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“Riformare le partecipate e rilanciare Fincalabra stipulando convenzione quadro con la Regione”

La sentenza della Corte dei Conti dell’Abruzzo, con il suo portato giurisprudenziale sulla vicenda Sorical, riapre indirettamente il dibattito sulla partecipazione pubblica in Calabria. Le conclusioni dei giudici costituzionali comprendono sempre la necessità di avviare una seria e sostanziale opera di revisione delle partecipazioni, partendo da un’approfondita analisi basata sul principio della “convenienza economica e sociale”.
Il problema non è solo radicato dentro Sorical. Non naviga in buone acque nemmeno Calabria verde, nonostante gli sforzi dell’ultima stagione commissariale.
Stenta, ancora, a decollare anche Fincalabra che – nonostante le proprie potenzialità – non si ritrova ad esercitare pienamente il suo ruolo riconosciuto. Sviluppare Fincalabra vuol dire sviluppare i servizi offerti alle aziende e, di riflesso, le stesse imprese calabresi e l’intero territorio.
Fincalabra dovrebbe agire come soggetto pubblico di programmazione, magari stipulando un’unica convenzione quadro pluriennale con cui la Regione ed i vari Dipartimenti, nel programmare l’erogazione dei servizi di specie, vengano obbligati a verificare prioritariamente il ricorso alla società in house e, solo in caso negativo, ricorrere all’esterno.
Quanto si sta registrando mette in evidenza quello che sosteniamo da tempo e cioè che vi sia la necessità di inserire fra le priorità dell’agenda politica ed amministrativa del governo regionale la tanto attesa riforma della partecipazione pubblica regionale, che porti alla valorizzazione di quelle società indispensabili al perseguimento dell’interesse pubblico e, soprattutto, eviti il loro crac e un’inaccettabile crollo occupazionale che finirebbe per fiaccare il già debole tessuto economico e finanziario della nostra regione.
Un tema questo che rimbalza periodicamente all’attenzione dell’opinione pubblica regionale con i governatori, di ogni appartenenza politica, pronti a promettere rivoluzioni che, però, puntualmente non vengono realizzate.
Da tempo chiediamo un confronto strutturato per arrivare ad una riforma complessiva della partecipazione pubblica regionale funzionale ad un miglioramento dei servizi prestati ai cittadini calabresi. Ad oggi, però, i calabresi non hanno visto realizzarsi nessuno di questi due obiettivi, anzi le loro aspettative sono state schiacciate da una falsa “ragion di Stato” manipolata a piacimento dalla classe politica e dirigente che ha gestito la cosa pubblica calabrese in questi anni.
Le partecipate regionali, infatti, troppo spesso sono state trasformare in ricettacolo di clientele, in poltronifici per coloro che rimanevano ai margini dei circuiti politici ed amministrativi del nostro territorio. Macchine drena denari che hanno pesato sulle casse della Regione in maniera considerevole.
Continuando così si mette a serio rischio la tenuta occupazionale di queste società e la Regione Calabria non può più sottovalutare la necessità di un’attenta e pronta opera di riforma. La situazione è seria, molte società si muovono sull’orlo del precipizio nell’indifferenza colpevole della politica che si ricorda dei lavoratori solo sotto elezioni.
Quanto di più inaccettabile in un territorio da sempre alle prese con una povertà endemica, con un dato occupazionale in negativo a doppia cifra, con una emorragia di cervelli per la quale non è stata trovata alcuna cura, come il Prodotto interno lordo fra i più bassi della nazione, con una sanità disastrata, con cittadini alle prese con servizi inesistenti.
Sulla materia delle partecipate, in definitiva, serve una svolta non più rinviabile viste le nubi che si addensano all’orizzonte. Il Consiglio regionale, senza distinzione di appartenenza ai vari gruppi politici presenti a Palazzo Campanella, deve farsi carico delle proprie responsabilità e, prima che sia troppo tardi, si mobiliti per aprire un dibattito al suo interno e con il Sindacato prima che sia troppo tardi. Siamo disponibili all’avvio di un confronto costruttivo, no più rinviabile, sul tema del complessivo riordino partecipazione pubblica regionale che, se ben gestita ed amministrata, può rappresentare una delle politiche con cui traghettare finalmente l’economia calabrese verso la ripresa.

Santo Biondo
Segretario generale
Uil Calabria