Reggio, prima l’Analisi e poi la S’intesi
Ma cosa ci dice S’intesi edizione 2019? Ci conferma quello che aveva già detto S’intesi 2018 e quello che hanno detto questi quasi 5 anni di amministrazione a conduzione Falcomatà. Ci dicono che un’idea organica di città verrà, parafrasando Gaber, “oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente”. S’intesi esprime una volta di più la macchina auto pubblicitaria dell’Amministrazione, un grande selfie durato quattro giorni. È un grande errore considerare una kermesse del genere un momento di democrazia. Abbiamo molto a cuore il nostro Statuto Comunale, dove troviamo espressi gli strumenti veri di democrazia e partecipazione. Ne riportiamo testualmente alcuni: “Al fine di garantire, razionalizzare o suscitare la partecipazione all’amministrazione locale, il Comune, secondo modalità disciplinate dal regolamento, si avvale di organismi consultivi nei vari settori corrispondenti alle politiche comunali istituiti per ciascun assessorato o servizio delegato. Le consulte di settore sono sentite allorché l’amministrazione intervenga su materie ricadenti nella loro sfera di interessi. E’ richiesto obbligatoriamente il loro parere sui seguenti programmi: Piano pluriennale degli investimenti; Piano dei trasporti e del traffico; Piano commerciale e dei servizi; Programma delle opere pubbliche”. Qualcuno è in grado di dire quante volte questo parere “obbligatorio” è stato richiesto, quante volte convocate le consulte? Vogliamo sapere se sono state messe in atto tutte le strade democratiche per curare insieme il corpo ferito di questa città dall’anima bellissima. Senza citare gli altri strumenti partecipativi mai attivati o le assemblee rimaste pura presenza scenica.
S’intesi è una festa dell’Amministrazione. Ci sta, ma rappresenta comunque l’ennesimo segno di una partecipazione autoreferenziale. Si dirà: alcune associazioni (poche, in verità, rispetto a quelle che tengono in vita la città) e alcune categorie (poche, in verità, rispetto a quelle più colpite dal predissesto e dalla situazione di abbandono della città) hanno potuto esprimere le proprie difficoltà, ad alcune il Sindaco ha già proposto una soluzione. Bene, una volta di più una concezione auto celebrativa ed emergenziale, in grado di affrontare (forse) un problema singolo, ma non di concepire Reggio come un corpo complessivo, una città che davvero non “deve escludere nessuno, mai”. Invece: esclusi tutti quelli che non si sono presentati, per varie ragioni, a esprimere un disagio (comitati, associazioni, singoli), in un contesto comunque direzionato e poco o nulla spontaneo. Escluse le decine e decine di realtà cittadine davvero attive mai coinvolte in questi 5 anni nei processi partecipativi dell’Amministrazione.
Forse Falcomatà nel definire S’intesi come festa di democrazia confonde i due livelli: la partecipazione della città e la partecipazione di alcuni alla sua campagna elettorale.
Gli esclusi aumentano quando manca un’idea di città, quando alla visione organica si sostituisce la soluzione spot e isolata. Noi invitiamo al momento della Analisi, indispensabile a qualunque Sintesi. Quali sono gli strumenti di Analisi che l’Amministrazione ha attivato? Quando i cittadini, le associazioni, i gruppi hanno potuto analizzare, ad esempio, la situazione debitoria dalla quale, a detta dell’Amministrazione, discendono anche le carenze programmatiche? Quando i cittadini, le associazioni, i gruppi, hanno potuto analizzare i fondi persi in questi 5 anni proprio per evidente carenza progettuale del Comune? Quando i cittadini, le associazioni, i gruppi hanno potuto conoscere le ragioni di lavori pubblici dispendiosi e già inefficienti dopo pochi mesi? Insomma: S’intesi 2019 fa bene all’autostima del Sindaco. Ma La A‘nalisi 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 avrebbe fatto bene a Reggio e a tutti i suoi cittadini. Occorre ripartire dai veri modelli partecipativi, dal confronto col territorio. Solo così la città vince, altrimenti vince (forse, si vedrà) solo il candidato.