Roma e la storia dei suoi vicoli: raccontare via Giulia. Di Al.Tallarita
Con una Roma silenziosa o pullulante di voci e di genti che tornano ..Oggi passeggiando guardavo Via Giulia.. quella che nel 1508 Papa Giulio II della Rovere decise di tracciare
Una linea lunga un chilometro, tra Ponte Sisto e Ponte Neroniano, di una zona che era solo campagna. Avrebbe voluto farla seguire oltre il Tevere, fino all’ospedale di Santo Spirito, ma così non fu. Venne incaricato un architetto, l’eccellente Donato Bramante, che progettò anche un edificio, il Palazzo dei Tribunali, per il potere amministrativo, forse l’opera più prestigiosa del Rinascimento, nel vicolo del Cefalo ..oggi ne possiamo vedere i basamenti. Resti di una creazione che non venne mai realizzata. Il Papa in questa via avrebbe voluto concentrare i tribunali, gli uffici notarili, i centri amministrativi. Poi la strada fu scelta per le residenze dei banchieri, delle botteghe dell’arte.
La sua prima parte, si chiama via della Mola dei fiorentini, perché c’era un mulino galleggiante, attaccato alla sponda del Tevere e lì, terminava la strada dalla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Arriviamo a Piazza dell’Oro.
Tra Via del Consolato e via degli acciaioli si apre Vicolo dell’Oro, che trova il nome dalla zecca pontificia, abbiamo anche Via dei Cimatori, che deriva da un antico mestiere importato a Roma dai fiorentini, nella prima metà del cinquecento La cimatura, con la quale si tagliano i peli di lana, che sporgevano dal tessuto, molti gli edifici rinascimentali in questa zona. Andando più avanti per Via Giulia, arriviamo vicolo delle palle, il toponimo è dovuto al fatto che si svolgeva il gioco della palla. Un’antica leggenda racconta, che un giocatore colpì un immagine della Madonna sul muro, di un edificio, sotto l’occhio della Vergine, comparve un livido e al giocatore si paralizzò il braccio. Nel quartiere sì grido al miracolo e l’immagine divenne oggetto di venerazione, dopo 40 giorni di preghiere, il giocatore riacquistò l’uso del braccio. Poi l’immagine sacra, venne spostata. Dalla parte opposta di via Giulia, inizia Vicolo Orbitelli e il nome deriva dalla famiglia di un palazzo oggi scomparso, in cui abitò il Borromini.
Il Vicolo del Cefalo, in estate, era molto percorso dagli acquaioli, che andavano a prendere l’acqua al Tevere, definito ancora ‘biondo’, per venderla così ai Romani. Il suo nome deriva dalla storpiatura popolare del nome Ceuli. Lì era la famiglia omonima, che a metà del 500, acquistò Palazzo Sacchetti, che si affaccia sul vicolo.
E lì vicino, il Vicolo Sugarelli, il cui nome deriva da un commerciante di profumi. Andando avanti, c’è la chiesa di San Biagio della pagnotta, il cui nome deriva dai pani che venivano offerti ai fedeli, nel giorno del 13 febbraio, stradina che poi arriva all’incrocio con Via dei Bresciani. E che verso sinistra, fiancheggia la parte dietro del palazzo dell’ arciconfraternita del suffragio. Incrocio a Via del Gonfalone, il cui nome deriva dall’Arciconfraternita, già del 1264 dell’Ordine degli accomandanti, di Madonna Santa Maria.
Più avanti c’è il Vicolo della Scimia, il cui toponimo deriva dal l’insegna di un’antica osteria, che oggi non c’è più andato del vicolo un edificio le carceri nuove costituito per carcere di Tor di Nona tra il 1652 e il 1655 da lì si aprono, Vicolo delle Prigioni e Via delle Carceri, poi i lavori realizzati per la costruzione dei muraglioni del Tevere, cancellarono vie, piazze, edifici, chiese. Un esempio l’abbiamo con la chiesa di San Filippo Neri, poi abbandonata, rimasta la facciata settecentesca di Filippo raguzzini.
Nel 1936 un’altra chiesa che venne demolita, intitolata a San Nicola di Furcis, o degli Impiccati.
Il vicolo Della Moretta prende il nome da un insegna di un antica farmacia, dove c’era una donna di colore. Superata la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, sulla destra c’è via di Sant’Eligio, Via Chiesa degli Orefici, un gioiello del Rinascimento, nata nel 1516 conclusa nel 1526, su disegno di Raffaello.
Vi sono inoltre la Chiesa di Santa Caterina della Rota e di San Girolamo della Carità. Prima di arrivare alla Chiesa di Santa Maria dell’orazione e morte all’inizio di via dei Farnesi. Si passa sotto l’arco farnesiano che univa Palazzo Farnese, ai giardini sul Tevere. E più avanti si arriva in Via del Mascherone. Che prende nome della Fontana omonima, realizzata sul disegno di Rainaldi, nel cinquecento. Alla fine vi sono Vicolo del Polverone e Vicolo dell’Arcaccio. Il nome del primo, viene dal fatto che pare che arrivasse fino a qui, la sabbia del Tevere con il vento. Infine questa affascinante Via, termina in Piazza Vincenzo Pallotti, che si chiamava un tempo Piazza del Fontanone. Molte le demolizioni, che hanno stravolto questa parte della via. E molte le case che lungo il Tevere non esistono più. poi il Fontanone è stato spostato dall’altra parte della riva, a Piazza Trilussa. La passeggiata per i vicoli di Roma oggi è finita qui.
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Storie e aneddoti:
Richter Morandi ” Scopri Roma I vicoli”, Polo Books