Reggio, la Dr.ssa Marilù Laface conversera’ sui misteri storici e archeologici della Rocca Armenia
Promossa congiuntamente con il Comune di Reggio Calabria e la Biblioteca Pietro De Nava, nell’ambito di una serie di manifestazioni sul tema “Viaggio tra i beni architettonici, storici e culturali della Città Metropolitana di Reggio Calabria” si terrà domani a Reggio Calabria alle ore 16,45 nella Villetta De Nava la conversazione della Dr.ssa Marilù Laface dedicata ai misteri storici e archeologici della Rocca Armenia. L’incontro sarà introdotto da Giacomo Marciano, Coordinatore Associazione Anassilaos.
Se i ruderi della rocca Armenia potessero parlare cosa racconterebbero?
Di profughi greci che approdarono nel vicino promontorio di Capo Bruzzano prima di fondare Locri Epizephiri?
Delle terribili devastazioni causate dalle incursioni arabe?
Delle preghiere di monaci basiliani che qui scavarono le loro grotte?
Di come venne accolto Gugliemo d’Antiochia, inviato dal sovrano d’Armenia alla corte di Carlo d’Angiò nel 1284?
Sicuramente questi ruderi trasudano storia di popolazioni che nel corso dei secoli trovarono rifugio in questo promontorio alto 25 metri. Un agglomerato di arenaria che oggi ospita resti di strutture fortificate, di abitazioni e di una cappella con degli affreschi sorprendenti. Molto mistero avvolge ancora le rovine della Rocca Armenia di Bruzzano Vecchio. L’abitato di “Bruzzano Vetere” che circonda la Rocca Armenia, dista una settantina di Km da Reggio Calabria ed è uno dei tanti paesi abbandonati della Locride dopo i terribili terremoti del 1783 e del 1908. Gli importanti ritrovamenti archeologici intorno a quest’area ed in particolare i recenti scavi condotti dall’ Università di Siena, evidenziano la sua valenza dal punto di vista storico sebbene, ancora oggi, le indagini in loco non risultano approfondite. Capire cosa, perché e come si è edificato significherebbe scoprire molto dei costruttori e del loro mondo. Lo studio del reimpiego dei materiali potrebbe far emergere un passato che oggi è quasi totalmente scomparso.
Conservare la memoria è un dovere e la trasmissione di tutte le informazioni raccolte garantirebbe una solida base da cui partire per gli studi futuri. Le nuove tecnologie danno la possibilità di indagare scientificamente i materiali utilizzati e la loro manifattura con rilievi accurati al millimetro e ci permettono di ricostruire visivamente la storia di popolazioni facendoci ripercorrere i loro stessi cammini ed il loro vivere quotidiano. I rilievi digitalizzati oggi danno la possibilità di restituire tridimensionalmente in poco tempo un chilometro quadrato di edifici (come in questo caso) concedendo agli studiosi maggior spazio per l’approfondimento di ricerche storiche, antropologiche e scientifiche. Le nuove tecnologie, inoltre, ci consentono di avere, comodamente ed in tempo reale su computer, informazioni e pareri di altri studiosi di tutto il mondo.
Questo scambio simultaneo di informazioni può far si che i ruderi inizino a parlare sussurrandoci le loro vere origini ed è nostro dovere divulgare questi segreti.
Caterina Sorbara