Riceviamo e pubblichiamo. I signori del Ponte hanno paura e si difendono attaccando
Ad ogni manifestazione, ad ogni iniziativa, ad ogni appuntamento che vede la partecipazione colorata e festosa delle tante e dei tanti che si oppongono alla folle idea del Ponte sullo Stretto, ecco la consueta ridda di note al veleno, più o meno firmate.
Innanzitutto il solito balletto dei numeri, cui quest’anno si aggiunge anche quello dell’età anagrafica dei manifestanti, a cercare di scatenare una irrealistica guerra tra vecchi cavernicoli contro giovani futuristi: purtroppo per loro siamo nell’epoca dei reel e delle dirette social, e a queste lasciamo ogni considerazione al riguardo, ché non abbiamo tempo da perdere.
Ma è un altro il cavallo di battaglia della propaganda pontista che va per la maggiore in questo periodo, quello delle code agli imbarchi. Sorvoliamo sulla situazione infernale che viene narrata, e per la quale basterebbe monitorare le attività della Protezione Civile per avere il reale polso della situazione. È chiaro però che durante questo periodo i tempi di attraversamento si allungano, come tra l’altro avviene in ogni collo di bottiglia presente in qualsiasi rete trasportistica. Quello che è inaccettabile è che questi signori, che affermano di avere così tanto a cuore i nostri interessi, non dicono che con solo una piccola parte dei 14 miliardi destinati al Ponte si sarebbe potuto ammodernare e potenziare la flotta navale dello Stretto e provvedere allo spostamento del porto a sud di Villa San Giovanni, decongestionando il traffico nel centro della città e tagliando i tempi di attraversamento e le code agli imbarchi.
Ma questo non è possibile perché i soldi non li vogliono spendere per noi, per lo Stretto, per affrontare i bisogni reali. Basti pensare alle due moderne navi roll-on/roll-off, che avrebbero permesso di tagliare di più di un’ora i tempi di traghettamento dei treni, che dovevamo comprare con i fondi PNRR e che abbiamo perso perché lo Stato italiano punta sul Ponte!
Ma tutto questo piano piano sta venendo fuori così come è sempre più chiaro che questo Ponte non lo sanno fare, e in fondo neanche lo vogliono fare: quello che interessa è solo aprire i cantieri e dare il via ad una speculazione ancora maggiore.
E così abbiamo la Lega, il partito del Ponte e del Nord, che lancia una petizione per sostenere questa follia, come se non fossero al Governo, come se non avessero il Ministro di riferimento dell’opera, come se non avessero già imposto diversi decreti legge per poter andare avanti nonostante le criticità. E annunciano addirittura una manifestazione dei sì Ponte, magari foraggiata con i fondi della comunicazione pontista.
Quello che è certo è che il terreno costruito con bugie e falsa propaganda gli sta franando sotto i piedi, e cercano di correre ai ripari a colpi di decreti legge, come quello Infrastrutture e quello Sicurezza. Quello che è altrettanto certo è che sempre qui ci troveranno, giovani e vecchi, donne e uomini, a impedire che lo Stretto venga svenduto per interesse, a chiedere che i soldi per il Ponte vengano investiti per dare risposte ai nostri reali bisogni, e per chiedere la definitiva chiusura di quella macchina succhiasoldi che è la Stretto di Messina SpA.
NO Ponte Calabria