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Regionalizzazione Idroelettrico il Calabria. Si avvicinano le scadenze per avviare le pratiche

La legge regionale sulla regionalizzazione dell’idroelettrico prevede che la procedura abbia inizio a quattro anni dallo scadere delle concessioni. In Calabria scadono tutte nel 2028. Quindi si è forse già al tempo limite. Nel mese di aprile 2023, l’assessore regionale allo Sviluppo economico e attrattori culturali, in una intervista su L’avvenire di Calabria, afferma che: «Tutte le vecchie concessioni idroelettriche scadono nel 2028. La nostra regione si deve quindi preparare a gestire le proprie risorse idriche nel modo ottimale, sia ai fini ambientali, sia per il più razionale utilizzo in relazione ai fabbisogni dei diversi comparti».
Inoltre, spiega che «La Calabria, con i suoi 54 impianti, rappresenta il 4,1% della potenza nazionale ed è attualmente al settimo posto a tra le Regioni italiane. Le regioni alpine del Nord ovviamente sono ai primi posti, mentre nella catena appenninica la nostra regione occupa il secondo posto dopo l’Abruzzo. Rispetto ai fabbisogni, che per la Calabria sono di circa 5000 GWh (gigawatt-ora, ndr) annui, la nostra regione produce circa 16.000 GWh, dei quali circa 4.000 (25%) da fonti rinnovabili, dei quali circa 1.000 di idroelettrico. Il consumo della nostra regione è quindi quasi coperto dalla autoproduzione da fonti rinnovabili ed oltre 11.000 GWh vengono immessi nella rete nazionale per servire altre regioni.Dal 24 aprile 2021 è in vigore in Calabria la legge sulla regionalizzazione dell’idroelettrico. Nel dettaglio si tratta della L.R. Calabria 23/04/2021, n. 5 disciplina le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, cioè con potenza nominale media superiore a 3.000 kW. In particolare, l’art. 3 prevede che “Ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. n. 79/1999, alla scadenza della concessione, al termine dell’utenza e nei casi di decadenza, o rinuncia delle grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, le opere ricadenti sul territorio regionale, definite all’articolo 25, comma 1, del regio decreto 11 dicembre 1933, n.1775 (Approvazione del testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e sugli impianti elettrici) passano, senza compenso, dallo Stato alla Regione Calabria, in stato di regolare funzionamento. Tutte le opere specificate al comma 1, ivi inclusi gli impianti, le attrezzature e i sistemi necessari, in via diretta ed esclusiva, al loro regolare funzionamento, controllo ed esercizio, sono acquisite al patrimonio della Regione Calabria”.
Tale legge prevede, per la tempistica, all’articolo 4, comma 1, che: “Quattro anni prima della scadenza di una concessione di grande derivazione ad uso idroelettrico, il concessionario trasmette alla Regione una relazione tecnico-descrittiva su supporto informatico, contenente” una serie di documentazione tecnica e analitica sullo stato degli impianti. Fra cui l’inventario delle opere e dei beni immobili e mobili; una relazione che descriva le funzionalità e l’efficienza delle opere. Anche se precisa ancora che: “In caso di mancata trasmissione della relazione tecnico-descrittiva nel termine di cui al comma 1 assegnato al concessionario, nonché in caso di inadempimento all’eventuale richiesta di integrazioni di dati mancanti, la Regione può reperire direttamente le informazioni”.
Sottolinea l’assessore nell’intervista: «Rispetto ai fabbisogni, che per la Calabria sono di circa 5000 GWh (gigawatt-ora, ndr) annui, la nostra regione produce circa 16.000 GWh, dei quali circa 4.000 (25%) da fonti rinnovabili, dei quali circa 1.000 di idroelettrico. Il consumo della nostra regione è quindi quasi coperto dalla autoproduzione da fonti rinnovabili ed oltre 11.000 GWh vengono immessi nella rete nazionale per servire altre regioni».

La domanda quasi ovvia è perché produrre tutta questa energia da fossili se per la Calabria il fabbisogno sarebbe coperto quasi interamente dalle rinnovabili? Si possono quindi dismettere tutte le centrali termoelettriche che producono energia tramite la combustione da fossile?

Rosella Cerra già responsabile del Coordinamento Calabrese per l’Energia equa