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Scadenza olio d’oliva: Il governo Renzi e l’unione europea fanno un regalo ai truffatori

Per legge l’olio che finisce sulle nostre tavole non ha più scadenza. Dopo il sì del Senato è arrivato, lo scorso 30 giugno, anche quello della Camera con l’approvazione della Direttiva dell’Unione Europea che elimina l’indicazione in etichetta della data di imbottigliamento (con scadenza entro i 18 mesi), sostituita da una generica volontaria definizione «da consumare preferibilmente entro…» che consente la vendita dell’olio d’oliva con un termine di conservazione superiore all’attuale anno e mezzo precedentemente previsto dalla normativa italiana. Quindi sulle bottiglie di olio si troverà quel “preferibilmente” come se fosse un pacco di pasta o una lattina di birra, con la differenza che l’olio, con il tempo, perde le qualità organolettiche (polifenoli, antiossidanti, vitamine, ecc.). La nuova norma, inoltre, cancella l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva stampata con diversa rilevanza cromatica rispetto allo sfondo dell’etichetta, per distinguere gli oli comunitari da quelli made in Italy.

Con questa legge il governo Renzi e l’Unione Europea favoriscono la lobby dei grandi produttori nazionali ed internazionali di olio che spesso e volentieri, come diverse indagini giornalistiche e inchieste giudiziarie hanno dimostrato, viene tagliato e mischiato con olio di provenienza dubbia e senza alcun tipo di controllo e garanzia.

Ciò consentirà di immettere sul mercato enormi quantità di olio di scarsa qualità che potrebbe in larga misura rivelarsi nocivo e pericoloso per la salute e l’alimentazione delle persone.

Inoltre, la scelta sciagurata compiuta dal governo Renzi in combutta con l’Unione Europea rappresenta un attacco pesantissimo alle piccole e medie aziende di produzione di olio, specie biologico, del mezzogiorno d’Italia e anche di altre zone del paese.

In particolare, i produttori siciliani, calabresi, pugliesi e campani che producono olio di grande qualità vergine ed extravergine, biologico e non, saranno fortemente penalizzati poichè il mercato sarà fortemente sbilanciato a vantaggio delle grandi aziende che puntano a realizzare un vero e proprio monopolio per far collassare le aziende che garantiscono qualità e tipicità, che evidentemente danno fastidio ai monopolisti del settore e gli hanno impedito finora di realizzare i loro sporchi disegni di profitto e di accaparramento.

Ma adesso le cose rischiano di cambiare in peggio e di mettere in ginocchio il comparto olivicolo dell’agricoltura meridionale fondamentale per l’economia del sud soprattutto per il lavoro e per il reddito che crea e insieme a questo si si darà un colpo pesante anche ai consumatori che non avranno più le necessarie tutele e garanzie.

Di questa situazione di crisi che si annuncia dovremo ringraziare Renzi e il Partito Democratico che ancora una volta, anche con questa scelta riguardante l’eliminazione della scadenza dell’olio, compiono una scelta chiaramente antimeridionalista e contro gli olivicultori del sud.

 

Reggio Calabria, 05.07.2016

                                                                               MICHELANGELO TRIPODI

                                                                           (Segreteria Nazionale del PCI)