Rinvii ad arte… La riforma della giustizia e quella critica di chi la Giustizia la gestisce e la fa… Di Al.Tallarita
‘Apriamoci una via di fuga che non si sa mai…’ Così pare si fenda questa parentesi nella parentesi, con il rinvio del mercoledì più atteso…dal nuovo istabile governo.
In cui si dovrebbe votare la relazione sulla giustizia, del Ministro Bonafede.
Ma tutto pone a favore di un rimando ad hoc.
Nodo che sarà affrontato da una fragile maggioranza. Una riforma che nasce in un ostentato ambito anti-garantista, come sottolineato a più voci. Per cui un voto, che può diventare un vero e proprio cambio di guardia. Non solo per il Guardasigilli, che probabilmente a quanto pare si è fatto più di un’ antipatia con qualche pasticcetto di troppo.. Ma anche per questo sbilenco governo Conte ter. Questa corte dei miracoli che oggi ci ritroviamo. La riforma della giustizia di Bonafede, fa purtroppo acqua da tutte le parti e là dove non fa acqua, i nodi che stringe sono stretti e diventano delle cravatte che tolgono il fiato. Saranno molte le astensioni, se non i ‘no’ veri e propri. E così nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato si decreterà probabilmente la fine delle sue riforme. Italia Viva, per esempio, conferma il ‘no’ alle proposte. Al Senato vi è tensione per i giudici onorari, alla Camera il rischio è altro, per la prescrizione, il riordino del Csm e del processo penale. E il resto dipende da cosa fará l’opposizione.
La riforma punta su tre cose in particolare: la riforma della prescrizione, la lotta alla corruzione della pubblica amministrazione e la trasparenza di partiti, movimenti politici e dei finanziamenti, Legge n. 3/2019. Reca disposizioni contenute nel disegno di legge anticorruzione detto ‘Spazzacorrotti’ Emanata come soluzione al non riuscito effetto della repressione penale e della mancanza di certezza della pena. Che prevede un anticipazione della prescrizione del reato, sospendendo il decorso della prescrizione, con la sentenza di primo grado o con il decreto di condanna. Che adotta l’impostazione del sistema tedesco, per cui la prescrizione del reato può maturare soltanto prima della sentenza di primo grado e ma non dopo. E tutto con l’idea di fondo, di dare sveltezza al processo penale.
La riforma concede al Governo la delega per la validità del processo penale e prevede alcune misure, per una gestione più veloce dei procedimenti giudiziari, aperti nelle Corti d’appello. Al fine di diminuire i tempi delle indagini preliminari, organizzare l’ordinamento con la riforma della prescrizione, snellendo gli iter processuali in fase di appello. Ma con un effetto opposto che è il prolungamento dei tempi del processo in appello. La riforma che punta a velocizzare il processo penale, non facilita la depenalizzazione e i riti speciali. Ponendo restrizioni alle garanzie di difesa, in quanto interviene sul diritto a questa.
Arrivano così sul piede di guerra le associazioni e gli avvocati, in unanimità ai magistrati, che vedono negate le proposte fatte al Guardasigilli e preoccupati per i vari provvedimenti. Da quelli atti ad accelerare le indagini preliminari, all”eliminazione del rinnovo del dibattimento, alla non-appellabilità delle sentenze e la concessione all’avvocato difensore, della procura per l’appello.
E così la penalizzazione dei diritti della difesa al contraddittorio, l’impugnazione e la collegialità decisa per alleggerire il carico delle Corti di Appello, con ricorso a un giudice d’appello monocratico.
Altro provvedimento è il cambio di durata delle indagini, sei mesi, un anno e un anno e mezzo in base al reato, con responsabilità disciplinare dei magistrati.
E inoltre con i capi Procura che su base territoriale, dovranno proporre una selezione di reati perseguibili. Infine l’obbligo di deposito telematico degli atti del procedimento penale, che semplifica il lavoro delle cancellerie, incrementa invece quello dell’avvocato difensore, che riceve così le notificazioni dell’imputato non detenuto, posto al domicilio d’attesa. Aumenterebbero i casi in cui si possa richiedere il patteggiamento, ma con limiti riguardo la pena richiesta fino agli otto anni e la tipologia di delitto. Inoltre dipenderà dal giudice, l’accettazione del rito abbreviato condizionato e l’aggiunta probatoria voluta dalla difesa.
Una riforma dunque questa, che non agisce su un piano articolato ma a margine. Come sottolinea il ‘Consiglio Nazionale Forense’, che si oppone a una forma di ‘amputazione dei diritti difensivi’.