Sanità: la Calabria ferma sempre all’anno zero
A nome del Movimento Politico Compagnia dei Democratici e anche a nome personale, come soggetto interessato attivamente/passivamente al comparto della sanità, voglio condividere integralmente quando relazionato e decritto nell’articolo di Adriano Mollo per Il Quotidiano della Calabria.
Un rapporto veritiero e inquietante che penalizza i nostri corregionali in modo ingiusto. L’emigrazione oltre i confini calabresi è massiccia ed in taluni casi pare proprio un’invasione, vedasi come esempio palese la regione Lombardia come dimora per i malati oncologici calabresi. Ritengo che ciò sia decisamente mortificante per tutti noi e per la politica in generale che, con la sua inattività, ha contribuito in un silenzio assordante a creare condizioni indicibili e indescrivibili sia per gli ammalati che per le loro famiglie.
E’ mai possibile che quasi l’80% delle persone colpite da malattie oncologiche è costretto ad emigrare senza se e senza ma perché in Calabra non ci sono strutture realmente e concretamente attrezzate?
Sintesi e prova palese della situazione in cui versa il nostro territorio e della nostra pochezza è, ad esempio, l’annuncio dato urbi et orbi nelle settimane scorse dell’acquisto di una PET per l’ospedale di Cosenza: in Lombardia strumentazione simile la si trova ovunque, e i tempi di attesa per sostenere i vari esami sono ridottissimi. Una vera mortificazione, quindi, per tutti i Calabresi che con tantissima pazienza sopportano di tutto e di più, ove non bastasse una situazione economica e del lavoro difficilissima che ha creato una situazione sociale inquietante.
La deriva per la nostra Calabria è dietro l’angolo se non si cambia verso a stretto giro.Vedere calabresi costretti a recarsi in altre regioni, ad abbandonare lavoro e quant’altro, con un dispendio finanziario enorme, ci mortifica e ci abbatte tremendamente. Ma allo stesso tempo ci stimola anche a non arrenderci, e a sollecitare tutti gli addetti ai lavori per cercare soluzioni ottimali a queste problematiche.
Codesto Commissario Scura mandatoci da non so dove, il quale diserta anche incontri e quant’altro, come vuole risolvere il problema della sanità?
Spero che non sia stato disturbato al solo scopo di distruggere quelle sacche di sanità che in Calabria, nonostante tutto, riescono comunque a funzionare ed i taluni casi anche ad eccellere. Suo obiettivo, piuttosto, dovrebbe essere quello di cercare di estendere ovunque quelle buone pratiche e quell’assistenza strutturale necessaria per far funzionare a dovere la macchina sanitaria in tutte le specializzazioni ed in tutto il territorio regionale.
Indubbiamente il Presidente Oliverio ha tutto il nostro supporto per cercare insieme al sig. Scura di alzare la qualità della sanità. Ma abbiamo bisogno di vedere fatti, e non ascoltare solo parole. Abbiamo bisogno di un piano sanitario strutturato e che abbia effetti tangibili sia nel breve ma anche nel medio lungo termine. Degli annunci sull’acquisto di una (e dico una!) PET non ce ne facciamo nulla!
Le parole “emigrazione” e “viaggi della speranza” devono essere cancellate dal vocabolario della sanità italiana e calabrese. La nostra popolazione ha il sacrosanto diritto di usufruire di quel minimo di assistenza in linea con tutte le altre regioni italiane.
Chi non se la sente di imboccare questa strada o chi fosse contrario, sarebbe meglio facesse un passo indietro. Per il bene di tutti.
Aumentare l’efficienza e l’efficacia della Sanità Calabrese, oltre che migliorare le condizioni della nostra popolazione, garantirebbe altresì dei benefici finanziari ed economici di non poco conto: arresterebbe infatti le cifre enormi da pagare alle altre strutture sanitarie regionali per prestazioni che potrebbero essere fatte tranquillamente qui in Calabria, tenuto anche conto che le figure professionali dalle nostre parti non mancano di certo.
Questo benedetto Commissario ha l’obbligo di attivarsi come meglio crede per invertire la rotta di questi viaggi della speranza. Non voglio credere che egli sia venuto in Calabria solo per tagliare; se così fosse, reputo che potevamo tranquillamente farne a meno di quest’altra istituzione. Speriamo bene, i calabresi attendono fatti. Di parole e promesse ormai ne sono state fatte veramente troppe.
Salvatore Lucà – coordinatore regionale CdD