Reggio, le pie Signore ed i diritti dei lavoratori

A Villa Betania si snocciola un altro capitolo della devastante opera delle Pie Signore che reggono le sorti di una struttura che presta servizi essenziali e di qualità alla collettività sofferente.

 

            Stipulando segretamente ed in tutta fretta il contratto di solidarietà, divenuto farlocco per il contenuto e per le modalità dell’accordo, le Pie Signore Contrattanti ed i Sindacati Firmanti hanno sbadatamente tralasciato di rispettare i diritti dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici.

 

            Due casi esemplari. Il primo: una lavoratrice è in astensione obbligatoria (cioè aspettava un bambino). Il SUL aveva già fatto presente all’azienda, ed alla Signora Presidente delle Pie Signore, che lo stato evidente della dipendente non era dovuto a  flatulenza molesta, ma che avrebbe dato alla luce una creatura a cui si doveva dare il benvenuto nel mondo nel modo più consono e beneaugurante, cosa poi fortunatamente avvenuta. Pertanto li avevamo invitati a rispettare le leggi del lavoro e quelle civili. Risposta: la dipendente che ha avuto la malaugurata idea di rimanere incinta secondo Villa Betania dovrebbe perdere parte dello stipendio a causa del contratto di solidarietà, anche durante l’astensione obbligatoria. Chissà se Direzione Provinciale del Lavoro e INPS sono dello stesso parere.

 

            Secondo caso: una dipendente alle soglie della pensione viene avvisata che sarebbe entrata in mobilità (cosa da lei gradita) e, alla fine del periodo previsto, sarebbe giunta alla pensione. Le era stato annunciato un piccolo indennizzo per l’accettazione della mobilità e per aiutarla nelle fasi dell’uscita dal lavoro e di ricollocazione della propria vita. Il SUL aveva chiesto che, in presenza di difficoltà economiche aziendali, si provvedesse a porre in mobilità chi poteva transitare verso la pensione senza problemi, aiutandolo con un risarcimento. Peccato che nel verbale redatto dalle Pie Signore e dai Sindacati Firmanti la parola mobilità non compaia mai, figuriamoci se concordata. Risultato: la dipendente deve provvisoria-mente riporre il suo desiderio di fare la nonna a tempo pieno, si becca la diminuzione d’orario con la conseguente perdita di stipendio che sconterà sulla pensione. Le diminuzioni d’orario, però, non riguardano i firmatari dell’accordo o i loro protetti, neanche in caso di figure professionali non previste dalle norme per l’accredito.

 

            E qui bisogna rendere noto che Villa Betania vive esclusivamente delle rimesse previste per i servizi sanitari convenzionati che sono regolati da quanto previsto per il riconoscimento dell’accredito, anche perché le Pie Signore non hanno trovato il tempo, negli ultimi anni, per approvare le modifiche allo Statuto necessarie a proporre servizi al di fuori dei rimborsi della sanità pubblica, come peraltro indicato da un consulente dell’Azienda tanto capace da essere reperito fuori dalla nostra Regione, forse a causa delle scarse capacità dei consulenti locali.

 

            La conclusione logica che si dovrebbe trarre da tutto ciò è che non esiste alcun problema economico in Villa Betania, dato che ci si rifiuta di intervenire sugli abbattimenti di spesa sui quali perfino noi, associazione sindacale poco pia, avevamo espresso disponibilità e che ci si può permettere di considerare le norme sull’accredito con sufficienza e non come norme vincolanti.

 

            Riguardo alle nostre differenze radicali di opinione, mi sono fatto convinto che dipenda dal fatto che noi siamo misericordiosi e non pii, traendo insegnamento da chi maledisse i sepolcri imbiancati e salvò la prostituta.

 

 

Reggio Calabria 21/03/2016

 

 

                                                                                                  Aldo Libri

                                                                                  Segretario provinciale SUL

 

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