gioia Tauro ricoperta di spazzatura.
In ogni angolo della città, sul lungomare e sulla spiaggia per tutta l’estate la spazzatura ha regnato sovrana.
La città del porto, l’antica Metauros è in ginocchio!
Mi sarei aspettata una rivolta a furor di popolo, ma a parte qualche comunicato solitario,niente, solo silenzio.
Mentre scrivo penso che questa città meriterebbe di essere pulita, amata, rispettata e valorizzata perché è bellissima e piena di potenzialità.
Ad oggi possiamo dire che è stata sporcata, violentata e venduta per molti e anche per pochi talenti.
Ma questa è un’altra storia…
“Ora in terrà d’Abbruzzo i miei pastori/ lascian gli stazzi e vanno verso il mare..”
Ed io dove andrò, insieme ai mie ricordi, alle mie speranze e illusioni.
Settembre, quest’anno appena arrivato mi ha insegnato che non sempre l’amore, la sincerità, la devozione pagano e veniamo pugnalati alle spalle, senza avvisi o sconti e non c’è più nessuna cicala a consolarmi.
“Homo homini lupus” diceva il filosofo Thomas Hobbes.
Settembre: fra qualche giorno le rondini prepareranno la loro piccola valigia e partiranno per andare lontano.
Già le immagino schierate nella mia piccola Amato vicino alla chiesa, mentre l’autunno lentamente dipingerà gli alberi con i suoi colori e il rosso del tramonto dondolerà sui tetti.
L’estate è ormai in uno dei tanti cassetti del cuore e mentre assisto alla processione della Madonna di Portosalvo, Regina del popoloso quartiere Marina, penso alla nuova creatura che ho concepito durante l’estate, e che piano piano, durante l’inverno crescerà e diverrà una bellissima bambina, infinitamente amata come gli altri già nati e quelli che poi verranno dopo di lei, perché come dice il grande poeta-scrittore gioiese Antonio Orso: “ Questi figli costano sacrifici, lacrime e sangue più degli altri, ma sono la nostra vita”.
Settembre: il mio pensiero va a chi ci ha lasciati durante l’estate: Domenico Pillari mio vicino di casa durante l’infanzia al borgo natio e a Maurizio De Masi un caro signore di Gioia Tauro, alle loro mogli e ai loro figli, nella speranza che la certezza che le anime dei buoni sono fra le braccia di Dio, dia loro conforto e sostegno.
“Isciacquio, calpestio, dolci rumori/Ah perché non son io cò miei pastori”.
Caterina Sorbara