Riflessione su Lucano e la Cassazione
La motivazione della Cassazione è calda calda, ma Riace è un corpo freddo. A distanza di qualche mese è chiaro a tutti ciò che già doveva essere chiaro a tutti: che bisogna conservare e difendere la Giustizia anche quando la prudenza pelosa impone la formula “occorre attendere i tempi e avere fiducia nella magistratura”. In cosa occorre avere fiducia adesso che Riace è caduta, che lo smantellamento del suo modello è stata la prova generale di attacco all’accoglienza, all’inclusione, all’unico modello possibile e necessario di Europa, allo stato sociale, la prova generale di abbrutimento del Paese?
Noi abbiamo profondo rispetto per le Istituzioni tutte. Crediamo solo che le persone che le rappresentano debbano dimostrarsi sempre all’altezza di questa fiducia, che ha il suo centro nella Costituzione. È la sfida cui siamo stati convocati dai padri costituenti stessi.
In nome della Costituzione ci siamo da subito schierati dala parte di Riace e di Mimmo Lucano. Lo abbiamo scritto: non sono le regole ad appassionarci, ma l’umanità. Ora che questa umanità è stata dispersa nei dormitori, nei Centri di permanenza, nelle tendopoli di Stato, ora che Mimmo Lucano è stato infangato dai taglia-cuci delle intercettazioni sui giornali, ora che succederà?
A questo punto ogni ulteriore iniziativa contro Lucano avrebbe il sentore di processo politico.
Nessuno chiederà scusa, ognuno riterrà di avere fatto null’altro che il proprio dovere imparzialmente. Ci mancherebbe. L’onestà intellettuale è un bene caro, costa un’intera vita di fallimenti e battaglie. Bisogna avere estrema dignità a sostenerne il peso.
Su Riace non bisogna essere obiettivi, ma di parte. Persa Riace è il volto più brutto dell’Italia a vincere. Corriamo il rischio di essere partigiani, parziali, imprudenti. Perderemo posti nei salotti e nei convegni. A qualcosa si deve rinunciare, per tenere dritta la barra nel naufragio della democrazia.